Fui svegliata dal suono odioso della sveglia, aprii gli occhi e vidi che segnava le sette. Mi sbrigai a rifarmi il letto e a vestirmi poi scesi in cucina. Ricordavo vagamente il tragitto fatto la sera prima per tornare a casa, sicuramente appena arrivata ero caduta nel sonno. Trovai mia madre seduta al tavolino con un caffè fra le mani assorta nei suoi pensieri, mi avvicinai rubandoglielo e poi le sorrisi portandomi un toast alla bocca.
-"Buongiorno anche a te!" rise versandosi il caffè in un'altra tazza..
-"Di buon umore stamattina?" chiese scherzando e io annui perché lo ero realmente.
-"Cos'hai fatto ieri sera? Devi essere rientrata tardi perché quando sono uscita per il turno di notte ancora non eri arrivata". Ecco che iniziava il quarto grado, ma oggi non avevo voglia di rispondere male, in fin dei conti si preoccupava solo per me.
-"Mi sono trattenuta in palestra e dopo ho preso una pizza con Harry". A quanto pare soddisfai la sua curiosità perché non riprese il discorso. Finii la colazione e uscii per prendere il pullman, ma quando fui vicino la fermata mi accorsi di non avere soldi con me, sicuramente non avrei ottenuto una corsa gratis. Mi affrettai a tornare indietro, raggiungere casa e prendere il portafogli in camera. Quando lo trovai scesi freneticamente le scale e notai di avere una Converse slacciata, mi sedetti al divano per aggiustarla e quando fui pronta sentii involontariamente che in cucina stavano parlando di me così mi avvicinai di più per ascoltare, ne avevo tutto il diritto.
-"Avete fatto tardi" rimproverò mia madre ed Harry sbuffò. Non ero una bambina e non avevo il coprifuoco, mi metteva solo a disagio.
-"Meglio che non si ripeta" avvertì severa. A cosa si riferiva? Io potevo tornare quando volevo e potevo fare ciò che volevo. Lasciai perdere la loro conversazione quando mi accorsi dell'orario e andai a prendere il pullman ancora infastidita per l'eccessiva reazione di mia madre.
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L'ora di laboratorio passò velocemente insieme a Jess e le altre ragazze. Oggi non avevo proprio voglia di seguire tutte le lezioni così avevo finto di sentirmi male in modo da godermi un po' di tranquillità; sgattaiolai fuori dall'infermeria e mi rifugiai in biblioteca dove mi immersi nella lettura di Sigmund Freud il quale formulò la teoria dell'inconscio. Secondo lui il comportamento di una persona non era semplicemente il prodotto di scelte razionali e consapevoli, ma era condizionato da una sfera oscura della psiche: l'inconscio. L'inconscio si trovava in una parte profonda della nostra mente che la coscienza avevo deciso di censurare perché era la parte più oscura della nostra personalità dove si agitavano paura e istinti di distruzione. E' sempre bello sapere di avere una bomba nel cervello pronta ad esplodere, non osavo neanche immaginare cosa accadrebbe se perdessi il mio equilibrio, di nuovo. Avevo fatto dei progressi per tornare ad essere me stessa e nonostante avevo la mia corazza a proteggermi avevo paura di cadere un'altra volta e io non volevo accadesse, non ora, non adesso che mi sentivo finalmente sicura e in pace con me stessa. Bastava non perdere la testa.
Picchiettai nervosamente lo schermo del mio cellulare nell'attesa di tornare a casa. Quando finalmente arrivai vidi mia madre che stava uscendo con il suo solito completo da vigilessa; il suo lavoro non era pericoloso, doveva fare da guardia ad alcuni edifici e aiutare gli anziani ad attraversare la strada nell'ora di punta, insomma nulla di molto pericoloso. Non ci pensai due volte prima di fermarla, avevo bisogno che rispondesse a una domanda che mi stava perseguitando.
-"Hai presente la camera degli ospiti?" annuì -" Quando ero andata a chiamare Harry avevo notato alcuni trofei e delle macchinine.. mi chiedevo di chi fossero, cioè non penso siano sue" dissi inciampando sulle parole. Indugiò un momento prima di rispondere.
-"Erano di tuo padre" disse non proprio francamente "a lui piacevano molto, da ragazzo era anche un tipo piuttosto atletico ecco perché ho conservato i trofei" finii in fretta di parlare e non mi diede il tempo di aggiungere altro che sparì nella sua auto grigia lasciandomi sola. Entrando in casa trovai Harry disteso sul divano. Aveva dei pantaloncini di tuta, una maglia bianca e una giacca rossa, affianco il borsone della palestra. Fece finta di non accorgersi di me, quindi tossii cercando di richiamare la sua attenzione ma non si voltò. Era tornato freddo e distaccato, i suoi occhi continuavano a guardare il televisore mentre io ridevo incredula fra me e me. Speravo che il piccolo passo avanti fatto la sera prima non fosse stato un errore e che in fondo aveva solo un carattere difficile; feci un altro tentativo per parlargli e dimostrare la mia teoria ma fallii miseramente quando si alzò e senza salutare uscì di casa. Scoppiai in una risata isterica, ero davvero arrabbiata per il suo comportamento da perfetto idiota. Rimpiangevo solo di aver pensato a lui come un possibile amico condividendo anche il mio rifugio personale dal resto del mondo. Se quello che voleva era evitarmi perfetto, lo facesse.
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Erano un paio di giorni ormai che vedevo Harry solo durante i pasti, il resto del tempo eravamo entrambi impegnati, soprattutto lui che aveva passato gli ultimi pomeriggi in palestra: usciva quando io tornavo da scuola e rientrava verso il tardi quando ero già in camera mia pronta a dormire. Era una routine straziante: scuola, casa, studio e poi da capo. Avevo bisogno di staccare ma Jess non poteva uscire e le altre altrettanto. Qualcosa dovevo pur fare e anche se controvoglia decisi di fare esercizio fisico, l'importante era evitare Harry.
Salutai Tom come al solito che non perse tempo a raggiungermi. Cercò più volte di dissuadermi dal fare i pesi per allenarmi con lui e alla fine accettai anche perché non avevo davvero voglia di farli. Ripetemmo alcuni esercizi base e poi passammo a rassegna qualche nuova mossa. Dopo due ore non ne potevo più, lo svago per oggi era finito. Mi lavai velocemente e indossai alcuni vestiti puliti che mi ero portata dietro. L'orario era il solito in cui finiva anche Harry, così per non incontrarlo pensai fosse più opportuno uscire dal retro. Stavo per spingere la porta quando sentii la sua voce roca fare eco nel lungo corridoio; il tono era infastidito come al solito, ma nessuno gli rispondeva, segno che: o avevo ragione io a dire che aveva qualche rotella fuori posto oppure stava parlando al telefono. Iniziai a preoccuparmi così mi avvicinai per origlia- ehm no... sentire meglio. Non dovevo essere qui.. ma la mia curiosità aveva sempre il sopravvento, prima o poi mi sarei cacciata nei guai.
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Deep ~H.S.
FanfictionLa verità viene sempre a galla è una delle regole fondamentali del tempo. E quando viene a galla può renderti libero o annullare del tutto, quello per cui hai lottato. Un altro modo in cui la verità viene fuori è quando lo fa del tutto spontaneament...