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2020年 11月 27日,
ore 23:01.


kaoru addentava il ramen con insistenza, la stessa con cui lo stomaco brontolava e gli chiedeva attenzioni. aveva avuto una cena abbondante e ricca di proteine, ma apparentemente questa non era riuscita a colmare del tutto il suo appetito, motivo per cui si dovette adattare a una soluzione tanto mediocre quanto alla mano come il ramen istantaneo.

"se ci metti le uova, diventa più buono."

masaru, il cuoco improvvisato della serata, condivideva il pasto con il cugino; sgusciava un uovo sodo per poter arricchire il gusto della confezione. spesso si permetteva anche di aggiungere qualche altra verdura essiccata.

"me ne sgusci uno?"

"hai due mani, viziato..." il beta sbuffò.

"allora non mi interessa, mangio così."

"come preferisci."

i due studenti giacevano sul pavimento della camera del beta, appoggiati a un tavolino dalle fattezze lignee. guardavano la tv con poco trasporto e preferivano lanciarsi occhiatacce. erano entrambi reduci da giornate pesanti e sapevano di doversi scambiare qualche informazione.

"c'è qualcosa di cui devi parlarmi, per caso?" esordì il castano, rivolgendosi all'altro.

"in che senso?"

masaru aveva notato che kaoru si comportava diversamente già da una decina di giorni: questi appariva con la testa tra le nuvole, proprio come uno svampito: era sempre distratto da pensieri che teneva per sé, fissava le mura e i soffitti, inoltre era ancora più silenzioso di quanto non fosse già. il moro era un pessimo bugiardo, inoltre si era rivelato poco bravo a nascondere i vari segni presenti sul corpo.

"sembri assente. ti sei innamorato di qualcuno?"

"non chiedermi queste cose disgustose." rispose l'altro, sbottando "ultimamente mi sento così stanco che non riesco a stare in piedi."

"non sapevo che la stanchezza facesse apparire succhiotti... non si smette mai di imparare."

il moro arrossì e non perse tempo a sollevare il collo in tessuto del dolcevita che indossava. puntò lo sguardo sulla prima parete vuota, poi schiarì la voce per potersi liberare del senso di dovere che improvvisamente credeva di avere nei confronti del cugino. il giovane stava nascondendo fin troppe considerazioni, quindi era normale vedere masaru preoccupato.

"non sono qui per giudicarti. puoi parlare."

"lo so... sto cercando le parole." disse kaoru.

"va bene."

"... ricordi l'architetto con cui ho avuto problemi a lavoro?" il ventenne procedeva cauto.

"sì, sì. perché?"

"beh."

"beh?"

"... beh."

"non sto capendo, kaoru." masaru sbuffò.

"non so come spiegarlo."

"a parole tue?" il beta attendeva che l'altro smettesse di avere paura della propria reazione.

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