OAKLEYLF.PRT

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2020年 12月 18日,
ore 20:43.


"sakura?" minato correva dietro alla donna e continuava a interrogarsi sul da fare.

"torna dentro. non vorrai contrariare tua madre."

"ma che ho fatto?"

la beta sbuffò e riprese a camminare altrove. credeva che fosse imbarazzante dover spiegare al ragazzo cosa non andasse del discorso appena sentito. a quel punto la donna era arrivata a pensare che minato recitasse la parte dell'ignorante per non sbilanciarsi più del dovuto. il suo modo di fare era intollerabile.

"ti vuoi fermare? spiegami invece di scappare come una scema. non ti capisco."

"spero che tu non abbia sentito nulla di quel discorso, perché in questo momento non riesco a capire come tu sia riuscito a non dire niente." la donna era sul punto di piangere.

"cosa ha detto di strano? vuole la nostra felicità, vuole averci entrambi realizzati e contenti."

"... ha solo parlato di te! ha parlato della tua felicità, del tuo benessere individuale. ti ha augurato di trovare la persona giusta, quella che ti può prendere davvero, che ti può far stare bene quando il mondo sembra crollarti addosso... come hai fatto a non sentirlo? non credi che sia normale per me pensare che forse per ora non hai quel minimo di serenità che credevo avessi?"

la beta si asciugava ogni lacrima e cercava di mandare avanti un discorso più razionale rispetto alle reazioni crude avute fino a quel momento con il castano. l'uomo, d'altro canto, non capiva come risolvere il problema; osservava la donna che amava andare lentamente in pezzi, perdersi in monologhi a suo avviso complicati.

"cosa dovrei fare? non volevo farti piangere."

"svegliati, minato..." sakura stava per pronunciare parole che le aggredivano la gola. queste pizzicavano talmente tanto da impedirle di respirare senza singhiozzare "sei circondato da donne, ex, amiche e sorelle di amiche. tua madre ti sta chiedendo di darti una mossa."

"ci sono io qui davanti a te. cosa c'entra mia madre? ho sempre scelto te e continuerò a farlo."

"mi scegli quando lei non c'è, quando non può sentire i bei discorsi che fai ora. mi difendi quando non c'è nessuno che possa ascoltare. è come se ti nascondessi... e io sono stanca."

"che stai dicendo?" il beta continuava a sbuffare, non capiva il bisogno di fare così tanti capricci durante un'occasione che riteneva importante "sei scappata tu qui fuori, hai deciso di farmi un discorso senza senso e ora me ne fai anche una colpa? mia madre ha invitato entrambi: te e me. siamo qui come una qualsiasi coppia. siamo insieme perché stiamo insieme."

"non vuoi capire." l'ingegnere scosse il capo.

"sei solo insicura di te stessa."

"stai scherzando?"

"è così." il castano rispose con fermezza.

"allora non hai capito niente."

"un paio di ex, mia madre, sono così tanto importanti da farti pensare che la nostra relazione per loro non conta? abbiamo bisogno del loro riconoscimento per essere felici? no."

"... mi piacerebbe, sai, avere il minimo rispetto che mi merito! tua madre non mi tratta bene, mi insulta sempre e sminuisce qualsiasi nostra scelta personale. e purtroppo, dato che è tua madre e che trascorri molto tempo con lei, non posso chiederti di tagliarla fuori dalla tua vita."

"sakura, stai veramente esagerando. torniamo dentro."

"io vado a casa." la donna sollevò la gonna del vestito e riprese a incamminarsi verso la strada principale. sperava che gli schiamazzi della città la facessero distrarre dai pensieri che le martellavano la testa con insistenza.

"non sai avere una discussione!"

"io? davvero? ne ho avute fin troppe con te. ho solo sprecato fiato. sai cosa sei? un mammone. pur di stare lì a ricevere i complimenti della mamma faresti di tutto, pure ignorare i bisogni e i pensieri della persona che dici tanto di amare."

"stai dicendo cose assurde."

"sto avendo la discussione che secondo te non so avere. sei tu quello che la evita e che finge. io non sono come te, minato. forse non ti conosco, non ho ancora imparato nulla di come sei fatto. se è questo il tuo carattere, se è questa la vita che cerchi di regalarmi... beh... non voglio niente. né una conversazione, né partecipare a queste luride serate, né le derisioni, né la tua compagnia." la donna riprese a camminare verso la piazza. decise che sarebbe salita sul primo taxi libero.

"ora basta." l'uomo l'afferrò per un braccio. cercava di riportarla indietro con un approccio burbero, uno di quelli insistenti che sakura sconosceva.

"lasciami stare!" la beta si liberò dalla presa e spinse via il compagno. era terrorizzata da ciò a cui stava assistendo; le sembrava di essersi risvegliata da un incubo durato mesi.

mentre l'ingegnere si asciugava le lacrime, ripensava a quanto felice credeva di essere con l'uomo che aveva davanti; pensava che la sua dolcezza l'avrebbe consolata per il resto delle loro vite. l'amore le aveva coperto gli occhi con una benda; limitando le sue capacità, l'aveva costretta a vedere una sola faccia della medaglia, ossia quella più pulita e luminosa. la donna si era ritrovata a custodire gelosamente memorie che aveva paura di perdere. temeva che minato la lasciasse perché troppo vecchia, pretenziosa o addirittura rivoluzionaria nell'esporre le idee.

dopo aver vissuto attimi di insicurezza in cui i difetti la costringevano a torturarsi, aveva finalmente pensato che forse era minato a non meritarsi ciò che lei aveva da offrirgli. era arrivata a credere di aver sopravvalutato il rapporto, il compagno e anche la madre.

"... scusa. non volevo." il beta chinò il capo.

"così non ce la faccio. ti avevo chiesto un po' di comprensione... di darmi la felicità che pensavo potessi darmi. non la luna, ma l'amore."

"mi dispiace. davvero."

"anche a me, sai?"

la donna si guardava il vestito; era così stropicciato che sembrava essere stato strattonato tutta la sera. era sicura che il trucco fosse colato via e che le ore trascorse a rendersi presentabile fossero state inutili. si osservò le dita e le vide rosse e secche, esattamente come un agrifoglio in pieno inverno. l'anello argenteo che le decorava la mano aveva perso lucentezza, proprio come la relazione tra i due.

sakura sfilò l'anello con una mossa, in seguito lo mise in tasca a minato. non si sentiva più in grado di giustificare quello che accadeva, così prese posto sul taxi e decise di tornare a casa senza guardarsi indietro, di modo da sfuggire dall'aspetto buio che si era improvvisamente dipinto sul viso di minato.

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