Chapter 33

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Eccoci finalmente di ritorno. Mancava poco e saremmo arrivati a casa.

Perché ero così agitata?

Non potevo aver paura e farmi condizionare, eppure eccomi qui con le mani sudate in preda all'ansia seduta scomodamente su un sedile circondata da ragazzi assopiti.

Oggi erano rimasti tutti sorpresi quando tornai al campo perfettamente ripulita, Jess non smetteva di farmi domande e di raccontarmi come sia stata catastrofica la sua esperienza in sci.

Man mano che il tempo passava l'autobus cominciò a svuotarsi fino a quando non rimasero all'incirca una decina di ragazzi.

-"Jess?" la scossi leggermente per svegliarla.

-"Siamo arrivati?" chiese continuando a mantenere gli occhi chiusi.

-"La prossima fermata è la nostra" l'avvertii iniziando a riordinare le mie cose.

Lei annuì e si sgranchì le gambe, poi si alzò recuperando la sua borsa. Dopo alcuni minuti il pullman si fermò nel viale a metà fra casa mia e quella di Jess. Non avevo voglia di andare a casa tantomeno di parlare con Harry, anche se dovevo farlo non ero psicologicamente pronta ad avere qualche conversazione che includevano una me stanca e frustrata e un Harry con sbalzi d'umore.

-"Ehm Jess?" la chiamai.

-"Si?".

-"Ti andrebbe di venire da me?" domandai speranzosa.

-"Perché?" chiese con un cipiglio.

-"Non mi va di stare sola" mentii.

-"Ma non c'è Harry?".

Sbuffai mentalmente, ora che inventavo?

-"E se vengo io da te?" cambiai discorso.

-"Sono davvero stanca e devo aggiustarmi la valigia" sospirò.

-"Ti aiuto!" dissi convinta.

-"Se proprio ci tieni" ridacchiò.

Presi la valigia per il manico e iniziai a trascinarla verso casa sua.

Da una parte ero sollevata, avrei avuto più tempo. In questi due giorni non avevo fatto altro che pensare al motivo per il quale era scattato in quel modo contro di me e non ero giunta a nessuna conclusione, tutto ciò che potevo fare era evitare di parlargli. Però ora avrei potuto dormire tranquillamente, a lui avrei pensato domani.



Mi svegliai a causa del rumore di una porta sbattuta.

Aprii gli occhi e mi ricordai di essere in camera di Jess; ieri sera ci eravamo subito addormentate.

Sentii qualcuno salire le scale e poi la porta si aprì mostrando la mia amica a dir poco esausta.

-"Hai visite" disse infastidita. Guardai l'orario e notai che erano solamente le nove.

Chi poteva essere a quest'ora?

-"Harry ti aspetta giù" spiegò guardando la mia espressione confusa.

-"Che ci fa qui?" chiesi agitata. Improvvisamente sentii di nuovo l'ansia salire alle stelle, cosa voleva?

-"Non lo so, ma era a dir poco incazzato" disse sbuffando.

Immaginai come si era comportato nei suoi confronti e non potei fare a meno di compatirla.

-"Non è stato affatto gentile! E' piombato in casa chiedendo di te, sapeva che saresti tornata ieri sera e stamattina quando si è svegliato e non ti ha trovata pensava fosse successo qualcosa, così ha chiesto a tutto il vicinato dove abitassi per venirmi a chiedere di te".

Con tutto il coraggio che riuscii a raccogliere mi alzai e scesi le scale non curandomi delle mie pessime condizioni. Non capivo cosa pretendesse dopo avermi trattata in quel modo, ora si preoccupava anche, voleva forse farmi sentire in colpa? Si sbagliava. Quando arrivai in salotto lo vidi poggiato al divano con un espressione a dir poco adirata, se solo avesse voluto avrebbe potuto uccidermi anche solo col pensiero.

-"Che vuoi?" chiesi stando a una debita distanza da lui. Se prima la sua espressione mi intimidiva ora mi terrorizzava.

-"Quando ieri non ti ho vista tornare ho pensato ti fosse accaduto qualcosa!" mi accusò implicitamente di non averlo avvisato.

-"Come se ti importasse qualcosa!" gli urlai contro.

-"A me no, ma a tua madre sì, quindi la responsabilità è anche mia" sbottò.

Ah ecco, dovevo aspettarmelo, ci mancava solo che mia madre avesse ingaggiato una balia.

-"Andiamo" ordinò calmo.

-"No" dissi quasi ridendo.

Mi fulminò con lo sguardo per poi avvinarsi e afferrarmi un polso.

-"Lasciami!" –urlai- " non voglio venire con te!".

Invece di mollarmi aumentò la presa e mi trascinò fuori con lui.

-"Sono in pigiama e senza valigia!" cercai di farlo ragionare, ma invece di fermarsi mi rispose dicendo che sarebbe tornato a prenderla. Sbuffai sonoramente per farmi sentire e poi sbattei lo sportello dell'auto, non era l'unico incazzato. Attraversò la strada e raggiunse il posto del guidatore in totale silenzio senza però avermi prima rivolto un'occhiataccia. Tutto ciò di udibile erano i nostri respiri irregolari per la rabbia e le urla di poco prima. Okay, ammetto che forse avevo sbagliato, ma avevo tutte le ragioni giuste per averlo fatto, di certo non mi sarei scusata. Quando parcheggiò l'auto uscii velocemente ed entrai in casa senza voltarmi indietro. Andai nella mia camera e chiusi con violenza la porta alle mie spalle. Dovevo calmarmi o sarei esplosa da un momento all'altro e non ci tenevo ad essere accusata di omicidio. Proprio quando stavo per gettarmi sul letto una musica assordante riempì il silenzio facendomi sobbalzare. Cercai invano di tapparmi le orecchie, ma il suono crebbe a dismisura fino a farmi scoppiare i timpani. Uscii dalla mia camera e per poco non buttai giù la porta della sua. Ovviamente non aprì, voleva irritarmi e infastidirmi, ma io potevo fare di peggio. Raggiunsi il pannello dell'elettricità e staccai la corrente. Immediatamente la musica cessò e potei godermi il silenzio. Non volli perdere tempo a fargli una ramanzina che non avrebbe minimamente ascoltato così andai in camera mia e decisi di lavarmi e togliermi il pigiama. Una doccia rilassante mi avrebbe aiutata a rilassarmi e forse a pensare un modo per fargliela pagare.



KAREN'S POV

Finalmente avevamo finito il trasloco. Avevamo avuto dei problemi con le pratiche del vecchio appartamento ma dopo alcuni giorni passati a sbrogliarle riuscimmo a lasciare quella topaia. Eravamo arrivati da poche ore nella casa che Rob si era offerto di pagare per entrambi. Era una bellissima villetta a est della città, fin troppo grande per sole tre persone.

-"Mamma io ho portato le valige in camera, ti aiuto con gli scatoloni?" si offrì mostrandomi uno dei suoi sorrisi rassicuranti.

-"Grazie tesoro" lui annuì e le portò nella mia stanza. Quando tornò si sedette affianco a me sul divano.

-"Fra poco riprenderai la scuola" sbuffò. Sapevo che preferiva restare a casa con me per aiutarmi, ma era già stato bocciato una volta per le troppe assenze.

-"Io starò bene, poi c'è Rob" cercai di rassicurarlo. Sapevo anche che a lui non piaceva molto ma aveva accettato la mia scelta.

-"Va bene" disse infine.

-"Potrai prendere l'autobus" lui annuì ricordando che aveva venduto l'auto per pagare l'affitto e le spese di tutti i giorni. Odiavo il fatto di non avergli potuto offrire una vita migliore di questa, speravo solo che ora le cose sarebbero cambiate, non volevo perderlo.

8

Deep ~H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora