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2021年 02月 22日,
ore 19:32.


"qual è il problema?" chiedeva ryōhei, lasciando la scrivania "continuo a non capire."

l'architetto aveva in viso un'espressione innocente, la mimica facciale di un bambino le cui colpe potevano essere considerate nulle. ogni cosa, però, andava fortemente in opposizione con quello che era il carattere naturale dell'alfa, il suo reale pensiero, così come la serie di obiettivi che si era posto per il nuovo anno.

"semplice, hai trent'anni." shiro continuava a lavorare full time come voce della coscienza altrui, seppur controvoglia.

"niente da fare... non ti seguo, ishikawa. mi sembra solo che tu stia prendendo le parti di quel prezioso di tuo cugino. non c'è niente di male nel divertirsi, anche se si hanno trenta o quarant'anni. non pensi?"

"mi stai portando fuori strada per farmi dire che hai ragione, ma non ce l'hai. punto primo: se per divertimento intendi prendere in giro le persone, allora non è divertente. punto numero due..."

"continua a usare gli ordinali." ryōhei assottigliò lo sguardo, poi gli concesse la parola.

"... punto secondo: quel ragazzo ti ha già respinto più volte, ora come ora lo stai solo importunando. è questo quello che vuoi? farti detestare da un tuo studente? arrivare a sentire voci sul tuo conto in giro per l'università?"

l'alfa scosse il capo. riconosceva di aver esagerato nelle settimane passate; la lussuria lo aveva portato ad assumere atteggiamenti macabri che fino a quel momento si era rifiutato di vedere. trovava il giovane omega invitante, sotto diversi aspetti, eppure era consapevole del fatto che questi non fosse interessato alle proprie avance, al modo crudo che aveva di flirtare. un fattore altrettanto determinante era il rapporto che avevano, quello di insegnante e discente, che creava un ostacolo in più.

"... sembra che tu abbia capito." shiro era esasperato, pensava di meritarsi una vacanza.

"non faccio sesso da tempo. ho sprecato energie per cercare di persuadere quell'omega, ma avrei fatto prima a rivolgermi a qualcuno di più disponibile. è che, sai, andare a letto con uno di quelli è diverso. so che non puoi capirmi, ma l'intesa che c'è tra alfa e omega non è replicabile." l'uomo parlava con calma, come se avesse avuto di fronte a sé un'intera classe a cui insegnare un nuovo argomento.

"secondo il mio modestissimo parere... ti serve uno psicologo. uno molto bravo, qualificato."

"vero. magari l'anno prossimo... che dici?"

"credo sia una questione urgente." concluse shiro. poi si mise in piedi e sospirò "ora vado a casa, si è fatto tardi. ci vediamo domani, cerca di riposare e di pensare alle cose serie, tipo lavorare e concludere i progetti... per favore."

l'alfa sorrise. amava le provocazioni del designer, le trovava spiritose, un po' come la sua persona. decise si soffermarsi lì, sull'uscio, per osservare ognuna delle azioni precise che shiro eseguiva prima di lasciare la postazione; spegneva i terminali solo dopo essersi accertato di aver salvato i file, stampava tutte le bozze che aveva bisogno di revisionare più volte e le inseriva in apposite cartelline trasparenti, assieme all'indimenticabile matita rossa con cui tracciava tutti gli elementi di scarto. riponeva tutto all'interno della valigetta e controllava l'ora, anche per capire quanto tempo aveva impiegato a riassettare ogni cosa. la meticolosità di ogni gesto era invidiabile, il beta era un vero e proprio modello, forse leggermente troppo pignolo.

"come mai sei ancora qui? non vai?" il designer corrucciò la fronte, era sorpreso.

"sì, sì. ora vado... scappo un attimo in bagno e poi vado a timbrare. ci vediamo domani." l'alfa si era inspiegabilmente ritrovato a esaminare ogni passo del venticinquenne, ogni sguardo e frase.

oltre a ciò, l'occhio attento, che per quella sera aveva deciso di soffermarsi su ogni cosa, cadde impercettibilmente sul fisico del beta: questi aveva dei lineamenti morbidi in viso, un sedere fermo e una corporatura esile ma piacevole. la banalissima idea di scoprire il collega attraversò la mente bramosa dell'architetto takahashi, anche se solo per una manciata di secondi. l'alfa arrivò a chiedersi come sarebbe stato svestire l'altro, corteggiarlo e metterlo a disagio, anche se con la migliore delle intenzioni.

il trentenne lasciò il bagno dopo qualche minuto, ancora perso nell'ambiguità dei pensieri avuti, con la ferma certezza che quel rimuginare di idee imbarazzanti fosse dovuto alla mancanza di sesso e di coccole da condividere a letto con qualcuno. si ripromise di cercare un partner occasionale su una delle tante applicazioni di appuntamenti al buio scaricate sul cellulare.

mentre percorreva il corridoio per raggiungere l'ascensore, sentì delle voci provenire dall'ufficio del braccio destro dell'architetto satō; le luci erano ancora accese e sembrava esserci anche movimento. benché desideroso di tornare a casa, l'uomo si avvicinò alla porta e provò a origliare; in un secondo momento, approfittando dello spiraglio, si mise anche a sbirciare.

l'apprendista dell'ufficio stava stretto tra le braccia del rivale e lo guardava con tenerezza, preoccupandosi anche di scostargli i capelli dal viso. i due erano chiaramente in atteggiamenti intimi, più che amichevoli. ryōhei sentì il sangue ribollire: sapeva che il biondo non si facesse scrupoli, ma non credeva che sarebbe arrivato a tanto. la figura più apprezzata dello studio, quella con le idee migliori, si era fatta abbindolare dal corpicino piacente di un omega qualsiasi. anzi, non di uno a caso, ma proprio di quello con cui ryōhei aveva voglia di giocare. pareva infantile, ma l'uomo si stava ritrovando per l'ennesima volta a vedere venir portato via qualcosa di voluto.

"mi piaci ancora di più quando fai così." l'architetto avrebbe approfondito volentieri il contatto con l'apprendista, eppure trovava inappropriato lasciarsi andare in ufficio.

"lo farò più spesso... però ora rilassati, potrebbe entrare qualcuno."

"ma guarda che saranno andati via tutti... voglio baciare il mio ragazzo, ora più che mai."

i due desideravano stringersi, era evidente, eppure kaoru si tratteneva e cercava di persuadere il compagno a fare lo stesso. quest'ultimo continuava a carezzargli i fianchi e, per porre freno alle voglie del momento, si limitava a baciargli lentamente il collo.

"... smettila."

"voglio sapere ancora qualcosa del tuo passato."

"... magari dopo cena." l'omega ansimava. le mani dell'uomo erano difficili da tenere a posto.

"va bene. carne o pesce?"

"non ho preferenze... sono buoni entrambi."

"da me o da te?"

"... te. se non ti dispiace."

ryōhei aveva ascoltato e visto a sufficienza. scosse il capo per il disappunto, poi riprese a percorrere il corridoio per abbandonare l'edificio. una volta seduto in macchina, sospirò e tirò fuori tutta l'amarezza che provava. tōma era geloso, ma non perché volesse avere chissà quale tipo di esclusiva con il giovane studente di architettura; al contrario, ne possedeva già ogni centimetro di pelle, ogni sguardo. era chiaro che shiro fosse al corrente della situazione e che fingesse ignoranza. quella scelta poteva sembrare attenta a qualcuno di distante dai fatti, ma, dato il giro di menzogne tirato fuori, ryōhei non riusciva a perdonargli la facciata. l'idea di essere stato tradito anche da lui lo metteva a disagio.

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