SOD_OCAD.IPT

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ore 19:31.


"che significa?"

"significa quello che ho detto."

"... giuro che non ti capisco." l'uomo rideva.

"vi ho visti. tu e la tua ex in quella caffetteria, a fare i fidanzatini, gli innamorati." il moro non aveva alcun tono nella voce, rimarcava l'amarezza che provava solo accentuando le parole che pronunciava. non sapeva nemmeno cosa stava cercando di dire, si sentiva a disagio.

"ci siamo incontrati per caso."

"ah, sì?"

"qual è il problema?" tōma non tollerava che il giovane si comportasse in quel modo. la sua sfrontatezza non aveva limiti.

"nessuno. fa' quello che ti pare. se sei ancora innamorato di quella donna, allora chiedile di uscire. in fondo vi guardate esattamente come nella foto che hai in soggiorno, non penso che ti rifiuterà."

"quello che stai dicendo non ha senso."

"perché vieni da me, se vuoi lei? dille come ti senti e ricominciate. non mi sembra così assurdo." l'omega stava iniziando ad alzare la voce e a sentirsi vulnerabile. aveva paura di rivivere tutto ciò che doveva ancora dimenticare.

"mitsuki è una donna impegnata. e, nonostante la delusione e la fine della nostra relazione, io rispetto il fatto che le cose siano andate così."

"è impegnata, quindi meglio accontentarsi del primo sostituto che più o meno le assomiglia."

"non l'ho mai detto, matsumoto. e non le assomigli per nulla... siete diversi."

"bene, ora vattene." il ragazzo si tolse il cappotto e lo gettò sul divano, voleva rimanere da solo.

"perché dovrei? sono qui per capire il motivo per cui mi eviti. ti giuro che, pur sforzandomi, non riesco a trovare una risposta."

"chiamo la polizia."

"facciamo un passo avanti e dieci indietro?"

"puoi lasciarmi in pace almeno oggi?" il ragazzo iniziò a sospirare, quasi senza rendersene conto. era in piedi, immobile; eppure sembrava un qualsiasi bambino piagnucolone caduto per terra.

l'architetto si avvicinò all'altro, gli solleticò una guancia con dolcezza e provò anche a baciarlo, tuttavia in cambio ottenne uno spintone e uno sguardo ancora più freddo e distaccato.

"perché fai così?" chiese il maggiore "parlami, kaoru. come faccio a capirti se mi respingi?"

"sono stanco... ho bisogno di dormire."

"mitsuki è stata importante per me, non ho intenzione di negarlo. ho vissuto con lei quasi tutta la mia vita. e sì, ci ho messo del tempo ad andare avanti."

"cosa dovrei dire? so che sono di troppo." lo studente sembrava provato. scelse di concentrare lo sguardo altrove per evitare di piangere.

"ascolta, stai facendo un discorso strano. parli di me e di ciò che voglio come se lo sapessi bene... hai anche ragione ad essere arrabbiato con me, ma solo perché ho detto qualcosa a lei che avrei dovuto prima dire a te."

"non mi interessano le vostre cose."

"smetti di fare l'antipatico e guardami."

"... dio." lo studente decise di incontrare le iridi verdi dell'uomo, le detestava in quanto perfette "se ti piacciono le donne, frequentane una."

"continui a dire che mi piacciono le donne come se fosse un problema, un ostacolo, rispetto a quello che provo... e ti assicuro che non lo è; piuttosto, perché non mi dici come ti senti?"

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