4.

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Erano quasi le 19. Dustin stava già urlando che eravamo in ritardo per colpa mia, ma io avevo perso un sacco di tempo per sistemarmi i capelli. Alla fine, avevo optato per una treccia. Jeans, camicia a quadri con sotto il maglioncino, giubbino di pelle, e scesi giù dove mi aspettava mio cugino sempre più impaziente.

Mi battei una mano sulla fronte. Avevo scordato la Warlock in camera. Corsi su, sotto lo sguardo disperato di Dustin, agguantai la chitarra e ridiscesi di corsa.

Uscimmo e questa volta fummo salvati da zia che aveva deciso di accompagnarci con la macchina.

<Ancora non ho capito che commissioni devi fare al campo caravan!> esclamò zia, facendomi per l'ennesima volta la stessa domanda.

<Devo consegnare un ordine per conto del negozio, zia>, sbuffai. Adoravo zia, anche perché mi aveva permesso senza problemi di vivere con loro, ma a volte era un po' pesante.

Arrivammo a destinazione in meno di 10 minuti. Salutammo e ci avviammo verso la roulotte di Eddie. Quel posto faceva venire i brividi. Era brutto pensare come certe persone fossero costrette a vivere. Sospirai e affrettai il passo per stare dietro a Dustin.

<Ancora non vuoi dirmi per chi è questa chitarra?> mi domandò, curioso.

<Sta per tornare dal proprietario.> rivelai, sempre rimanendo sul vago, e lui scosse la testa.

Alla porta cominciai a pensare che forse non era stata una buona idea e stavo per tirarmi indietro quando la porta si aprì, rivelando il nostro ospite.

Eddie sgranò gli occhi, meravigliato di ritrovarsi di fronte me con in mano la sua custodia.

<Che cav....> disse. <E tu che ci fai qui?> chiese, sempre più stupito.

Intervenne Dustin che non aveva colto la nostra interazione.

<Oh, Eddie, lei è mia cugina Sally. Deve lasciare questa chitarra ad un cliente, e poi va via.> si affrettò a dire.

<Entra.> gli disse lo strambo, poi aggiunse rivolto a me <Quindi l'hai riparata?>

Annuii, mentre un sempre più meravigliato Dustin apriva la bocca nel realizzare che avevo sistemato proprio lo strumento del suo amico. Eddie lo spinse dentro e io sorrisi.

<Pensavo che la volessi subito.> affermai, porgendogli la custodia.

<Ci hai messo poco? Come è venuta?>

<Se vuoi provala.>

<Sì, ma non qui. Vieni.> e si mise da parte per farmi entrare. Non so perché, ma lo seguii in casa.

Dentro, assieme a Dustin, c'erano già Gareth, Jeff e Grant, seduti attorno al tavolo, che ci guardavano curiosi, mentre lo strambo mi faceva strada fino a quella che credevo dovesse essere la sua stanza.

<Wow. Tu sì che sei un vero fan della musica.> dichiarai stupita, vedendo tutti quei poster di band metal appesi sui muri.

<Questa è musica.> sottolineò lui e io sbuffai.

<Dai, vediamo se ho fatto un buon lavoro, e se mi merito la ricompensa.>

Lui sorrise, ma era diffidente. Sfilò la chitarra dalla custodia e delicatamente la appoggiò sulle sue gambe, mentre si sedeva sul letto. Io rimasi in piedi vicino alla porta.

Guardava quella chitarra così pieno di amore che quasi quasi avrei voluto lasciarli soli. Anche se un po' mi piaceva questa venerazione per quello strumento. Mentre sfiorava le corde, mise le dita in posizione per un powerchord e la chitarra reagì rivelando nell'aria delle note armoniose. Il ragazzo chiuse gli occhi. E in quel momento mi sentii al 100% in sintonia con lui.

<E' perfetta.> ammise, studiando il pickup. <Sei stata brava. E anche molto veloce.> mi disse, rendendosi conto che in quella stanza oltre a lui e alla sua fidanzata-chitarra ci fossi anche io. Proseguì. <Senza contare che hai salvato la vita a tutti noi del gruppo. Grazie.> e mi sembrò sincero.

<L'ho fatto solo perché volevo mettere le mani su una Warlock. Sei stato fortunato che mi ricordassi come si aggiusta un pickup.> sdrammatizzai.

<Come mai sai aggiustare chitarre?>

<E' una lunga storia, e anche un po' noiosa a dirti la verità...> tagliai corto.

<Wow... una vera sorpresa. Sei passata da ragazzina stronza a liutaia, wow.>

Mi stava prendendo per il culo? Strinsi gli occhi.

<Ad ogni modo sono qui per la mia ricompensa.... Sono 45 dollari per il pezzo del pickup che ho cambiato... e per la manodopera...  ci siamo accordati diversamente, mi pare....>

Sorrise.

<Assolutamente sì. Ogni cosa ha il suo prezzo, e visto che hai fatto un buon lavoro, ti darò anche un'extra.>

Posò la chitarra sul letto, si alzò e cominciò a cercare qualcosa sotto il letto, al che, tirò fuori una specie di scrigno nero, e cominciò a rovistarne l'interno. Ad un certo punto tirò fuori una bustina con dell'erba.

<Questa, cara Sally, è l'erba pipa di Pianilungone, la migliore del decumano sud.> e mi porse la bustina, sorridendo.

Io lo guardai come se fosse pazzo e non afferrai quanto mi stava porgendo. Anche se mi venne da sorridere quando lo sentii pronunciare il mio nome.

<Non l'hai capita?... Cavolo dai, è da Il Signore degli Anelli? L'erba pipa? Quella che fumano gli hobbit della Contea?> continuò lui, cercando di spiegarmi la sua battuta, come se fossi una bambina di 5 anni a cui si sta raccontando una fiaba.

<Ahhhhhh, quella roba da nerd che legge mio cugino?!> dichiarai scuotendo la testa.

<Va bè, comunque, è l'erba migliore che ho. Di solito non la vendo, la tengo per me. Ma questa volta, visto che mi hai aggiustato la Warlock, farò un'eccezione.>

<Mmmm.... Grazie.> ammisi senza sembrare troppo entusiasta e presi la bustina, nascondendola nella tasta interna della giacca. Poi realizzai. <E i soldi per il pezzo?>

<Ehm, per quelli ti chiedo se possibile di aspettare domani. Devo, ehm, fare un po' di vendite. Al momento sono al verde.> ammise, grattandosi la testa.

<Mmm okay, ma non più tardi delle 15. Alle 16 devo stare in negozio e devo mettere i soldi in cassa prima che il sig. Neil se ne accorga.> Quel ragazzo stava rischiando davvero di farmi perdere il posto. Per non parlare del fatto che le vendite a cui si riferiva erano spaccio di erba o cose peggiori. Cercai di non farci caso.

<Promesso.> e mi tese la mano. Gliela strinsi.

<Heyyyyyy, ma che state facendo lì dentro, Eddie?? E' venuto anche Mike. Dobbiamo giocare.> la soave voce di Dustin ci fece sobbalzare e ci staccammo in un lampo.

<Aa.. arrivo> gli urlò il ragazzo, che sembrava visibilmente scosso.

<Io devo andare.> e avvicinai la mano alla maniglia.

<Non vuoi rimanere a giocare?> chiese, spiazzandomi.

<Stai scherzando?! Non passerò tutta la serata chiusa qui dentro con un gruppetto di nerd che giocano ad un gioco ancora più strambo di loro.> rivelai convinta e lui si incupì.

<Ed ecco che ritorna la stronza... comunque va bene. Allora buona serata.> e mi superò, aprendo la porta e andando in cucina. Sembrava offeso. Alzai gli occhi al cielo e lo seguii. 


*** spazio autrice ***

di nuovo ciao a chi sta seguendo questa mia storia. come promesso questo capitolo è un po' più lungo e un po' più dinamico. Spero che vi piaccia.

Cheers 

Take on me - Eddie MunsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora