OLDMOULINOV.IPT

13 2 0
                                    

2021年 02月 20日,
ore 11:25.


una soffitta tutt'altro che impolverata, oggetti del passato, giochi, fogli e fotografie; bauli, vestiti e tante, ma tante scarpe. quel posto così disorganizzato non era altro che il luogo speciale di kaoru, la camera "magica" che gli permetteva di scappare dalle urla del padre, dai rimproveri della madre e, infine, dagli spintoni di kyōko.

per il piccolo di casa era facile sembrare diverso. tutto ciò che faceva si discostava platealmente da quello che i fratelli più grandi avevano favorito nel corso della loro infanzia. e quando gli sguardi scocciati di hayato lo mettevano in soggezione, il bimbo dagli occhi blu scappava in soffitta. questi recuperava pastelli e matite e si metteva a scarabocchiare sui fogli ingialliti che trovava. case, piantine e mobili dai colori sgargianti: il moro trascorreva ore a immaginare piccoli progetti da consegnare a numerosi clienti.

naomi si accorse dell'hobby del figlio quando questi compì dieci anni. per il suo compleanno aveva chiesto alla madre di comprare tanti fogli bianchi, altrettante matite e infine una cravatta che si abbinasse al colore dei suoi occhi. la donna si chiedeva il perché di quella richiesta, ma sapeva che in fondo kaoru aveva sempre apprezzato gli edifici, inclusa la grossa residenza in cui era costretto a vivere.

per un po' di tempo i coniugi matsumoto credettero che il loro terzogenito volesse diventare un agente immobiliare, quindi cercarono in qualsiasi modo di dissuaderlo dall'idea. al contrario, hayato iniziò a portarlo con sé a lavoro. quel bimbo dalla frangia mora e gli occhi blu attirava l'attenzione di diversi colleghi, la sua vivacità lo rendeva simpatico tanto quanto il padre, ma, diversamente da quest'ultimo, credeva che la legge fosse noiosa.

"sarà un ottimo costruttore... o un designer." commentavano i colleghi del beta. nessuno di questi pareva presuntuoso o severo, ragione per cui non trovavano che ci fosse qualcosa di male nello scegliere una professione diversa da quella di famiglia. la felicità dei figli veniva anteposta a qualsiasi capriccio generazionale. eppure hayato non aveva intenzione di scendere a patti.

quando il moro compì tredici anni, sperimentò un primo interesse amoroso. si sentiva il cuore affannato e la testa pesante, ma non riusciva a smettere di pensare a quanto piacevole fosse il tempo in compagnia di quella persona. come di consueto, si nascose in soffitta e andò alla ricerca di vecchie riviste archiviate da poter rileggere. cercava risposte a domande strane, questioni che lo avrebbero potuto mettere in difficoltà con i suoi genitori.

le pagine vissute del materiale che consumava parlavano d'amore tra sessi opposti: relazioni tra uomini e donne, corteggiamenti e appuntamenti, consigli da sfruttare in determinate occasioni.
non c'era nulla che lasciasse intendere che l'amore tra due uomini o due donne fosse normale, ordinario e altrettanto speciale. così, una volta divenuto il maestro di se stesso, kaoru decise di baciare il ragazzo che gli piaceva. l'istinto lo aveva portato al posto giusto: i due continuarono a fare ciò che nessuno sembrava voler spiegare. il moro non voleva accettare un mondo così scorbutico ed egoista, quindi scelse di vivere apertamente ognuna delle sue emozioni.

quando i coniugi matsumoto vennero a conoscenza del comportamento "anomalo" del figlio, kaoru aveva compiuto da poco quindici anni. l'omega ricordava bene il modo in cui il giudice lo osservava dalla testa ai piedi. l'uomo era disgustato al punto da perdere la ragione. schiaffeggiò il figlio quattro o cinque volte, senza curarsi delle spaccature inflitte sul labbro e del sangue che colava dal naso: furono le urla di naomi e le suppliche di kōtarō a farlo smettere.

"ti piacciono i ragazzi?", gli aveva chiesto il fratello, medicandogli le ferite, "perché non me lo hai detto?". le domande erano continue, le risposte nulle, proprio come quelle che non era riuscito a trovare sulle riviste adolescenziali. il ragazzo si sentiva un mostro, la delusione della famiglia, e per questo decise di restare in silenzio, chiuso in camera, a osservare il paesaggio dalla finestra. forse, come gli aveva detto il padre, sarebbe riuscito a guarire da quella perversione.

PERSPECTIVE.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora