DOMEHOUSE_F.STE

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2020年 09月 25日,
ore 20:02.


tōma si trovava in un ristorante vicino casa, con il nodo alla cravatta sfatto e un'espressione poco cordiale sul viso. attendeva il ramen, ma aveva già iniziato a mangiare qualche patatina fritta. si concedeva di bere birra senza troppi limiti, rasserenato dal fatto che il weekend era appena iniziato.

"sto morendo di fame." pronunciò.

shun e shiro, i suoi cugini, lo osservavano interessati ma se uno si rivelava divertito, l'altro offriva uno sguardo disgustato dall'odore dell'alcol.

"non ti sembra di esagerare? non abbiamo nemmeno cenato. hai due... tre bottiglie vuote sul tavolo e ho paura che tu possa uccidere qualcuno da un momento all'altro. se avessi dei tatuaggi, potresti perfettamente passare per un membro della yakuza." riferì shiro.

il beta, gemello eterozigote di shun, era un interior designer recentemente affermato sul campo. lavorava spesso con tōma e con gli architetti dello studio satō, quindi conosceva bene i ritmi della vita del cugino, così come le cattive abitudini sviluppate nel corso degli anni. non era un fan del fumo e della birra, non apprezzava le esasperazioni, gli schiamazzi, gli ubriachi e il cattivo odore: in quel momento tōma non sembrava la persona ideale con cui poter avere una conversazione civile.

"non sono nemmeno ubriaco. sai quanto dovrei bere per crollare? mi so regolare, stai tranquillo. non c'è bisogno di farmi la ramanzina..." rispose il biondo.

shun seguiva lo scambio di battute con un sorriso genuino. come ogni volta, assisteva a confronti tra testardi e sorrideva perché temeva che, una volta divenuto medico, avrebbe fatto la stessa vita, ossia quella di chi si lamenta sempre.

la cena fu finalmente servita, motivo per cui gli ishikawa si dedicarono alla bontà del cibo preparato. riempire gli stomaci significava tappare le bocche, dimenticare i problemi e le lamentele della giornata ormai giunta al termine.
tōma, però, nonostante la fame, sapeva di aver bisogno di parlare con qualcuno. i pensieri che cercava di nascondere continuavano a manifestarsi nei momenti meno appropriati, specialmente a lavoro.

"credo di aver fatto una cazzata." pronunciò l'architetto, sollevando il viso dalla scodella.

i gemelli avevano gli udon tra le labbra e lo sguardo confuso. continuarono a mangiare e a rimanere in silenzio fino a quando shun non fece segno di proseguire.

"per una serie di circostanze che non sto qui a spiegare, sono finito a letto con uno dei nostri apprendisti." sospirò.

"un ragazzo? tu a letto con un uomo? incredibile. cioè, non ti giudico. è solo che non credevo che sarebbe arrivato questo momento. posso finalmente dire che siamo una famiglia arcobaleno. ma dimmi un po'... com'è? quanti anni ha?" chiese shun, indisturbato.

"arcobaleno..." l'alfa assottigliò lo sguardo, ma decise di ignorare il commento colorito dell'altro "matsumoto, l'apprendista, ha vent'anni. però il problema non è quello."

"non sei un po' grande per lui? è ancora un ragazzino, non saprà nemmeno quello che vuole..." blaterò shiro, cercando l'approvazione del fratello.

"nah, non credo sia quello. se sono andati a letto insieme, vuol dire che c'era... feeling, no? non si dice così? secondo me è fattibile." rispose il giovane dalla lunga chioma.

"bene, forse avrei dovuto darvi il contesto..." disse tōma, cercando di spiegarsi.

"shun, shun, shun... pensaci: un ventenne è ancora pieno di vita, vuole fare esperienze, vuole divertirsi. tōma è troppo serio e pensa solo a lavorare. guardalo, non andrebbero d'accordo. finirebbe subito. e poi... una relazione sul posto di lavoro? mmh. immagino già le discussioni."

"ragazzi?" il biondo li richiamò ancora.

"ma che c'entra, magari se la intendono e non si fanno i problemi che ti fai tu. a volte basta solo amarsi, il resto viene naturale. testone. sei troppo fiscale." disse shun.

"io continuo a non vederla bene, poi ognuno può fare quello che vuole. e il testone sei tu... chiunque lo direbbe."

"solo perché ho più capelli non significa che abbia la testa grossa. e poi mamma ha sempre detto che avevi il testone... quindi fai silenzio."

"pronto? io sono ancora qui. non ho nemmeno finito di spiegare... siete imbarazzanti, litigate ancora come i bambini delle elementari." il biondo era esasperato "stavo dicendo... che è successo tutto a caso, nessuno dei due ricorda molto."

i gemelli ripresero a guardare il cugino con palese confusione in viso. la situazione sembrava più seria di quanto udito, quindi concordarono tutti che sarebbe stato meglio ascoltare la storia dall'inizio. così, su consiglio dei due, l'architetto raccontò passo per passo quanto era accaduto a casa dell'omega o, per meglio dire, raccontò ciò che ricordava fosse successo. riportò anche le parole che si erano scambiati in ufficio. man mano che ricostruiva i fatti, sentiva un forte senso di colpa solcargli il petto, più o meno all'altezza del cuore. sapeva di aver utilizzato un approccio tutt'altro che calmo.

"eh, già. sei nel torto." concluse shun.

non era solito riprendere il cugino e in genere era il primo a scherzare nelle più svariate situazioni. l'architetto si era comportato male e doveva rimediare. shun lo ripeté con fare serio e preciso.

"ti saresti dovuto allontanare. perché sei rimasto se sapevi che era in calore? un alfa e un omega in calore nella stessa stanza... non è l'inizio di una barzelletta, ma sai già come può andare a finire. il ragazzino aveva ragione, te ne saresti dovuto andare."

"lo so... ho sbagliato tutto." tōma sembrava a disagio. stava realizzando di aver agito d'impulso dal primo all'ultimo istante.

"ti sei comportato male." shiro decise di intervenire in sostegno del fratello "però puoi rimediare... prova a contattarlo e chiedigli se potete parlare. se ti ha cercato, è perché voleva chiarire."

"l'ho trattato di merda, non credo che ne abbia ancora voglia." sbuffò l'architetto "e poi ci ho provato, sai? l'ho chiamato e gli ho mandato delle mail, ma non mi ha mai risposto. anzi, credo di essere stato bloccato."

"deve essere lui a decidere se potete chiarire questa situazione o no." disse shun, sorseggiando dell'acqua.

"che faccio nel frattempo? non mi sento per niente bene, mi distraggo spesso a lavoro."

"la soluzione arriverà." ripeté shiro "non basteranno solo le scuse, questo è ovvio... però è un punto di partenza. farà stare meglio anche te chiudere in maniera decente questa storia."

tōma mandò giù ciò che restava della bottiglia di birra. incrociò le braccia al petto e si mise a riflettere per qualche minuto; nel frattempo gli altri due si apprestarono a chiedere il conto per evitare che il più grande continuasse a bere.

il biondo salutò i gemelli con un cenno e li rassicurò di poter andare da solo, poi si incamminò a passo lento verso casa; tirava una brezza piacevole che cullava l'intero quartiere.
giunto a destinazione, l'alfa chiuse la porta dietro di sé e sospirò per l'ennesima volta, quella serata era stata tutto all'infuori che rilassante.

a causa delle continue preoccupazioni, l'uomo decise di farsi una doccia calda; questa, purtroppo, non lo fece distrarre molto. gli tornarono alla memoria alcuni istanti di quella notte confusa, dei feromoni. ricordare certi momenti in modo così vivido divenne pericoloso: l'omega aveva un buon odore, un corpo snello e molto attraente ed era anche carino mentre si dava piacere. il rossore sulle sue guance, tra le cosce e sul petto lo aveva reso ancora più innocente di quello che dava a vedere. infine era impossibile dimenticare quei gemiti.

"devo essere completamente impazzito." disse il biondo, mitigando qualsiasi naturale reazione del proprio corpo.

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