3.

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Il giorno dopo mi svegliai con calma – la domenica mattina era sempre stato uno dei miei momenti preferiti, dove tutto rallentava, perfino l'ansia. Mi ero, infatti, addormentata a fatica quando le persiane stavano lasciando trasparire i primi raggi violacei del sole che annunciavano l'addio imminente della luna. Purtroppo, avevo avuto i soliti incubi a perseguitarmi, che mi avevano fatto più e più volte alzare di scatto e fare aprire e chiudere la mano come se fosse stata una molla.

Al pensiero della nottata trascorsa, sbuffai di inquietudine e guardai alla destra del mio letto: la chitarra del freak era lì a osservarmi, come se pretendesse di essere imbracciata. Girai il volto dall'altra parte e lo alzai fino a raggiungere con lo sguardo la mia amata Fender con la sua custodia nera che ormai stava diventando grigia a causa della polvere accumulata. Sospirai alla vista impietosa del mio strumento preferito lasciato lì alla mercè del tempo.

Eppure, avevo lo stesso voglia di prendere di nuovo in mano la chitarra dello svitato.
Masochismo? Poteva essere.

Con un ultimo sforzo mi alzai di scatto da sotto alle coperte e, in un balzo, giunsi vicino alla Warlock, sedendomi sul pavimento. Dopo l'ennesimo sospiro aprii la zip e tirai fuori lo strumento rosso e nero. Scoprii che c'erano varie impronte sulla sua superficie, che il giorno prima nella fioca luce del negozio del sig. Neil non avevo notato; così mi sfilai la felpa del pigiama e cominciai a pulirla con la manica. Il movimento ciclico mi stava dando una calma insolita, quindi lo ripetei più volte anche quando ormai la chitarra sembrava pulitissima.

In quel momento mi venne in mente un piccolo flash relativamente alle mani del suo proprietario – piene di anelli, raffiguranti teschi e strane creature, ma molto affusolate.
Sgranai gli occhi sorpresa di me stessa, scossi la testa e, dopo l'ennesimo sospiro, mi costrinsi a muovermi dal mio angolino e a scendere di sotto per fare colazione, dato il ripetuto brontolio del mio stomaco.

Appena poggiai il piede sull'ultimo gradino venni travolta dalle voci concitate di mio cugino e di qualche suo ospite; nonostante non frequentassi molto il suo giro, non potevo non riconoscere la voce di Mike Wheeler, uno dei migliori amici di Dustin e nostro compagno all'Hawkins High.

Infatti, appena entrai in cucina entrambi mi rivolsero un sorriso. Mike con il suo caschetto scuro fece anche un cenno con la testa.

«Ciao Sally.» mi salutarono.

«Buongiorno bambini. Zia è in chiesa?» domandai mentre aprivo lo sportello della credenza e tiravo fuori la ciotola per riempirla di Boo Berry, i cereali preferiti di casa Henderson.

«Si. E comunque, hai solo due anni più di noi bambini!» precisò Dustin, offeso dal mio appellativo. Sorrisi mentre versavo il latte.

«Due e mezzo, in realtà.» puntualizzai, facendogli alzare gli occhi al cielo.

Presi posto e mi accomodai accanto alla TV accesa che era sintonizzata su MTV. I ragazzi stavano vedendo la classifica settimanale e al primo posto, come ormai da bel po', c'erano i Dire Straits con Money for Nothing. Nonostante non fosse una delle mie canzoni preferite cominciai a canticchiarla mentre sgranocchiavo i cereali.

Dopo un po', disturbata dal vociare continuo dei due ragazzini decisi di distogliere l'attenzione dalla TV e dal video di Madonna di Like a Virgin.

«Che avete da urlare così tanto? Che state combinando?» dissi.

«Stiamo organizzando una nuova battaglia a D&D. Scusaci se siamo un po' esagitati ma la campagna ci sta prendendo tantissimo, vogliamo che sia perfetta. Anzi, tra poco ci raggiungerà anche Lucas.» mi informò Dustin.

«Ah, Sinclair. Ho saputo che sta facendo le selezioni per la squadra di basket.» aggiunsi, riferendomi all'altro migliore amico di Dustin, Lucas Sinclair, che viveva non lontano da qui, a Maple Street, e che era lo sportivo del gruppetto.

«Già, con quello stronzo di Jason Carver.» intervenne Wheeler, scuotendo il capo.

«Ma dai, non è stronzo! E poi, quanto è carino?» dissi in sua difesa. In effetti Jason Carver era il playmaker del nostro istituto – alto, biondo e di buona famiglia. Era praticamente il sogno di tutte le studentesse e l'idolo di tutti gli studenti del liceo Hawkins. Aveva portato diverse volte la nostra squadra alla vittoria, facendo sì che il nome dei "Tigers" brillasse nelle competizioni scolastiche. L'unica pecca era che era fidanzatissimo con la capo cheerleader, la famosissima e biondissima, Chrissy Cunnigham.

Scossi il capo.

«Voi ragazze siete tutte sceme.» dichiarò Dustin, e io gli lanciai un cereale.

«Che cos'è questo plurale? Io non sono tutte le ragazze.» ribattei facendo la finta offesa.

«Beh, in questo caso accettalo, Carver è uno stupido montato il cui scopo nella vita è rubarci il nostro migliore amico e non perdere occasione per prenderci per il culo!» replicò con convinzione, facendo annuire Wheeler.

«Che intendi dire?» chiarii.

«Da quando ha attirato Lucas nella sua magica tela fatta di ragazzi popolari e uscite in posti fighi noi lo vediamo pochissimo. Ci sta praticamente escludendo! Per lui siamo degli insignificanti sfigati.» aggiunse.

Dovetti trattenermi dal replicare che un pochino la pensavo anche io a quella maniera, vedendo gli sguardi dei ragazzi così delusi.

«Sì, Sally, ormai Lucas è quasi sempre assente alle riunioni dell'Hellfire Club, perfino Eddie se ne sta lamentando. Chissà se ce la farà a essere dei nostri stasera?» chiese Mike.

Quell'ultimo nome buttato lì a caso fece concentrare tutta la mia attenzione su di loro.

«Già, il vostro prezioso club!» dichiarai sprezzante, ricordando che loro erano parte di quello strano gruppo di nerd, capitanato dal più strambo di tutti. Eddie Munson, per l'appunto.

Improvvisamente mi balenò un'idea – avrei potuto dare la chitarra a Dustin e lui avrebbe potuto prendere direttamente i soldi che mi spettavano.

Scossi la testa subito. No, cosa stavo pensando? Non era possibile quella soluzione. Il giorno prima con il freak avevamo deciso che parte della ricompensa sarebbe stata un po' dell'erba magica che lui spacciava sfacciatamente anche a scuola. E Dustin non doveva sapere nulla della seconda parte dell'accordo.

Dunque, che fare? Alternativa A: attendere lunedì e consegnargli la chitarra al negozio con il rischio di prendere un'eventuale sgridata dal mio capo per essermi permessa di lavorare direttamente su un ordine; oppure B: portargliela di persona alla riunione di sfigati prevista per quella sera.
Optai per quest'ultima.

«E dove sarà il magico antro in cui vi sconterete?» domandai, cercando di risultare casuale.

«A casa di Eddie, al campo caravan. Perché?» replicò Dustin.

«Niente, magari vi accompagno. Dovrei fare delle commissioni lì in zona, e sapete quanto detesti deviare per il sentiero. Facciamo un pezzo di strada insieme e poi vado via. Non voglio mica interferire durante le vostre preziose riunioni!» aggiunsi sprezzante.

I ragazzi mi guardarono straniti, ma sembravano alquanto incuranti della cosa.

«Comunque, prendici per il culo anche tu quanto vuoi, ma intanto Eddie ci ha dato davvero una mano a sentirci meno soli nel nuovo liceo senza Will e adesso anche Lucas.» replicò mio cugino.

Non dissi nulla. Non mi fidavo dello svitato e un po' mi preoccupava la venerazione che Dustin sembrava mostrargli, ma a lui sembrava stare bene così.

Feci spallucce, continuando a rimuginare sul mio piano – ero più che decisa a divertirmi con un po' di erba magica quella sera. E speravo che Robin si sarebbe liberata in serata, per dividerla con lei da buona amica.

Sorrisi con il pensiero a ciò che mi si prospettava.


*** spazio autrice ***

Capitoletto breve ma che mi serviva per fare da bridge per il proseguo della storia.

Gli altri saranno più lunghi e intensi ^^

Take on me - Eddie MunsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora