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2021年 02月 16日,
ore 16:19.


i boccioli dei fiori di ciliegio iniziavano ad aprirsi casualmente, tra un ramo e l'altro, come le farfalle pronte a lasciare i bozzi a lungo abitati. l'aria era ancora gelida, eppure le lievi sfumature di colore preparavano la gente all'arrivo della primavera e delle prime giornate soleggiate.

la neve, ancor presente, si scioglieva come il gelato al sole; lasciava navigare lunghi rivoli d'acqua cristallina da un lato all'altro della via. le macchine marciavano in modo più agiato e gli studenti di diverse annate si preparavano a concludere l'ultimo trimestre scolastico in favore dei pochi giorni di pausa che li separavano da un nuovo inizio. qualcuno si accingeva ad abbandonare i banchi di scuola media, altri ancora si facevano intimorire dall'idea di frequentare le grandi aule universitarie. qualche altro studente, però, si avvicinava al mondo del lavoro e iniziava a prendere confidenza con il denaro, con le responsabilità e il mondo adulto.

tōma ricordava quei momenti come se li avesse vissuti qualche istante prima. gli era tornato in mente il modo in cui sospirava, si torturava e si contorceva in preda all'ansia e ai timori. entrare all'università era considerato fondamentale nella sua famiglia, indipendentemente dal percorso intrapreso. i suoi genitori, docenti rinomati, gli avevano sempre consigliato di far meglio, di eccellere in tutto ciò che voleva approfondire.

il biondo ogni tanto, quando giaceva assieme al partner, sentiva il bisogno di incoraggiarlo, di fargli sapere che sarebbe sempre rimasto al suo fianco a supportarlo, ma soprattutto che sarebbe sempre stato fiero di lui e di ogni traguardo raggiunto. spesso alla fine, tra un complimento e l'altro, i due finivano per baciarsi.

era strano frequentare uno studente universitario, specialmente uno agli inizi; era come rivivere i periodi di cui ricordava ancora ogni libro sfogliato, ogni professore ascoltato, ogni esame sostenuto. spesso kaoru sembrava la versione più giovane dell'architetto ishikawa, la variante inesperta e allo stesso tempo più geniale. l'accortezza del ragazzo lo stupiva, ma lo invogliava comunque ad esser premuroso e leggermente apprensivo; in fondo il giovane aveva anche bisogno di distrarsi, pensare ad altro, scoprire sfere alternative e piacevoli.

"pronto? terra chiama tōma." shun agitava energicamente una mano di fronte al viso imbambolato del cugino, temeva di averlo perso in qualche altra dimensione poco remota.

"ah... sì. dicevi?"

"so che preferiresti stare con il tuo ragazzo, ma ogni tanto anche io ho bisogno di te."

"ero solo soprappensiero, dai. ripeti pure."

shun decise di raccogliere la lunga chioma in una coda bassa, si sentiva le ciocche crespe e la vastità di pensieri che gli invadeva la testa pareva andare a inficiare sul suo buonumore, così come sulla sua autostima. il giovane detestava quasi l'arrivo della primavera, odiava il canto forzato degli uccelli, il polline nell'aria e anche gli studenti.

tra i numerosissimi problemi, però, quello più difficile da affrontare era legato a una persona, a un ragazzo con cui il beta voleva tornare a relazionarsi. masaru, infatti, era il centro dei pensieri di shun, l'unico argomento che il beta tirava fuori da giorni. il suo stato di ansia e di confusione lo costringeva ad esprimere considerazioni velate, molto spesso poco ragionate e immature. e, seppur pronto a dar la colpa al periodo pieno di ansie e stress, shun aveva bisogno di farsi perdonare dal suo kōhai.

"che dovrei fare con masaru? invitarlo a cena e chiedergli scusa? dirgli che mi piace ma che ho paura di deluderlo?"

"sei troppo stressante quando fai così." il biondo non aveva filtri, specialmente di fronte a shun.

"dovrei dirgli che mi piace ma che ho paura che sia lui a deludere me... chiaro." il laureando si alzò in piedi e raggiunse il balcone: aveva bisogno di fumare. il cugino lo raggiunse poco dopo, purtroppo era difficile resistere al vizio.

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