19.

1.3K 82 40
                                    

Nell'attimo in cui Eddie era tornato in camera ero talmente preoccupata a non farmi vedere vicino alle manette che non avevo potuto osservare per bene i suoi tatuaggi – ero riuscita però a vedere che ne possedeva diversi sul petto e sul braccio.

Ovviamente avrei voluto saperne di più, ma se ripensavo a cosa avevo rischiato prima per la mia dannata curiosità relativa a quelle maledette manette, convenni che forse avrei fatto meglio a tenermela per me.

Il mio ospite ritornò dopo qualche minuto, vestito di tutto punto, per la gioia della mia sanità mentale, un po' meno per la pervertita che c'era in me e che gli effetti del fumo tenevano ben sveglia.

<Andiamo?> mi chiese infilandosi il giubbino di pelle sopra la maglietta dell'Hellfire club.

<Certo.>

Salimmo sul suo van diretti chissà dove. Prima di mettersi al posto guida, il mio autista aveva provveduto a caricare la sua Warlock nel bagagliaio. Mi domandai internamente quale ne fosse la ragione, ma evitai di porre direttamente la domanda.

Avevo accettato di fare questa cosa con lui senza pensare che avrei dovuto andarmene in giro per la città sul furgoncino dello svitato e questo cozzava con il punto 3 del nostro accordo.

Sospirai e il pilota se ne accorse.

<Vado troppo veloce?>

<No, macchè, anzi dovresti accelerare un po', non vorrei che se facessimo un incidente poi potrebbero mantenerci in vita artificialmente, almeno così ci resteremmo secchi.>

Lui scoppiò a ridere.

<Sono ancora gli effetti dell'erba o hai deciso di mettere in pausa la stronza che c'è in te oggi? Ti stai rivelando più simpatica del solito questa mattina.>

<Mmmmm, credo che sia ancora l'effetto, non abituartici troppo.>

<Per carità, anzi, mi stupirei del contrario.>

Arrivammo davanti al locale in Cherry Lane dove il gruppo aveva suonato la scorsa settimana e il gestore non appena ci vide fece per rientrarsene dentro. Eddie lo placcò.

<Scordatevelo. Non vi farei suonare qui nemmeno se foste voi a pagare me.>

<Ma sig. Torne!> provai a intervenire.

<No, no. Assolutamente no! Buona giornata.> e ci chiuse la porta in faccia.

<Che dicevi dei miei superpoteri?> domandai sollevando un sopracciglio.

<Vabbè, può capitare anche ai migliori un piccolo fiasco. Non arrendiamoci.> e mi aprì la portiera del van.

Mi misi la cintura e ripartimmo.

Provammo inutilmente in altri tre locali – avevo provato a tirare fuori la mia migliore parlantina, ereditata da mia madre, ma a nulla era sembrato contare. La maggior parte dei gestori era diffidente, se non addirittura spaventata da Eddie, e purtroppo difficilmente avrebbero cambiato idea.

Stavamo quasi per rassegnarci quando all'improvviso mi venne in mente che anni fa mio padre aveva suonato con la sua band, nell'unica nonché rara occasione in cui era tornato qui ad Hawkins in veste di cantante, in un locale nei pressi di Oak Street chiamato The Hideout.

Era davvero l'ultimo tentativo ultimo, poi avremmo dovuto rassegnarci.

Ci avvicinammo all'ingresso e dissi ad Eddie di lasciar parlare me, in cambio mi cedette il passo e fece 'prego' con la mano.

<Salve, c'è nessuno?>

David O'Connor, il proprietario, si affacciò da dietro il bancone del pub.

<Siamo chiusi, apriamo alle 17.00. Se siete qui per le consegne dovete passare dal retro.> ci liquidò con poche parole.

<Veramente, sig. O'Connor, siamo qui per proporle di lasciar suonare la nostra band nel suo locale.> notai che al mio 'nostra' il ragazzo accanto a me fece un sorriso.

<Ragazzi è da un po' che non faccio suonare band nel locale. Ormai con la radio i clienti preferiscono la musica internazionale – la dance va forte quest'anno.>

Vidi che il moro scuoteva la testa disgustato e a me scappò una risatina.

<Certo, capisco signore, ma mi creda, questi ragazzi sono molto dotati.>

<Che genere fate?>

<Per lo più rock.> decisi di rimanere sul vago perché se avessi detto metal pensavo che non avremmo avuto nessuna possibilità.

<Ahhh, rock, quello era il genere che andava di moda quando ero ragazzo. Ho fatto venire a suonare tante band all'epoca.> fece lui con tono nostalgico.

<Sì, ne so qualcosa. Io sono la figlia di Joel Marr degli Impressive Rugs.> giocai le mie carte.

<Co...? La figlia di Joel? Eccome se ricordo tuo padre. Mi fece fare sold out per mesi dopo che venne a suonare qui.> fece lui ammirato.

Sapevo che se avessi nominato mio padre avrei catturato la sua attenzione, e sapevo che in quel momento avevo gli occhi ammirati del mio compagno di gruppo incollati addosso, me li sentivo. Parlare di mio padre mi aveva causato una fortissima botta allo stomaco, ma provai ad ignorare il dolore.

Strinsi la mano destra come per farmi forza e continuai.

<Veda sig. O'Connor non parlerei così di questa band se non fossi sicura delle loro capacità. Le chiedo di darci una possibilità, una soltanto. Questi ragazzi sono i più infuocati di tutta Hawkins. Se poi non ci riterrà all'altezza ce ne faremo una ragione. Che ne dice?>

Feci risoluta allungandogli la mano.

<Corro un grosso rischio, ma vediamo se sei davvero la figlia di tuo padre, signorina.> e la strinse.

<E vai.> disse il riccio. <Non se ne pentirà.>

<Quando possiamo suonare?>

<Venite martedì alle 19.00 per sistemare la strumentazione, verso le 21.00 potrete cominciare.>

<Grazie mille, sig. O'Connor.> gli disse Eddie stringendogli la mano a sua volta.

Uscimmo e ci demmo il cinque. Per qualche secondo le nostre mani rimasero intrecciate, poi le sciogliemmo quasi subito, imbarazzati.

<Sei stata un fenomeno là dentro!> esclamò entusiasta, indicando il locale.

<Sì, bè, ho provato il tutto per tutto.> feci spallucce.

<Quando avevi intenzione di dirmi che eri la figlia di Joel Marr degli Impressive Rugs?>

<Ehm, mai? L'ho tirato in ballo solo perché sapevo che il sig. O'Connor non avrebbe potuto dirmi di no dopo aver saputo chi fosse mio padre. Ma, credimi, non è una cosa di cui vantarsi o andare fiera.> ammisi in un impeto di sincerità.

Il ragazzo mi guardò interdetto dopo la mia ultima affermazione. Io continuavo a fare apri e chiudi con la mano destra e un'ondata di dolore che non aveva niente a che vedere con quello fisico mi avvolse.

Incrociai le braccia al petto, come a tenere insieme tutti i pezzi del mio essere.

Eddie se ne accorse e cominciò a fissarmi strano, ma per mia fortuna fu molto discreto e non mi fece ulteriori domande.

Cavolo, dovevo darmi un contegno o tutti i mesi passati a lavorare su questa cosa sarebbero stati vani.

***

ciao a tutt*

vi ringrazio davvero tanto per il vostro supporto **

sono riuscita a pubblicare un nuovo capitoletto, dove forse iniziamo a capire qualcosa di più su Sally... che ve ne pare? **


Take on me - Eddie MunsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora