Chapter 44

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Aprii lentamente gli occhi cercando di abituarmi gradualmente alla luce del mattino.

Rispetto alla sera precedente mi sentivo mille volte meglio, la testa non girava e la mia temperatura doveva essere scesa.

-"Buongiorno" udendo la voce ,più roca del solito, di Harry realizzai di trovarmi ancora fra le sue braccia.

Un leggero rossore, per la nostra posizione così intima, non ci mise molto a fare la sua comparsa sul mio viso. Harry se ne accorse e accennò un sorriso facendo comparire una fossetta sulla sua guancia destra, ma non era il solito sorrisino di scherno che usava per infastidirmi bensì era qualcosa che a prima mattina ti poteva solo togliere il fiato. I suoi ricci erano disordinati sul cuscino e i suoi occhi verdi piccoli per il sonno. Avvicinò il viso al mio e poggiò le sue labbra calde sulla mia fronte.

-"Non hai più la febbre" constatò allontanandosi lievemente e permettendomi di stiracchiare i miei muscoli indolenziti.

Il suono improvviso del suo cellulare spezzò il piacevole silenzio che si era creato fra di noi.

-"Pronto?" cercò di camuffare la sua voce impastata dal sonno.

-"Fra poco siamo lì" disse chiudendo la chiamata.

Lo guardai curiosa alzando un sopracciglio.

-"Niall ci ha invitati a casa sua" spiegò seppellendo nuovamente la testa nel cuscino.

Restai qualche altro secondo immobile a fissare il soffitto. I ricordi della sera precedente mi occuparono confusamente la mente. Immagini di un Harry dolce e apprensivo non fecero altro che confondermi maggiormente le idee su quello che fosse accaduto.

Perché era stato così confortante e gentile nei miei confronti?

Questa situazione mi imbarazzava e chiedeva delle risposte.

Dovevo ammettere che ultimamente il nostro rapporto fosse cambiato, ma non avrei immaginato potesse prendere questa piega. Lui mi attraeva e da quanto ne avevo capito lui era attratto da me, ma finiva lì , niente di più niente di meno, o almeno per lui doveva essere così. Io non sapevo precisamente cosa sentivo, però volevo solo stargli vicino e provare ad aiutarlo nonostante continuasse ad innalzare muri, barriere e castelli. Il suo rivolgersi, rispondermi e guardarmi male non mi avrebbe fermato dal mio scopo, che da qualche tempo a questa parte era diventata una faccenda personale. Non volevo ficcanasare nella sua vita o essere eccessivamente invadente. Non mi aspettavo neanche di ricevere nulla in cambio, ma glielo avevo promesso, lui mi aveva dato il permesso di aiutarlo e io avrei fatto il possibile per riuscirci. I miei demoni continuavano a farmi visita, non era la prima notte che tornavano, però non ero del tutto sola. Lui aveva provato a rassicurarmi e in parte ci era riuscito, quindi perché io non avrei potuto?

Ero sincera quando dissi che il solo pensiero di perderlo mi avrebbe distrutta. Ero stanca di perdere le persone, che fossero amici o parenti, che fossero importanti o meno, che mi amassero o mi odiassero. Ero stanca di scappare o lasciar andar via. Mi ero affezionato a quell'accumulo di ricci e non avrei permesso che gli accadesse qualcosa simile al mio incubo.

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-"Per favore non andare via" lo supplicai.

Lui annuii apparentemente sorpreso accarezzandomi i capelli.

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-"Io sto bene Sum, nessuno mi farà del male, sono qui per te" mi rassicurò guardandomi negli occhi, ma non ne volevo sapere, ero preoccupata e in colpa, distrutta da quella che tutti chiamavano vita.

Deep ~H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora