Capitolo 12-Sangio

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"Ehi bro' davvero non vi siete più sentiti? Se fossi nella tua situazione troverei qualsiasi modo per poterle parlare, come fai a essere così tranquillo?"

Sono entrambi seduti sul letto in camera di Daniele e Sangio ha la testa appoggiata sulla spalla dell'amico, gli occhi chiusi.

"Cosa devo fare? Mi sembra di essere uno stolker ormai, le ho mandato decine di messaggi vocali e provato a chiamarla tantissime volte, ma niente, non ne vuole più sapere."

"Presentati sotto casa sua, pedinala, fatti trovare davanti all'accademia, rinunci così?"

Sangio riapre gli occhi, sollevando la testa e fissando Daniele.

"Non voglio metterle questa pressione, non ho assolutamente idea di cosa sia successo tra di noi quando l'ho lasciata e non ne conosco il motivo, ho paura di fare qualche passo sbagliato che rovini anche quel filo che ancora ci unisce. Sono proprio un disastro."

"Mi spiace, non ti posso aiutare, non ti sei confidato con me su questa cosa, avrei potuto darti una mano a ricostruire il passato."

Stavolta è solo, con il suo passato e con i sensi di colpa. Ma cosa può averlo mai spinto a quell'estremo gesto?

"Non è che l'ho tradita?"

"Lo escludo."

"Grazie per la fiducia bro', ma non è che mi sia comportato in maniera così coerente ultimamente."

Non avere il controllo sulle sue azioni lo fa impazzire e lo manda totalmente in confusione, non sapere che cavolo ha combinato nell'anno di cui non ha memoria è un tarlo continuo ed inesorabile.

"Tranquillo, lo so per certo. Non posso mettere la mano sul fuoco sui tuoi comportamenti ma sono sicuro su come avresti reagito.
Saresti andato da lei e le avresti confessato tutto, facendoti lasciare. Di questo sono parecchio convinto."

"Si, in effetti è più da me. Poi dal mio ricordo era un senso di colpa diverso, più profondo, come se cercassi di farmi odiare da lei, perché odiavo profondamente me stesso, era come se sentissi di avere un segreto orribile che non potevo confessare. Tutto questo mi sta dilaniando."

Daniele mette le sue mani sulle spalle dell'amico, guardando dentro i suoi occhi smarriti e sentendosi in forte sintonia con lui. Deve essere così devastante non avere più consapevolezza di sé stessi da non capire più chi si è, venendo a conoscenza di comportamenti che lucidamente non avresti mai tenuto. Non può neanche essergli di sostegno in questo, perché in quel periodo aveva frapposto un muro fra di loro, non confessando neanche a lui i suoi tormenti.

"Vuoi che le parli io? Forse mi ascolterebbe, potrei provare a spiegarle cosa sta accadendo."

Sangio scuote la testa con decisione.

"Non servirebbe e poi desidero veramente lasciarla il più tranquilla possibile. Non puoi capire quanto sia stato bello vederla tornare a sorridere ed a guardarmi come mi guardava allora. E quanto questo mi faccia male, sapendo che è solo colpa mia se quello sguardo ha cambiato direzione."

Daniele non può fare altro che abbracciarlo stretto, per fargli sentire la sua vicinanza. Ed è in quel momento, fra le braccia dell'amico, che un lampo illumina la sua mente con un ricordo preciso e nitido di un recente passato.

La guarda, così minuta, stesa in quel letto candido, il viso ancora arrossato dal pianto ed una ruga severa che la attraversa fra le sopracciglia. Si è appena assopita, spossata dalla stanchezza e dalle emozioni violente e negative di quella giornata e vorrebbe solo proteggerla e piangere con lei.
Non era li con lei mentre tutto accadeva ed ora può solo raccogliere i pezzi di quel doloroso istante, leggendoglielo sul viso. Si avvicina per carezzarle delicatamente una guancia e lei si muove appena a quel tocco, riconoscendolo.
Apre gli occhi a fatica e lo guarda, e tutta la tristezza si materializza nel suo sguardo ed in quelle lacrime che prendono a scorrere sul viso senza nessuna barriera.
Si piega su di lei per stringerla delicatamente fra le braccia, perché quella stessa tristezza è nel suo cuore e non sa come arginarla ed in quei singhiozzi che scuotono entrambi c'è tutto il peso da sostenere.

Perso Nel BuioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora