BANKNOTEB.3DM

29 3 0
                                    

2020年 10月 19日,
ore 10:07.


due cappuccini e un caffellatte: tutti e tre rigorosamente di soia, come richiesto dalla madre di minato; una brioche, una fetta di crostata alle mele e una millefoglie alle fragole. al centro del tavolo una imponente brocca d'acqua in cristallo, un pezzo importante e firmato da qualche artigiano di cui sakura non conosceva il nome. posate luccicanti e ben disposte, una sala non molto frequentata se non dai tre accomodati, qualche ospite dall'aria buffa seduto qui e lì, e i camerieri che giravano tra un tavolo e l'altro.

"è bello fare colazione con calma e tranquillità. no, minato?" la madre si rivolse al figlio in cerca di approvazione, gesto frequente.

"sì, sì." disse il beta "hai scelto un posticino adorabile!"

"sono d'accordo anch'io..." pronunciò sakura.

"hai messo su peso o sbaglio? sei incinta?"

gli occhi della signora parevano due pezzi di ghiaccio. le domande erano scomode e palesemente fuori posto, esattamente come sakura dopo averle sentite. erano interrogativi mirati a metterla in difficoltà di fronte al figlio, che in quelle occasioni non riusciva a schierarsi da alcuna parte.

"non sono incinta. e non credo di essere ingrassata." bisbigliò la donna.

"se volete avere dei figli, dovete prima sposarvi. sono dell'idea che le donne sposate debbano dare priorità alla casa. tenere pulito e prendersi cura dei mariti e dei figli è importante. non c'è tempo per un lavoro o altre fantasie. mi auguro che la futura sposa di minato lo capisca."

sakura rimase in silenzio, poi abbassò lo sguardo. i commenti, così come tutti gli altri fiati tirati fuori da quella donna senza vergogna, erano sgradevoli. solo stando seduta a tavola, le sembrò di trovarsi nella storica parigi del 1800. pareva che il suo diritto di rispondere e farsi valere le fosse stato negato in favore di usanze e imposizioni tipicamente patriarcali.

matrimonio e bambini, casa e accudimento. sakura non era contraria alla scelta volontaria di abbandonare una carriera per dedicarsi alla famiglia, ma lei non aveva intenzione di essere quel tipo di persona: non voleva figli e soprattutto non considerava minimamente la possibilità di abbandonare il posto di lavoro tanto sudato.

minato osservava la sua ragazza con palese preoccupazione in volto. in quel momento prese atto del suo malumore e cercò di intervenire per cambiare argomento e per placare anche la madre.

"quando... finiamo di mangiare potremmo andare in centro a visitare qualche negozio."

"splendida idea, figlio mio. ho un invito per il tè a casa di un'amica, vorrei indossare un abito diverso per una volta. avevo chiesto a tuo padre di accompagnarmi, ma non c'è praticamente una volta in cui sia disponibile a trascorrere del tempo con sua moglie."

l'ingegnere deviò lo sguardo in direzione di altro, non aveva voglia di fingersi cordiale o di ascoltare quei discorsi tanto vuoti. scusandosi, decise di raggiungere il bagno.

l'area era piccola ma ben arredata, agli interior designer del proprio studio sarebbe piaciuto un arrangiamento come quello. la donna si lavò le mani con un sapone delicato e se le asciugò usando un panno morbido "usa e getta", un piccolo asciugamano in cotone pregiato che era proprio dei luoghi lussuosi come quello.

sakura si osservò allo specchio controvoglia, vide lo sguardo di ansia e insoddisfazione che sperava di non avere. la madre del suo ragazzo sarebbe stata difficile da gestire, non solo in quel momento, ma in generale per tutto il resto della vita. per amore, però, era pronta a dimostrare che non sarebbe stato facile fare separare i due beta. o almeno sperava di avere quelle forze.

ore 16:31.

cartier era una delle gioiellerie più rinomate del quartiere di shinjuku, la più illustre e nota tra chi era abituato a spendere molto per accessori di valore. tra queste persone, ovviamente, c'era la madre dell'architetto nakamura.

"vorrei chiedere una collana a tuo padre, questa come ti sembra?" la donna strinse il braccio del figlio e lo tirò a sé.

l'ingegnere ueda decise di guardarsi attorno e di lasciare ai due il loro momento di intimità. a volte sakura credeva che sua madre fissasse degli appuntamenti solo per poter vedere il castano. era difficile che l'architetto lasciasse casa o lavoro senza la sua dolce metà, motivo per cui includerla pareva più una strategia che un atto di gentilezza.

la donna dalla chioma rosea fissò lo sguardo su un anellino di diamanti esile e delicato, un pezzo di una collezione a suo parere in sovrapprezzo. tra i tanti oggetti stimati, però, quell'anello era l'unico ad essere stato collocato precisamente.

"è stupendo." sussurrò minato, affiancando la compagna.

"tanto..." pronunciò lei, sorridendo.

"se ti piace, te lo compro. è presto per il tuo compleanno... o per natale, ma non penso serva l'occasione."

"è troppo costoso, minato." pronunciò la signora nakamura "è inutile spendere tutti questi soldi... state insieme da poco, poi. non vorrei che te ne pentissi, figliolo."

sakura era senza parole. volse lo sguardo verso la donna e mostrò l'espressione contrariata che le decorava il viso: nella sua testa quella maleducata era esplosa più di una volta, proprio come nei videogiochi. era stanca di nascondere lo scetticismo che la madre di minato era in grado di farle provare, quindi smise di trattenersi. si sistemò una ciocca ribelle dietro l'orecchio, poi schiuse le labbra.

"mi dispiace dirlo, ma... non credo ci sia un timer per iniziare a considerare quando fare quale regalo. non c'è sicuramente un'occasione per spendere soldi, non serve un evento per sorridere e prendersi cura di sé. minato è abbastanza grande per decidere da solo. non trova anche lei?"

"è inappropriato. ed è anche scortese pretendere un regalo da una persona che a stento conosci. adesso andiamo, voglio rincasare."

minato strinse una mano a sakura e le mostrò un volto dispiaciuto ma anche pronto a chiederle di lasciar correre il commento appena sentito. in auto si premurò di far sedere la sua ragazza davanti e le tenne la mano per tutto il tragitto verso casa della madre. la donna scese dal veicolo rivolgendosi solo al figlio e augurandogli di trascorrere una notte felice.

sakura lasciò la presa altrui e decise di osservare al di là del finestrino; minato non sapeva se intraprendere una conversazione o meno, quindi sospirò e si rimise a guidare verso l'appartamento della ragazza nella speranza che l'ingegnere ritrovasse la calma.

"ti sembra normale?" chiese sakura, dopo aver visto il compagno parcheggiare.

"cosa?"

"che tua madre mi tratti come se fossi una vecchia pezza da buttare. ti sembra normale?" inveì la donna.

"no, amore..." minato sospirò "non lo è. ma cosa dovrei fare? mia madre ha sempre avuto quel modo di parlare... e credimi quando ti dico che non cambierà facilmente."

la donna incrociò le braccia al petto e mise su un broncio furioso, era triste che minato non riuscisse a dire altro, che preferisse mostrarsi come un passante, qualcuno di esterno alla vicenda. si trattava di sua madre ma non riusciva a farle capire – o forse non lo voleva – che il suo modo di interloquire era inappropriato.

"non ti chiedo di intervenire perché ho bisogno di essere difesa o perché non so farlo. per me non esiste che il mio ragazzo abbia l'obbligo di salvarmi da una situazione imbarazzante con la madre. ma sai cosa? non posso combattere da sola per difendere la nostra relazione. come persona, come essere umano che ha un minimo di considerazione verso gli altri, mi aspettavo che trovassi il coraggio di dire qualcosa. almeno oggi."

la donna scese dall'auto senza voltarsi. nessun messaggio di "buonanotte", nessuno sguardo comprensivo e nessun bacio. quelle situazioni facevano pensare a sakura che probabilmente lei e minato non fossero fatti per stare insieme, che forse la madre avesse ragione.

PERSPECTIVE.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora