14.

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Passai diversi giorni ad evitare letteralmente Eddie.

Sembravo una sciocca poppante? Certamente. Potevo evitare di fare altrimenti? Assolutamente no.

Uno dei motivi per cui avevo accettato di buon grado di trasferirmi ad Hawkins era stato anche il fatto che qui sarei stata lontana dalla musica e al sicuro dalle tentazioni.

Con il lavoro alla Neil's records avevo cominciato un avvicinamento soft, ricollegandomi alla mia vecchia vita, mentre con l'assistenza continua ad un gruppo rock/metal sarei rientrata a capofitto in dinamiche che avrei preferito tenere lontane.

Altro che avvicinamento graduale - quello sarebbe stato un triplo salto carpiato nel bel mezzo dell'oceano in tempesta e non sapevo se sarei stata in grado di reggere il colpo!

Perciò, passavo le giornate alternandomi tra scuola, studio e lavoro in negozio. Ritmo ripetitivo e incalzante, ma almeno mi costringeva a non pensare.

A scuola non appena vedevo in lontananza una chioma ribelle cercavo di defilarmi in un battibaleno.

Robin ormai era rassegnata e per fortuna né lei né Steve avevano provato a reintrodurre l'argomento nelle nostre conversazioni.

Quella sera il nostro collega aveva organizzato una cena a casa sua ed era delusissimo in quanto i ragazzi gli avevano dato il benservito perché si dovevano ritrovare tutti nel seminterrato dei Wheeler per una partita al loro strambo gioco.

A questo proposito lo svitato era venuto a prendere Dustin a casa, ma io mi ero trincerata in camera mia per evitare qualsiasi probabile incontro.

Proprio una cavolo di bambina, appunto!

Arrivammo a casa di Harrington per ora di cena. Bussammo e ci venne ad aprire con ancora indosso il grembiule.

<Allora abbiamo ragione a chiamarti mammaaaaa.> lo presi in giro.

<Mamma Steve ho tanta fame, cosa ci hai preparato di buono?> proseguì Robin mettendosi un dito in bocca come i neonati.

Scoppiai a ridere, mentre il nostro ospite ci guardava interdetto.

<Pulitevi le scarpe.> ci disse minaccioso puntandoci lo strofinaccio addosso.

<Agli ordini!> ci mettemmo sull'attenti e passammo più volte le scarpe sullo zerbino.

Ci accomodammo sul divano, nessuna delle due decisa a dargli una mano.

<No, ma prego. Mica ho bisogno di aiuto!?> fece lui dalla cucina.

Noi ridacchiammo ma rimanemmo al nostro posto.

<Sul serio! Ho bisogno che qualcuna mi tenga d'occhio il forno mentre giro il sugo.> Sembrava una vecchia massaia.

Mi alzai io, sia perché la nostra collega era una frana in cucina e sia perché ero curiosa di sapere cosa ci avesse preparato.

<Wow mamma Steve, hai fatto la torta di mele!!> esclamai entusiasta alla vista del dolce che cuoceva nel forno.

<Sì e non fatemene pentire!>

Respirai a fondo il profumo delle mele e della cannella. Era qualcosa che sapeva di casa, di affetto, di famiglia. Cose che per me appartenevano ad un passato che non c'era più.

<Allora, i ragazzi sono andati a giocare con lo svitato e il suo gruppo di nerd?>

Aveva un tono alquanto indignato.

<Ehhhhhh che vuoi, ormai ti stanno rimpiazzando le tue lil' nuggets.>

Mi guardò malissimo.

<Sì, in fondo mi fa bene... stavo troppo insieme ai ragazzini nell'ultimo periodo, la cosa stava nuocendo alla mia vita amorosa.>

Arricciai le sopracciglia.

<Perché non ammetti che sei geloso e basta?>

<Beh, lo svitato prima mi ruba i ragazzini, poi le amiche...> e mi lanciò un'occhiata piena di sottintesi.

<Fanculo, Steve.>

<Eh, fa male, eh?> Si era vendicato. <Scherzi a parte, Robin mi ha detto che lo stai evitando, si può sapere come mai?>

Spalancai la bocca. Così i due parlavano di me alle mie spalle??

<Non sto evitando nessuno.>

<Sì che lo stai facendo!> urlò Robin dal salotto.

Quella ragazza aveva un udito pazzesco.

<No che non è vero.>

<Ma se a scuola ormai è più di una settimana che facciamo gli slalom appena lo vediamo in lontananza?!> si palesò in cucina, scuotendo la testa in segno di disapprovazione. <Per non parlare dei pranzi sugli spalti del campo da football per evitare la caffetteria.>

Steve fece un gesto con la mano per approvare quanto detto da Robin.

<Ma non è vero... comunque mmm.... ma si mangia stasera o dobbiamo aspettare domani?> provai goffamente a cambiare discorso.

<Bella mossa – ma riprenderemo il filo.>

<Ufffff.... Dai passami le cose così apparecchio la tavola.>

Mi mostrai affaccendata e collaborativa per evitare ulteriori battutine o domande.

La cena fu sorprendentemente buona – spaghetti con sugo e polpette e torta di mele come dolce per una perfetta conclusione.

Dopo aver sistemato la cucina andammo sul retro e ci sedemmo sulle sdraio vicino alla piscina riscaldata.

Robin usò quello che rimaneva dell'erba pipa per rullare l'ultima canna, che stavolta il nostro ospite condivise con noi.

<Wow, vale la pena essere amico dello svitato solo per poter avere accesso a roba come questa!> ammise.

<Vero? L'ho detto anche io!> convenne Robin. <Sai Sally, io accetterei di fare quella cosa solo per ricevere quest'erba in cambio!>

A Steve andò di traverso il fumo e cominciò a tossire talmente tanto che pensavamo di averlo perso.

Gli demmo dei colpi sulla schiena per farlo riprendere.

Quando ritornò in sé disse <Che ti ha proposto lo svitato?? Di fare sesso con lui in cambio dell'erba???> mi domandò sconvolto.

Scoppiammo a ridere.

<Dio, voi lo considerate davvero un sadico!!> ammisi, scuotendo la testa.

<Gli hai detto delle manette?> chiese a Robin, che annuì. Lui di rimando mi fece il gesto come a confermare quella teoria.

<Steve! Ma guarda che mi ha chiesto solo di dargli una mano con gli strumenti! Ma che mente unidirezionale che avete tu e quest'altra??>

<Allora perché lo eviti? Tu ami la musica e avere a che fare con queste cose. Digli di sì e basta.>

<Gliel'ho detto anche io.>

<No! Io amo la musica, ma devo stare alla larga dai musicisti.> feci risoluta.

<Sal, non puoi vivere con la paura del passato. Dai, stiamo parlando di quattro ragazzi che suonano nel garage di casa, non dei Police!!!> intervenne Robin.

<Inoltre, non devi lasciare che le cose brutte del passato ti limitino nel farti vivere cose nuove e magari anche belle nel presente. Poi te ne pentiresti, e fidati, non è bello vivere di rimpianti.> aggiunse Steve.

Sospirai. I discorsi dei miei due amici assieme all'effetto tranquillizzante dell'erba mi stavano facendo cambiare idea su quanto avevo dato per scontato fino a poco prima.


***

ciao a tutt* allora che ve ne pare? io adoro letteralmente far interagire Steve e Robin con la protagonista, cioè mi diverto tantissimo a scrivere di loro.

aspetto con ansia le vostre opinioni **

Take on me - Eddie MunsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora