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2023年 03月 14日,
ore 16:20.


"mi annoio." confessò kaoru "non c'è niente di divertente in televisione, facciamo qualcosa."

"sh... a me interessa. sto cercando di seguire." tōma sedeva accanto all'omega e provava ad ascoltare i dialoghi del dorama trasmesso.

"non ho capito nemmeno di che parla."

"è una commedia romantica, il solito amore impossibile tra due classi sociali diverse... ha tanti cliché, è facile da seguire. so che queste cose non ti piacciano, ti chiedo solo di resistere un altro po', non manca molto alla fine."

"... non mi va."

"se segui con me, ti compro un dolce." il maggiore sapeva esattamente come ragionare con il compagno, ma alle volte voleva solo bearsi delle sue smorfie "se rimani in silenzio... due."

"basta trattarmi come un bambino."

"smetti di sembrarlo, allora."

"... e tu dammi attenzioni." il moro sospirò.

"cosa sei in questo momento? dimmi un po'."

"un adulto che vuole attenzioni?"

l'architetto alzò gli occhi al cielo, poi scosse il capo. strinse le dita del più minuto tra le proprie e riprese a farsi distrarre dalle immagini della tv. in fondo anche quei piccoli tira e molla costituivano degli svaghi; e a kaoru non dispiacevano. quest'ultimo, sconfitto, decise di appoggiare il capo contro la spalla del compagno, di chiudere gli occhi e di lasciarsi cullare dai respiri profondi che il biondo faceva tra una manciata di scene e l'altra. in casi come quello, il silenzio agiva da buon arbitro e metteva pace tra le parti. l'orgoglio era ormai considerato come uno dei loro modi di flirtare e di provocarsi.

"... ti fa ancora male?" l'alfa emerse dallo stato di quiete che si era imposto; schiuse le labbra con cautela, aveva paura di turbare il moro.

"un po', a giorni alterni. per ora è ok."

un cerotto rosato decorava la pelle dell'omega, copriva le tracce di sangue e la pelle arrossata che aveva ormai da qualche settimana. il marchio che l'architetto gli aveva impresso aveva fatto male e continuava a creare un senso di insoddisfazione. kaoru apparteneva a tōma e, per quanto il giovane detestasse quel termine, sapere di avere un legame diverso con l'altro lo faceva felice.

i due avevano iniziato a convivere nel mese di gennaio. anche se kaoru trascorreva molto del suo tempo all'interno dell'attico del maggiore, nessuno dei due aveva pensato a un possibile trasloco. a tōma piaceva l'idea di avere il proprio spazio, ma ammetteva di sentire spesso la mancanza del giovane, specialmente la sera, quando, d'inverno, il freddo lo costringeva a trovare riparo nei pavimenti riscaldati e nei plaid colorati di cui amava testare la morbidezza. allo stesso modo kaoru sentiva che gli impegni universitari del biondo toglievano del tempo prezioso al loro rapporto, ragione per cui non si mostrò mai restio all'idea di trovare nuove mura in cui sentirsi a suo agio. e perché cercare nuovi quartieri e nuove case, se quella dell'uomo era ormai diventata la loro? forse perché la notte, quando il giovane non riusciva a chiudere occhio, gli tornava alla mente che quello era il nido di qualcun altro, uno scrigno di ricordi che solo tōma e mitsuki conoscevano.

l'anello da cui l'architetto dipendeva era conservato ancora da qualche parte e le fotografie del passato riempivano i cassetti di una delle stanze. kaoru, in fase di trasloco, li aveva controllati tutti e aveva trascorso l'intero pomeriggio a piangere, a sentirsi a disagio. pur non volendolo, continuava a creare paragoni tra sé e quella donna; riteneva di non essere alla sua altezza, di non poter né competere né "vincere". tōma, a quel proposito, gli aveva detto che era folle e, mentre gli asciugava le lacrime, gli aveva spesso sussurrato che non c'era alcuna gara.

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