DMOS.SAT

28 4 0
                                    

2020年 11月 10日,
ore 11:45.


l'aria dopo la pioggia sembrava più pulita, piacevole e rilassante: questo era l'effetto che l'autunno creava in kaoru. le piante e i campi d'erba erano pregni di rugiada. le foglie, ormai gialle e rosse, cadevano lentamente dagli alberi e decoravano i sentieri. passeggiare in quell'ambiente era il modo migliore per cominciare la settimana.

quei giorni sarebbero stati decisivi sotto vari aspetti, sia dal punto di vista universitario che lavorativo. il giovane avrebbe dovuto assistere al lavoro dell'architetto ishikawa con maggiore veemenza, partecipare attivamente, interessarsi. l'uomo si era imposto di interrogarlo e di farlo ragionare sulle scelte dei vari progetti. ciò che voleva insegnargli era che spesso, per elaborare un proprio modello, andava bene trarre ispirazione dagli altri o partire da qualcosa di già visto. essere creativi non significava solo tirare fuori dal nulla un concetto mai riprodotto, bensì rielaborare una materia già finita e lavorata, smontarla per ricomporla diversamente.

l'apprendista prendeva appunti e annuiva spesso. nonostante il caratteraccio del biondo e gli episodi poco amichevoli avuti, bisognava dire che era un professionista, illustrava e spiegava i particolari con una precisione che anche i docenti universitari avrebbero potuto invidiare.

ancora una volta: alto, bello, biondo, benestante, intelligente e acculturato, un vero professionista nel suo lavoro. un perfetto disastro a livello sociale.

il giovane fece una smorfia non voluta.

"... cosa?" chiese l'architetto.

"niente. possiamo andare avanti."

la visita in cantiere di quella mattina era del tutto improvvisata, il sito era di competenza di un altro architetto dello studio, quindi kaoru si chiedeva perché i due fossero lì. al di là della questione, l'omega aveva compreso che il suo supervisore era di cattivo umore: lanciava occhiatacce, non sorrideva e sospirava spesso, quasi come se fosse stato in attesa di qualcosa. il giovane non sapeva come approcciarlo, ma pensava che avesse tutto a che fare con l'incontro di qualche sera prima. non ricordava praticamente nulla di quanto accaduto ed era venuto a sapere dalla signorina ueda che il biondo lo aveva riportato a casa. eppure, pur sentendolo dire dalle labbra della donna più affidabile dello studio, qualcosa sembrava non quadrare.

"mi sono comportato in modo strano?" domandò kaoru.

"in che senso?" l'uomo camminava a passo lento verso il cantiere della struttura che avrebbero dovuto esaminare.

"sembri arrabbiato. se quella sera ho fatto qualcosa, dovresti dirmelo. sono pronto a scusarmi."

"non ricordi niente di quello che hai fatto? o detto?" il biondo era scettico "fa comodo."

"... non puoi dirmelo tu?"

"non mi crederesti nemmeno, meglio di no."

kaoru fece l'ennesima smorfia, poi smise di camminare. quello era il suo atto di ribellione; il modo imbarazzante con cui chiedeva al maggiore di avere una risposta.

"hai davvero vent'anni? che fai, non cammini più fino a quando non rispondo? ti posso lasciare qui, se preferisci. in mezzo al nulla."

"dimmelo."

l'architetto si fermò e fece qualche passo indietro per andare a recuperare il suo apprendista. era ancora infastidito dagli avvenimenti di quella serata, ma aveva deciso di non dire nulla al ragazzo per evitare di tirare fuori l'argomento. a tratti credeva quasi di essersi immaginato tutto.

"hai detto che ti piaccio e che vorresti uscire con me." l'uomo mentì.

"non è vero..."

"vedi? sapevo che non mi avresti creduto. ieri ti ho portato a casa... hai iniziato a dire di essere una principessa." qualche dettaglio veritiero era necessario "e poi hai detto che ero il tuo principe azzurro, l'unico uomo a cui sei mai stato interessato." ma le bugie tirate fuori alla fine resero la storia poco tollerabile per l'omega.

PERSPECTIVE.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora