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2020年 12月 18日,
ore 20:00.


era tradizione per la madre dell'architetto nakamura cercare di organizzare una cena prenatalizia con cui trascorrere del tempo con amici e familiari. l'incontro si svolgeva a casa della donna, che, per l'occasione, chiedeva a un team di esperti di sfoggiare le migliori decorazioni e gli oggetti di design più in voga.

il padre di minato trascorreva le feste altrove, trovava una scusa per riempirsi di lavoro e si limitava a trasmettere brevi messaggi di testo al figlio, nella speranza di sapere che stesse bene.

il matrimonio tra i nakamura non era altro che una serie di convenienze e scheletri nell'armadio. la signora non faceva altro che pressare il marito, stressarlo e imporsi sulla decisione di qualsiasi cosa, senza curarsi del pensiero altrui. aveva programmato quasi tutta la vita dell'unico figlio che avevano avuto insieme e si era anche permessa di creare un'immagine fittizia del proprio matrimonio, ma solo per potersi lasciare andare a scene immotivate di vanto.

minato intraprese il percorso di architettura solo a causa delle continue richieste della madre. il beta non aveva alcun tipo di interesse né alcuna aspirazione di vita, specialmente con quella che era costretto a condurre. si fece sempre andar bene le condizioni che la donna tirava fuori e non obiettò quasi mai agli ordini che riceveva: in poche parole, era stato cresciuto come un soldatino.

dopo aver conosciuto sakura, però, realizzò piccole situazioni che prima non aveva visto. o che aveva finto di non vedere. iniziò a vivere i momenti più dolci e spensierati, a pianificare la propria vita e anche ad avere paura del futuro che avrebbe avuto davanti a sé senza la dolcissima donna dalla chioma rosa.

così, come un burattinaio che controllava le marionette, la signora nakamura realizzò quanto pericolosa fosse la presenza della compagna del figlio. una donna come quella era ritenuta inferiore, incapace e anche ignorante. a detta della madre, la signorina ueda non rappresentava in alcun modo l'ideale di donna che minato avrebbe dovuto frequentare. si ripromise di convincere il figlio a chiudere quel rapporto e al contempo si mobilitò per creare più di uno scenario con cui mettere la beta in guardia.

nonostante i numerosi tentativi, minato e sakura erano ancora insieme, mano nella mano, come una delle coppie più raggianti di hollywood.

la beta, dato l'evento della serata, indossava un abito lungo sulle sfumature del bianco latte. il trucco era leggero, neutrale e semplice. credeva che per l'occasione fosse scortese portare glitter o colori vivaci. pur avendo un pessimo rapporto con la suocera, teneva a non metterla in imbarazzo e si augurava anche di lasciar trasparire parte della propria genuinità e simpatia.

minato, che continuava a giocare con le dita della mano altrui, teneva una conversazione con qualche vecchia conoscenza. sakura sapeva che molte delle giovani invitate in passato si erano intrattenute sentimentalmente con il castano, sapeva anche che vederle a quell'evento non era stato casuale.

"buonasera, minato." disse una donna sulla ventina.

"ehi..." l'uomo sembrava in imbarazzo.

"salve..." disse sakura, mostrando un sorriso impostato "lei è?"

"reiko suzuki. un'amica di minato. lei?"

"sakura ueda... la sua ragazza." la beta temeva che la donna di fronte a sé non avesse messo in conto la propria presenza.

"oh. probabilmente ho sentito parlare di lei da minato... non ne sono certa. in ogni caso, piacere di fare la sua conoscenza."

"piacere mio." la beta dalla chioma rosea assottigliò lo sguardo; si sentiva infastidita, eppure non era trascorsa nemmeno un'ora dal suo ingresso.

i camerieri giravano tra gli ospiti con lunghi flute di cristallo pieni di vino del '92. la musica in sottofondo era ricreata da un ensemble di archi tanto raffinati quanto bravi a riprodurre gli spartiti delle opere di bach. minato si trovava tra due fuochi, ma fingeva che andasse tutto bene e continuava a sorridere sia alla fidanzata che all'ex.

reiko era rimasta come il beta la ricordava: capricciosa ed elegante, un po' come la madre. aveva lunghe ciocche color biondo ramato che le coprivano le orecchie a sventola di cui si vergognava parecchio. si vestiva con capi firmati e indossava gioielli importanti. la ragazza, la cui bellezza era da lodare, lavorava come modella e studiava per poter diventare un'attrice. pur avendo avuto diversi pretendenti, l'unico di cui era veramente stata innamorata era l'architetto nakamura; questi la trattava con premura e dedizione, come se fosse stata una bambola.

"non ti vedo da un bel po'... dovremmo uscire insieme, quando ti liberi dal lavoro." la signorina suzuki decise di rivolgersi nuovamente a minato senza considerare la presenza dell'ingegnere.

"ah... hai ragione. sarebbe bello andare a cena fuori insieme. per ora ho troppi progetti a cui pensare, quindi magari ti aggiorno tra qualche settimana." il beta le sorrideva ancora.

prima che sakura potesse intervenire o anche solo reagire a quello scambio di parole tanto familiare, la padrona di casa decise di richiamare ognuno dei suoi ospiti per un rapido brindisi.

"signori e signore... sono contenta di avervi qui stasera. tra qualche giorno sarà natale, quindi, come ogni anno, ho pensato bene di riunirvi in casa e celebrare con voi questi splendidi giorni invernali." la signora nakamura sorrise a tutti, poi riprese a parlare "spero che possiate trascorrere ottime feste assieme alle persone che più amate. mi auguro, infatti, che il padre di minato torni presto dal suo viaggio di lavoro!"

gli ospiti ridevano delle parole della donna e coglievano un sarcasmo che evidentemente sakura, che conosceva il lato più scontroso della suocera, non riusciva a percepire.

"oltre a ciò..." la donna riprese a parlare "spero che il nuovo anno possa dare al mio amato figlio la possibilità di sistemarsi una volta per tutte. è arrivata l'ora di trovare la compagna giusta per te, figlio mio; la madre dei tuoi bambini."

la donna concluse il discorso con un banale elogio alle figlie delle famiglie più potenti che partecipavano. la folla applaudì e sorrise apertamente; quelle pedine, così come le immaginava l'ingegnere, non erano altro che piccole entità simili a quelle della donna che tentava di cacciarla. si trattava di predatori dal pessimo gusto, personaggi insulsi e finti, strettamente dipendenti dal potere e schiavi del denaro che tanto amavano spendere.

sakura era arrabbiata. ancora una volta qualcuno era riuscito a sminuire la propria presenza, così come il bel rapporto costruito con minato. non applaudì nemmeno per finta, anzi, sapeva di aver bisogno di ricevere delle scuse. si voltò verso il compagno per avere un suo parere, ma l'uomo guardava la madre con lo sguardo tenero, con un sorriso che gravava particolarmente sulle sue labbra. sembrava realmente commosso da ciò che la madre aveva cercato di comunicare.

"... ma che fai?" chiese la beta, mostrandosi infastidita.

"cosa?" il castano perse subito il sorriso. si chiedeva cosa non andasse, ma non riuscì a rivolgersi subito alla sua compagna.

"sei veramente uno stronzo." farfugliò la maggiore, lasciandogli la mano.

l'ingegnere abbandonò il calice ancora colmo sul primo tavolino libero, poi si diresse fuori dalla sala. l'ambiente era tossico e sakura tentava di respirare l'ossigeno che cercavano di toglierle, ma continuava a soffocare e a credere di non poter fare più nulla per salvarsi.

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