Alla fine si era schiantata al suolo, come era prevedibile, nel momento stesso in cui aveva varcato la porta per uscire da quello studio, che aveva racchiuso per un attimo un mondo ormai svanito. Tutto il passato era riemerso da quella profondità dove lo aveva sepolto, con tutta la sua violenza, e le parole di quel giorno avevano annullato con prepotenza l'immagine del ragazzo che si trovava ora davanti.
"Non ce la faccio Giulia, non posso andare avanti. Non sono più sicuro di nulla, non credo che sia giusto continuare a farci del male."
Lo guardo senza vederlo realmente, perché mi fa troppo male quello che leggo nel suo sguardo, quella freddezza con cui mi ha buttato addosso tutta la sua indifferenza. Di cosa sta parlando? Non riesco a capire.
Siamo entrambi talmente anestetizzati dal dolore che non credo di poterne provare altro e le sue parole mi attraversano come se fossi fatta d'aria."Andare avanti in cosa? Intendi noi due?"
Vedo che volta il viso verso il finestrino, quasi senza respirare, il suo petto si alza e si abbassa appena. I miei occhi sono colmi di lacrime che non ne vogliono sapere di uscire, forse ho pianto troppo ed ora la mia testa si rifiutare di comprendere altro dolore.
"Credo di non amarti più."
Lo dice senza voltarsi, sento solo la sua voce propagarsi in quell'abitacolo, come se avesse un corpo suo e mi stesse bussando alla spalla. Chiudo gli occhi e trattengo il respiro, forse se non lo guardo non diventa reale.
Invece quando li riapro trovo i suoi a fissarmi, colmi di tanta dolorosa freddezza."Non sono più sicuro di amarti."
Lo ripete nuovamente, stavolta senza distogliere lo sguardo, e tutto dentro di me cambia posizione, come se una folata fortissima di vento mi avesse attraversata. Dovrei piangere, urlare, dirgli che lo odio, che non può buttarmi addosso la sua indifferenza, mentre sono già piegata su me stessa. Invece rimango a fissarlo, cercando in fondo al suo sguardo qualcosa che non trovo, quella scintilla che l'aveva sempre attraversato quando si posava su di me ed ora non c'è più traccia.
Le lacrime prendono a scorrermi sulle guance, senza che io ne abbia coscienza, senza un singhiozzo, come se avessero vita propria.
Mi abbraccia, sento il calore del suo contatto, ma il suo cuore non batte con lo stesso ritmo forsennato del mio, è inesorabilmente calmo e controllato."Ci sarò sempre, non voglio perderti."
Quelle parole che in un altro momento mi avrebbero scaldato il cuore ora mi danno il voltastomaco. Mi allontano con prepotenza, appoggiandomi contro la portiera quasi a voler mettere più distanza possibile fra me e lui.
" Ci sarai? Cosa significa per te? Come credi che mi possa sentire ora?"Sono le uniche parole che riesco a pronunciare, perché non riesco più a sopportare il suo sguardo, la vista mi si annebbia, mentre la testa mi gira. Ho solo bisogno di aria, subito, ora, prima di soffocare.
Apro la portiera e scendo da quella macchina, le gambe faticano a reggermi, mi sforzo di poggiare un piede dopo l'altro, per allontanarmi da lui.
Mi volto solo un'ultima volta cercando la sua figura e lo vedo ripiegato sul volante, mi sembra che singhiozzi, forse è solo frutto della mia immaginazione. Infilo la chiave nella serratura e richiudo il mondo che non c'è più dietro le mie spalle.Tutto questo era tornato con prepotenza alla sua mente, annullando la serenità di quella sera. Era stato un momento magico e sembrava che lui veramente fosse coinvolto, nel suo sguardo, nel suo modo di guardarla e toccarla e nei suoi baci, sembrava essere tornata la tenerezza e la delicatezza di un tempo, ma quanto reale era? Per quanto tempo sarebbe durato? Quale sarebbe stato il prossimo istante in cui l'avrebbe uccisa nuovamente?
Eppure quella rabbia che provava ora non era riuscita ad esprimerla di fronte a lui, aveva solo desiderato di vivere di nuovo certe sensazioni, lasciando che l'irrisolto la mangiasse dentro.
Ed ora, sul treno che la riportava a Roma, non riusciva a far combaciare le due metà di quel suo stato d'animo, divisa fra il desiderio di credere al suo sguardo e la paura che le mandava segnali così potenti da non potere ignorarli.
Con la testa appoggiata al finestrino ed una profonda malinconia che le strizza il cuore, desidera solo tornare a due sere prima, in quel momento in cui avevano dimenticato tutto e l'aveva sentito che un forte sentimento li unisse, non poteva negarlo, ma non capiva di cosa si trattasse.
Forse cercavano entrambi un ricordo di quello che avevano vissuto, che era stata l'emozione più potente mai provata, fino a che era durata.
Per quale motivo non erano riusciti a custodirne la bellezza?
Come era stato concepibile per lui dimenticare tutto quanto in un attimo?
Cerca di ripercorrere ogni momento di quanto accaduto e non riesce a darsi pace, perché non aveva capito cosa gli passasse per la testa?
Era ripiegata nel suo dolore ed aveva solo provato ad andare avanti, sapeva che anche lui soffrisse e forse non si era soffermata a chiedersi come stesse, era andata davvero così?
Forse dopo quella sera l'avrebbe dovuto cercare, urlargli addosso tutto il suo rancore, oppure semplicemente odiarlo così profondamente da cancellare tutto. E invece non era riuscita a fare nessuna delle due cose, era rimasta immobile a domandarsi come fare ad andare avanti, come poter ridisegnare la sua vita senza amore.
Poi era arrivata Chiara.
L'aveva incontrata una sera in cui Serena l'aveva trascinata ad una festa dell'accademia, una di quelle occasioni in cui fai finta di divertirti mentre hai la tristezza nel cuore.
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Perso Nel Buio
FanfictionSvegliarsi una mattina ed aver perso memoria dell'ultimo anno della propria vita; svegliarsi e trovare tutto cambiato, e non sempre in meglio. Giovanni, il giorno del suo ventitreesimo compleanno, si trova a fare i conti con una nuova vita, di cui n...