Capitolo 24-Ridere Fa Male?

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Erano tornate a casa alle tre di notte. Dopo quel confronto con Sangio era tornata alla festa e si era buttata in pista, perché aveva bisogno di sfogare quell'adrenalina che le si agitava dentro. Serena si era addormentata subito, ma a lei non era capitata la stessa fortuna. Aveva passato due ore ad agitarsi nel letto e nonostante la stanchezza fisica il suo cervello era sveglissimo. Alla fine, alle prime luci dell'alba quando ormai aveva perso le speranze di prendere sonno, aveva deciso, sarebbe salita su quel treno. Non che la entusiasmasse l'idea di rivedere Simona, ma almeno avrebbero condiviso quell'esperienza insieme, non intendeva lasciarlo solo questa volta. Si era buttata sotto la doccia, rischiando di addormentarsi sotto il getto caldo, perché ora la stanchezza aveva preso possesso della sua mente e aveva dovuto lottare contro la voglia di farsi vincere da quella sensazione.
Aveva riempito uno zaino di poche cose essenziali, tanto non si sarebbe trattenuta a lungo e chiamato un taxi. Non aveva svegliato Serena, le avrebbe scritto un messaggio per spiegarle tutto. Quando arriva in stazione mancano pochi minuti alla partenza del treno, ha giusto il tempo di individuare il binario giusto ed affrettare il passo per arrivare in tempo. Si infila nel primo vagone utile mentre stanno già chiudendo le porte, non ha fatto neanche il biglietto, ci penserà quando avrà rintracciato Sangio. Non ha nessuna idea in quale vagone si possa trovare e per un attimo pensa di aver fatto una stupidaggine. E se lui non fosse su quel treno ed all'ultimo avesse cambiato i suoi piani? Magari ne ha preso un altro, in un altro orario. Vaga fra le carrozze, per fortuna non troppo affollate, così da poter controllare ogni passeggero. Alla fine lo vede, seduto accanto al finestrino, le cuffie appoggiate sulle orecchie e gli occhi chiusi. Si ferma davanti a lui ed attende che si accorga della sua presenza. Quando finalmente apre gli occhi e la vede, si copre il viso con le mani, incredulo.

"Posso sedermi?"

"Perché non mi hai chiamato? Ti avrei aspettato giù dal treno."

"Ho deciso all'ultimo, avevo pensato di non venire, ma evidentemente c'è qualcosa di forte che mi ha spinto qui."

Si siede accanto a lui, sistemando lo zaino fra le sue gambe.

"Evidentemente, grazie è importante per me."

Non gli risponde, ha deciso di fargliela pagare un po' e di non dargliela vinta subito.

"Forse è ora che parliamo di questa cosa, realmente non ricordo cosa mi abbia spinto a mettermi con Simona, non ricordo nulla di quel periodo e anche se ci eravamo lasciati da mesi, non credo che fossi pronto per una nuova relazione. Forse ho solo trovato una persona che condividesse la mia stessa solitudine, forse è questo che mi ha spinto verso di lei."

"Potevi prenderti un cane."

Sentire parlare di loro due la infastidisce, ma ancor di più non riesce ad accettare che lui possa aver pensato di condividere con un'altra persona quello che condivideva con lei fino a poco tempo prima, se realmente non aveva mai smesso di provare certi sentimenti.

"Eravamo distanti, che ne so che anche tu non abbia cercato altre relazioni nel tempo in cui siamo stati separati? Non ti ho chiesto mai niente. È così?"

"Non lo saprai mai, resta nel dubbio, è quello che meriti."

Sente le sue dita stringersi intorno al naso, strizzandolo delicatamente.

"Sei impossibile, però quando metti il broncio sei ancora più bella. Facciamo una tregua?"

Forse è ora di lasciare andare.
Lasciare andare la rabbia e la gelosia, che ancora occupano quel punto dentro il suo stomaco che non può fare a meno di accendersi, quando sente il suo territorio invaso.
Lasciare andare la paura, perché in fondo è quella che la tiene immobile ed incapace di reagire, la paura di perderlo nuovamente.

Perso Nel BuioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora