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2020年 09月 21日,
ore 11:02.


kaoru e masaru si trovavano su un treno diretto verso yokohama. i due cugini, in occasione del ventottesimo compleanno di kōtarō, avevano deciso di abbandonare impegni e sessioni di studio per tornare a casa e festeggiare.

il castano osservava fuori dalla finestra senza essere realmente interessato al paesaggio. sembrava pronto a chiudere gli occhi da un momento all'altro e lo avrebbe fatto volentieri se non fosse stato per l'omega. kaoru, infatti, continuava a pestargli i piedi e a chiedergli di resistere.

"... basta, ho sonno."

"mancano 33 minuti all'arrivo... e non voglio sentirti russare." confessò il ventenne "piuttosto parla con me."

"è da stamattina che parliamo, lasciami dormire almeno un pochino, per favore." il beta sembrava nervoso.

il moro lo guardò un'ultima volta, poi si arrese e decise di tirare fuori il cellulare. collegò rapidamente gli auricolari e, dopo aver selezionato un brano a caso, volse lo sguardo verso il paesaggio che la parete vitrea del treno aveva da offrirgli.

era innegabile, qualche volta la testa apriva cassetti della memoria poco piacevoli e riportava alla luce eventi che sarebbe stato meglio non considerare. come se non fosse stato sufficiente, il giovane aveva iniziato a ricordare qualcos'altro della notte trascorsa con l'architetto. provava ansia, non poteva non ammetterlo, ma allo stresso momento arrivò a realizzare che l'uomo lo aveva riempito di baci per tutto il tempo. non c'erano dubbi sul fatto che fosse stato doloroso, ma quell'atto sessuale era stato tutt'altro che feroce.

"che fastidio." sussurrò.

l'anziano seduto accanto a kaoru si accorse del suo cattivo umore e tentò di avviare una conversazione per aiutarlo a sfogarsi.

"c'è qualcosa che non va, ragazzo? hai litigato con qualcuno? problemi di cuore?"

per l'omega le domande erano troppe ed erano anche fin troppo intime per fornire risposta. nonostante tutto, però, il moro mise in pausa il brano che ascoltava. aveva deciso di parlare e di lasciare andare almeno un po' della frustrazione provata.

"mi sono trovato in una situazione spiacevole con una persona... non so come risolverla." fece una pausa "in realtà non so nemmeno se mi va, mi ha detto tante cose orribili."

l'anziano annuì più volte, poi sorrise. capì che il ragazzo era confuso; gli consigliò di ascoltare il cuore e di rispettare i tempi della persona, di aprirsi al dialogo solo dopo aver riflettuto. kaoru gli rispose che la risposta avuta gli aveva fatto perdere qualsiasi speranza di risolvere. era difficile per l'omega dare una seconda possibilità, quindi decise che avrebbe lasciato la situazione così per com'era. il consigliere lo invitò a non arrendersi, poi scese alla fermata successiva e lasciò kaoru ad affrontare ancora più dubbi e pensieri di quelli che aveva prima.

alle ore undici e trentacinque il treno giunse al binario numero quattro della stazione di yokohama. nonostante stesse per arrivare la stagione delle piogge, le temperature erano ancora abbastanza alte.

la stazione era molto affollata e trovare l'uscita era complicato. masaru prese per mano il cugino e si fece strada tra le persone in movimento. una volta fuori, mentre il beta chiamava kyōko per comunicarle che i due erano arrivati, kaoru venne contattato da un numero sconosciuto a cui rispose con cautela.

"pronto?"

"buongiorno, matsumoto!" era la voce di una donna "sono nagasaki dello studio satō! ti contatto per chiederti come mai sei assente da lavoro."

"oh..." il ragazzo sospirò "signorina nagasaki, mi dispiace dirlo così, ma al momento non ho modo di lavorare. non credo che tornerò allo studio. non si preoccupi, lo comunicherò all'architetto satō."

la conversazione fu breve ma devastante. il ragazzo aveva faticato parecchio prima di poter ottenere un apprendistato in uno studio come quello e, decidendo di lasciare quella posizione, gli parve di essersi strappato il cuore dal petto. si morse il labbro inferiore e sospirò ancora; era nuovamente sul punto di piangere, ma l'arrivo della sorella maggiore lo fece riprendere da quel sentimento angusto.

"ehi." pronunciò il moro.

kyōko lo strinse subito tra le braccia, il suo entusiasmo era degno di nota. poco dopo, tirandogli le guance, decise di osservarlo meglio in viso: non si vedevano da almeno due mesi e per la giovane avvocata era parecchio tempo. suo fratello le era mancato molto, non si vergognava a dirlo.

"non stai né dormendo né mangiando bene, si vede." sentenziò la donna.

rivolse una carezza affettuosa anche al cugino, che aveva osservato le interazioni tra i fratelli senza mettersi troppo in mezzo.

"masaru, ma sei diventato più alto o sbaglio? perché continui a crescere così?"

"ah, non saprei... a volte ho paura di perdere di vista kaoru." il castano trattenne una risata.

"mamma mia, che spasso. sei proprio divertente. mi sto contorcendo per le risate." concluse l'omega "potremmo andare? fa caldo e c'è troppa confusione."

il trio prese posto nella toyota dell'avvocata — modello di recente acquisto — e si diresse verso la residenza dei matsumoto. masaru continuava a parlare con sua cugina e condivideva storie del campus che la facevano sorridere. kaoru, seduto dietro, si osservava le mani e cercava di seguire lo scambio dinamico di battute dei due. le ansie legate a tōma ishikawa vennero meno in favore di quelle legate al padre. passare qualche giorno con il giudice lo avrebbe fatto stressare ancora di più, ma era più o meno preparato all'idea.

"papà è a casa?" domandò.

"non ancora, dovrebbe arrivare in tempo per pranzo. però il festeggiato c'è! l'ho lasciato che lavorava scartoffie per un processo di cui si sta occupando... è sempre il solito." kyōkō sospirò. sapeva che kaoru si sentiva sotto pressione, quindi spostò abilmente il focus della conversazione.

"è sempre il solito..." concluse il moro.

l'arrivo alla residenza fu quieto. non c'erano né collaboratori né cuochi; il festeggiato, kōtarō, lasciò lo studio in cui era solito rifugiarsi. osservò il fratellino con un sorriso sulle labbra; sembrava stanco, ma non smise mai di mostrarsi contento. rivolse un saluto affettuoso a masaru, poi racchiuse il moro tra le braccia. il ventenne decise di riposarsi in quella stretta calorosa.

"tanti auguri al mio preferito..." borbottò.

"lo sono ancora? non mi chiami mai." ribatté il maggiore, fingendosi offeso.

"lo sei anche se non ci sentiamo... e comunque lo sai, non sono bravo in queste cose."

kaoru chiuse gli occhi e rimase a lungo avvinghiato al corpo del fratello maggiore; il loro legame era speciale. anche se non si dicevano tutto, sapevano di poter contare l'uno sull'altro. sempre.

"avete finito di fare gli smielati?" chiese kyōko, palesemente gelosa "kaoru, porta la valigia al piano di sopra, poi torna qui e aiutami ad apparecchiare!" assottigliò lo sguardo.

l'omega si separò dal fratello controvoglia. alzò gli occhi al cielo, ma fece come ordinato dalla beta. dopo aver appoggiato la valigia contro l'armadio della camera da letto, decise di lavarsi le mani e di fare ritorno in cucina; la donna aveva già preparato diversi piatti che emanavano profumi invitanti. si poteva perfettamente dire che le sue abilità culinarie fossero migliorate e che andare a vivere con yua, la sua ragazza, l'avesse resa ancora più spensierata. il ventenne osservò a lungo il volto della sorella compiaciuta dalle proprie capacità, poi accennò un sorriso soddisfatto: gli era mancata così tanto che non riusciva a dirlo. era felice di saperla in salute.

"stavi sorridendo?" chiese la beta.

"cosa? no. è che ho molta fame."

l'avvocata si mostrò perplessa; il fratello minore era ancora più misterioso e riservato di quando aveva lasciato l'abitazione.
i due passarono circa mezz'ora insieme, il tempo sufficiente per disporre le pietanze preparate e per allestire a modo la tavola. masaru e kōtarō, che fino ad allora erano rimasti fermi a guardare la tv, misero piede in cucina a lavoro svolto.

in quell'esatto momento l'ambiente venne invaso da un'ulteriore figura: hayato matsumoto aveva appena fatto il suo ingresso in casa.

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