Capitolo 15-New York

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Sangio era tornato a casa con una prescrizione medica di riposo ed ulteriori esami da fare per escludere altre patologie, e tanta confusione in testa.
Aveva dovuto parlare con i suoi e spiegare anche loro cosa stesse succedendo. Non era sceso nei particolari, aveva solo spiegato di soffrire di queste amnesie e che avrebbe cercato la strada migliore per recuperare presto la memoria. Voleva trovare il percorso più adatto da solo, per una volta voleva essere lui a tenere le redini e non farsi schiacciare dalla propria mente, che gli stava giocando uno scherzo perfido. Non aveva sentito Giulia per due giorni, voleva che avesse il tempo di metabolizzare tutte le informazioni che le erano arrivate addosso, sperava che questo servisse a pensare a loro in maniera più dolce, forse recuperando il passato, anche quello più distruttivo, avrebbero potuto costruire un nuovo futuro, lui ci credeva.
Doveva cercare di ripartire da dove avesse memoria, ripercorrere quegli stessi passi.
Il suo ultimo ricordo felice era quel giorno di Gennaio in cui stavano programmando un viaggio insieme a New York, meta che sicuramente non avevano mai raggiunto perché era sopraggiunta la notizia della gravidanza. Era un azzardo pazzesco, ma lui doveva tentare tutto il possibile perché le cose tornassero al loro posto.
Non sarebbe stato facile convincerla, ma aveva parlato con Serena e sapeva che l'accademia avrebbe sospeso tutte le lezioni per una settimana, per permettere di svolgere la sessione di esami e diplomi invernale, la situazione ideale per quello che aveva in mente. Non restava che convincere Giulia.
Sapeva che se glielo avesse semplicemente chiesto non poteva che ricevere un netto rifiuto, per cui doveva giocare d'astuzia. Aveva bisogno della collaborazione di Serena, che dopo averle illustrato la sua idea, se ne era mostrata entusiasta.

"Dai Giù, vedrai che ci divertiremo, Londra è sempre una città fantastica e sono sicura che passare lì qualche giorno non possa farti che bene. Penso a tutto io, tu devi solo preparare le valigie e fidarti di me."

Giulia guarda l'amica chiedendosi perché tutti hanno voglia di trascinarla in qualcosa di nuovo, prima Sangio con i suoi percorsi nel passato ed adesso Serena con l'idea improvvisa di questo viaggio. Se fosse per lei si chiuderebbe in casa per tutta la settimana senza vedere nessuno, solo lei ed i suoi ricordi. Già, proprio loro sono la fonte di tutti i suoi guai, non poteva essere successo a lei di dimenticare tutto, invece che a Giovanni?
Un po' lo invidia, almeno non deve fare i conti tutti i giorni con quella sensazione di vuoto che la coglie tutte le mattine al suo risveglio, quando realizza di non avere nessuno accanto, mentre la prima sensazione è sempre di due braccia che la stringono e per un attimo, aprendo gli occhi, sorride felice.

"Serena, vai tu, io me ne resto qui a Roma, qualcosa da fare lo troverò, non preoccuparti. E poi non posso lasciare il lavoro al bar, sai che hanno bisogno di me."

"Per una settimana non moriranno Giulia, non volevi staccare un po' da tutto? O forse vuoi restare perché c'è Giovanni?"

Giulia si sente punta sul vivo, non può fare a meno di pensare a lui nemmeno per un secondo, forse allontanarsi un po' le avrebbe fatto bene.
Alla fine aveva ceduto alle insistenze dell'amica e la mattina della partenza si era svegliata con una insolita eccitazione, come un segno premonitore. Aveva trovato un biglietto di Serena che le diceva che si sarebbero viste in aeroporto e di prendere un taxi, aveva avuto un imprevisto con l'agenzia di viaggi e doveva prima passare da lì. Sul momento non si era preoccupata, del resto era ancora presto e avevano tutto il tempo.
Si era avviata in aeroporto mandando un messaggio all'amica che le aveva risposto che l'aspettava all'imbarco, dandole il numero del gate e di sbrigarsi che stavano per chiudere l'accesso. Nella fretta non aveva neanche controllato sul tabellone e si era fiondata al cancello indicato.
Si era guardata intorno ma di Serena non c'era traccia e, voltando lo sguardo per cercarla, si era imbattuta in due occhi che più azzurri non potevano essere, illuminati dalle luci vivaci dell'aeroporto.

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