Chapter 49

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"Prima eri un problema di cuore, ora sei il cuore del problema"



Capelli che sembravano un nido di uccelli.

Viso pallido segnato da profonde occhiaie.

Non mi riconoscevo più.

Mi sembrava di essere in limbo senza fine, ormai tutto ciò che facevo era frutto di azioni automatiche, non ero padrona di me stessa, o meglio, non volevo esserla.

Ero indifferente a tutto quello che accadeva, ero come se magicamente avessi premuto un tasto per spegnere tutte le mie emozioni. Quando stavo male mi spegnevo; una parte di me avrebbe voluto urlare, piangere, sfogarsi, ma non ci riuscivo. Ero spenta, per cui mi limitavo a fissare il vuoto, chiedendomi se mai tutto questo sarebbe finito.

Un leggero bussare alla porta mi distrasse dai miei pensieri.

-"Sono sveglia" dissi con voce roca e flebile alzandomi dal letto.

Mi diressi nel bagno di casa Horan e mi diedi una veloce occhiata allo specchio.

Era ormai una settimana che trascorrevo le giornate qui, se non fosse stato per lui forse ora sarei ancora in mezzo alla strada.

Decisi di non coprire nulla, sarebbe stato solo tempo sprecato. Con lente falcate mi diressi al piano inferiore dove il mio migliore amico mi attendeva con in mano un muffin; mi sorrise dolcemente quando lo afferrai imbarazzata, non capivo come facesse a sopportarmi, si stava prendendo cura di me nonostante avessi rifiutato più volte il suo aiuto e anche quando lo avessi respingevo acidamente lui non andava via, anzi, mi regalava un abbraccio, uno di quelli caldi che sembrano rimettere insieme i pezzi del tuo cuore, ma qualcosa di rotto nonostante si provi ad aggiustarlo non tornerà più come prima.

Non volevo più abituarmi a nessuno, a nessun buongiorno, a nessun odore, a nessuna voce, a nessun modo di entrarmi dentro, a nessun difetto, a nessuna felicità.

Oramai ero abituata ad essere trattata come uno straccio. Nessuno avrebbe mai potuto capire il dolore che avevo provato nel preciso istante in cui si è voltato ed è andato via, abbandonandomi. Pensavo che dopo tutto quello che avevamo passato insieme si fosse legato a me, avevo pensato di potermi fidare, ma ho sbagliato di nuovo, come sempre. Tutte le sue parole, che in un primo momento mi avevano resa felice, ora mi stavano distruggendo. Ma ero stata sciocca a credere che qualcuno potesse provare qualcosa un disastro come me. Ho temuto ogni giorno il momento in cui questo sarebbe accaduto, ma non sono riuscita a preparami. Ovviamente ora dovevo alzarmi, da sola, perché è così che avevo sempre fatto. Ero stanca di piangere, avevo consumato tutte le lacrime, mi ero fatta del male. L'ultima volta caddi inconsciamente nella pazzia, ma ora avevo intenzione di prendermi le mie responsabilità, se dovevo sembrare indifferente avrei fatto la stronza, da ora in poi avrei seguito il principio di Bukowsky : umanità mi stai sul cazzo. Detto ciò, morite tutti.

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Arrivata davanti scuola mi allontanai da Niall dopo avergli assicurato per almeno ventisei volte che sarei stata bene.

Non avrei versato neanche più una lacrima.

Attraversai il cortile sotto gli sguardi sbigottiti degli altri studenti, se credevano che non avrei avuto la faccia di tornare si sbagliavano di grosso. Ero stanca di nascondermi, avrei alzato un nuovo muro, sarei tornata come prima. Ammettevo che non era proprio il mio forte essere 'dura' ma non volevo che continuassero a calpestarmi.

Deep ~H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora