BODEGAS_YSIOS.STP

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2020年 11月 07日,
ore 00:11.


nelle ultime settimane di lavoro frenetico, kaoru e tōma avevano dialogato poco. il maggiore pensava ad accogliere nuovi clienti e a soddisfare le loro richieste; il più piccolo invece, oltre a compiere qualche visita nei vari cantieri, non aveva fatto altro che studiare e radunare i materiali necessari per la realizzazione di un plastico importante.

limitare le loro interazioni si era rivelato utile e aveva risparmiato a entrambi un susseguirsi di ore di tensione e rabbia. kaoru aveva smesso di rispondere male a tōma, aveva ricominciato a guardarlo in viso e a porsi in maniera più garbata.

durante quel venerdì sera molti membri dello studio decisero di radunarsi in un izakaya, un pub ben fornito di drink, per andare a bere e soprattutto per festeggiare la fine della settimana più impegnativa di tutto l'anno; alcuni architetti si erano ripromessi di pagare il conto, motivo per cui per più di un apprendista la serata si stava rivelando piena di divertimenti.

il giovane matsumoto stava seduto su una sedia scomoda, con ambo i gomiti sul tavolo e gli edamame tra le mani: li osservava attentamente, poi li divorava in un sol boccone. a kaoru non piacevano nemmeno quei salatissimi baccelli di soia, ma era così tanto ubriaco che non riusciva nemmeno a capire dove si trovasse.

tōma, seduto davanti a lui, lo osservava con preoccupazione. l'odore che trapelava da tutto il tavolo era insostenibile; sakura e minato sembravano abbastanza brilli, ma nulla di paragonabile allo stato dei novellini. watanabe, un ragazzo poco più grande di kaoru, mischiava tipi differenti di alcolici per poter dare da bere agli altri; shochu e birra, gin e sake, le bottiglie non mancavano e il conto si allungava irrimediabilmente.

tōma volse lo guardo verso watanabe. il ragazzo continuava a far bere kaoru senza alcuna sosta. all'omega venne passato l'ennesimo bicchiere di distillato, liquido che però non toccò mai le sue labbra. l'architetto, ormai severo in viso, prese il bicchiere e lo diede all'architetto nakamura.

"bevilo tu... che è meglio." aggiunse.

"ma senpai... matsumoto ha ancora voglia di divertirsi." pronunciò il bartender improvvisato.

"non vedi che è già ubriaco? basta." tōma lo rimproverò.

"grazie..." biascicò il moro "sei proprio un arcobaleno..."

il ragazzo regalò al biondo un sorriso splendido, mai visto prima. kaoru non era abituato a farlo, per cui era comprensibile che fossero gli alcolici a condizionare le sue espressioni e gli stati d'animo. a tōma, però, quel gesto piacque. si prese tutto il tempo a disposizione per fissare lo sguardo volto rossiccio del ragazzo, si fece ammaliare dalla bellezza dell'espressione e dal modo impacciato che il moro aveva di muoversi e di interagire; sembrava quasi che stesse flirtando.

sakura chiamò l'architetto ishikawa più di una volta, aveva bisogno di sapere se poteva chiedere il conto, così da poter liberare la tavolata. la donna alternò più volte lo sguardo tra i due davanti a sé, poi si soffermò su tōma. corrugò la fronte e schiuse le labbra: nella sua testa qualcosa aveva iniziato a muoversi.

tutte le informazioni incoerenti o incomplete che la beta aveva a disposizione si andavano ricongiungendo pian piano. l'architetto ishikawa aveva un approccio diverso, genuino e benevolo, ma non si poteva dire lo stesso del giovane matsumoto, specialmente considerando che fosse ubriaco.

"... dimmi." pronunciò l'alfa, uscendo dallo stato di trance.

"ah... nulla. sto chiedendo il conto. volevo chiamare il taxi per far tornare il tuo apprendista a casa, ma forse è meglio se lo accompagni tu."

"io?" l'uomo era incredulo "perché io?"

"... perché sai dove vive? tendi a dimenticare spesso questo dettaglio, vedo. comunque, dicevo, non hai bevuto e puoi aiutarlo a rientrare in casa. ogni tanto dimentico che è un omega... non mi fido dei tassisti, non so se segui il discorso. e poi è tardi." insistette la beta, stanca in volto.

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