ESPLANADE.SAT

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2020年 11月 20日,
ore 23:12.


minato giaceva sul letto matrimoniale della sua ragazza da almeno trenta minuti. attendeva che sakura rimuovesse la maschera in tessuto che aveva comprato qualche settimana prima al supermercato. come sempre, attenderla era un'impresa sfiancante. la beta si perdeva nei riflessi dello specchio e ammirava la propria immagine nella speranza di risvegliarsi con un viso più luminoso e idratato.

"amore..." pronunciò la donna, massaggiando il prodotto in eccesso.

"dimmi." minato stava per addormentarsi.

"hai fatto caso a tōma in questi giorni? al suo atteggiamento?"

"no? non credo... perché?"

"non saprei." la donna prese posto sul letto, si fece stringere dalla sua metà "sto per dire qualcosa che potrebbe sembrarti folle."

"ci sono abituato..."

"... scusa? abituato a che?"

"niente," minato cercò di mostrare il proprio rimorso "era una battuta... davvero..."

"... dicevo," la donna riprese a parlare dopo una lunga pausa "ho notato che tōma ultimamente è più a suo agio quando entra in ufficio. credo che gli interessi il suo apprendista."

minato mutò espressione in una meno calorosa e accogliente. le parole della donna lo avevano turbato. conosceva il biondo ormai da qualche anno, sapeva della sua storia con l'ex ragazza, era al corrente dei periodi di gloria e dei momenti tetri. in più occasioni lo aveva visto e sentito piangere, bere e andare a letto con qualsiasi donna sembrasse interessata a lui.

la corvina con cui il biondo si intrattenne per anni era una donna fredda all'apparenza, ma sorridente e luminosa in presenza d'altri.
minato ricordava ancora il giorno in cui l'alfa l'aveva presentata allo studio; il modo di fare della beta era elegante, al pari di quello dell'architetto ishikawa, ma nulla di lei lasciava intendere che amasse veramente il suo compagno. o almeno quello era il pensiero che minato aveva avuto, una riflessione perfida ma profondamente realistica.

"tōma... e il suo apprendista?" il beta aprì finalmente bocca.

"esatto, l'omega."

il biondo, fino a parecchio tempo addietro, godeva apertamente della compagnia della fidanzata. brandiva che l'avrebbe sposata prima o poi, che avrebbero messo su famiglia e che sarebbe stato bello celebrare le nozze in un paese diverso da quello abitato. quella era la grande definizione di amore a cui avevano tutti assistito, l'amore genuino, tra belle persone e persone belle.

"non credo proprio." minato scosse il capo "probabilmente è solo molto preso dal lavoro e si trova bene con il ragazzo."

"ma... tu hai visto come lo guarda? ogni volta che entro nel suo ufficio, ha lo sguardo su matsumoto! gli sorride spesso, sembra interessato. e no, non solo perché è bravo a lavorare... vedo del romanticismo. penso che tōma sia più tranquillo da quando l'apprendista è tornato allo studio. sento che magari ci stanno anche nascondendo una relazione." sakura era convinta di aver incastrato perfettamente i pezzi di puzzle trovati. apparentemente per minato quei tasselli non comunicavano.

"tiene a lui, tutto qui. sembrano un professore e il suo studente preferito, magari è quel tipo di affetto. lo sai, tōma dovrebbe insegnare... ha un ottimo rapporto con i novellini e ha anche parecchio entusiasmo." l'uomo baciò la fronte della ragazza stretta a sé.

"dici?"

l'architetto ishikawa non si piegò mai completamente al cospetto della tristezza. perdere mitsuki non compromise in alcun modo la gestione delle ondate di lavoro che continuavano a cumularsi in ufficio. minato, infatti, concluse che era stato lo studio a salvare tōma dalla sua relazione contraffatta.

"ma certo. lui lavora tanto... in parte lo fa per soddisfazione personale. l'altro lato di sé, però, ha bisogno di distrazioni. matsumoto ha ottime doti ed è un buon investimento per lo studio."

"non lo so..."

"credimi, fidati. quello scemo di tōma è sempre stato attratto da belle donne, non penso sia da lui uscire con un ragazzo..." minato fece una pausa forzata, poi riprese con cautela "beh... alla fine va bene tutto, basta che non ti porti via da me."

"scherzi?"

le insicurezze dell'architetto nakamura arrivavano a quel punto. l'uomo era contento di sapere che sakura e tōma fossero amici e che avessero un'ottima intesa, ma spesso temeva che il biondo potesse essere più piacevole e di buona compagnia. era cordiale e talentuoso, nonostante l'età godeva già di un'ottima reputazione, da considerarsi quasi al pari di quella di un veterano del settore; si trattava del nipote dell'architetto fondatore dello studio – il signor satō – ma bisognava riconoscere che l'alfa si meritava la posizione rilevata. pur partendo dal basso, pur affrontando nuove difficoltà, riusciva a dare sempre il lato migliore di sé, specialmente ai clienti e alle clienti più affezionati allo studio.

"lo sanno tutti che ti amo..." sakura riprese automaticamente a parlare, il silenzio di minato la preoccupava.

"ti amo anche io. era solo una battuta..."

"un'altra? mmh. che sia uno scherzo o no, non pensare mai più a qualcosa del genere. considero tōma come un fratellino... ci sei solo tu per me e questo non cambia."

"puoi ripeterlo?" l'uomo si compiacque.

"te lo dirò tutte le volte che vuoi, scemo. sto meglio quando mi conforti, mi guardi e mi dimostri di amarmi. mi sento al sicuro... e credimi quando dico che è una sensazione che non ho mai provato prima." sakura si stava lasciando andare ai discorsi sentimentali che in genere detestava fare "spero di avere uno splendido futuro assieme a te, minato."

"lo voglio anche io. voglio renderti felice."

"lo fai già."

"allora voglio fare di meglio." il castano schioccò un bacio dolce sulle labbra invitanti della compagnia.

"ho la soluzione." la beta restituì il segno d'affetto, poi sbottonò la camicia altrui con fare attento e mise in volto un'espressione maliziosa.

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