TORRES_BLANCAS.DXB

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ore 18:45.

le lancette parevano muoversi più lentamente del dovuto, ticchettavano in modo preciso e percorrevano il quadrante con grazia; osservare l'orologio, però, non avrebbe cambiato in alcun modo lo scorrere del tempo. kaoru dovette accettare quella realtà senza lamentarsi troppo; si mise seduto in maniera composta e riprese a scrivere alcuni appunti sul progetto che preparava per l'università. durante quel pomeriggio si era impegnato in maniera più assidua anche per dimostrare la sua ambizione a tōma, che nel frattempo desiderava una morte istantanea. l'uomo, infatti, aveva trascorso tutto il giorno dietro la scrivania e si era alzato principalmente per andare in bagno, al distributore automatico e infine fuori, a svagarsi dalle pressioni del suo ruolo.

il ventenne non conosceva le sue abitudini nel dettaglio, ma nelle poche settimane di lavoro a stretto contatto decise di vedere nel biondo la figura del fumatore occasionale; questi sembrava abbastanza abile a controllare il vizio all'infuori delle situazioni di reale stress.

"per oggi basta così. mi scoppia la testa. fumo un'ultima sigaretta e andiamo via... aspettami, ti accompagno a casa."

il biondo pronunciò le parole come se volesse impartire un ordine. kaoru si limitò ad annuire e osservò la sua figura slanciata raggiungere l'esterno dell'ufficio. fuori iniziava a fare buio e le luci che il ragazzo riusciva a scorgere dalla finestra di quel terzo piano erano tutte insegne al neon appartenenti a locali e ristoranti che si sarebbero tenuti in attività fino a tarda serata.

"stasera potrei ordinare la pizza..." borbottò, cercando di ignorare gli scarti degli alimenti poco sani consumati durante la giornata. fece una smorfia e riprese a osservare al di là della parete vitrea.

all'improvviso una calda sensazione lo costrinse a sussultare. si accarezzò il petto e massaggiò la zona irritata per qualche secondo; si trattava di un fastidio a cui decise di non dar peso. in attesa del rientro del supervisore chiuse gli occhi per riposare la vista. monitor e tablet, tablet e monitor, osservare progetti e modelli non era mai stato così tanto faticoso. il giovane decise di attribuire quella stanchezza alla lunga giornata trascorsa fuori casa ed era quasi certo che una doccia e un buon pasto caldo, così come una degna dormita, avrebbero potuto risolvere qualsiasi inconveniente.

il cielo era buio, l'edificio era vuoto, borbottii e chiacchiere mattiniere non erano più udibili. kaoru osservava il custode spegnere i vari impianti e si chiedeva come facesse quell'uomo a non farsi condizionare dalla malignità del silenzio e dalla ferocia del buio: non l'avrebbe mai ammesso, ma spesso la quiete degli ampi spazi gli creava un senso di inquietudine non indifferente.

il giovane, come sempre, camminava dietro l'architetto ishikawa, lo seguiva come un segretario dietro un presidente indaffarato. il pensiero di aver lasciato la scrivania lo metteva più a proprio agio, ma l'idea di dover condividere uno spazio ancor più ristretto con un uomo di cui conosceva poco e niente lo rendeva nervoso.

si accigliò per qualche istante, poi prese posto nella vettura dell'alfa, una grossa bmw di colore nero. il veicolo pareva ben curato e profumava come l'uomo a cui apparteneva. non c'era nulla di particolare nel gesto del maggiore, si trattava di un semplice passaggio, ma il ragazzo continuava a sentirsi sotto pressione, quasi come se avesse dovuto sostenere un esame universitario. inoltre, a distanza di qualche giorno dall'inizio dell'apprendistato, era la prima volta a trovarsi senza argomenti da utilizzare per fare conversazione. tōma, d'altro canto, che era di malumore a causa dei carichi di lavoro, non provava nemmeno ad aprir bocca. ogni tanto si voltava per dare un'occhiata al ragazzo e per assicurarsi che non fosse troppo a disagio, ma nulla di più.

il ventenne chiuse gli occhi per qualche istante, era talmente stanco che iniziò a credere di dover rinunciare al pasto caldo o alla doccia rilassante di cui aveva bisogno. qualche ora di sonno avrebbe messo a tacere ogni dolore. ai fastidi già percepiti, infatti, se ne aggiunse un altro; la testa iniziò a picchiettargli e la nausea lo costrinse a coprirsi le labbra con il dorso della mano. per come si avvicinavano a destinazione, l'aria attorno si fece gradualmente più pesante.

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