33.

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Me ne andai al mio armadietto e anche quella volta ci ritrovai un bigliettino da parte di Eddie. Le farfalle nello stomaco presero a volare solo nel leggere la sua grafia sghemba su un fogliettino a quadretti mezzo strappato. Stavolta al suo interno c'era un disegno con tre paia di occhi - verdi, blu e grigio con accanto il pezzo della strofa della canzone Temptation:

Oh, you've got green eyes
Oh, you've got blue eyes
Oh, you've got grey eyes

E tra parentesi: (Ancora non ho capito quale cazzo sia il tuo colore di occhi, è possibile?)

Cominciai a ridere, mentre ripiegavo il fogliettino e me lo mettevo in tasca.

Uscii e mentre mi avviavo verso il parcheggio lo vidi vicino alla sua auto che mi stava fissando, feci finta di avvicinarmi alla fermata del bus che era lì vicino.

<Sei davvero un dannato stalker allora?> gli sussurrai senza farmi notare dagli altri.

<Uno che non sa nemmeno di che razza di colore siano i tuoi occhi credo che sia proprio uno stalker di merda.> scoppiammo a ridere entrambi e solo a vedere il sorriso che si rispecchiava nei suoi occhi mi sentii le gambe molli. <Vuoi un passaggio? O è troppo per il nostro accordo segreto?>

Mi guardai intorno e mi accorsi che non era rimasta poi così tanta gente a scuola.

<Okay.> entrai in macchina.

<Prima o poi mi dirai perché ti vergogni di me?> sembrava una battuta ma, allo stesso tempo, c'era un che di vero nel suo tono.

<Stai scherzando?>

<Sì e no... cioè capisco che una come te non voglia farsi vedere con uno come me, ma insomma, non sono un oggetto, non voglio essere usato solo per soddisfare i tuoi desideri perversi quando siamo da soli.> scoppiò a ridere, poi prima che potessi replicare aggiunse, <No, non è vero, usami quanto ti pare per quello.>

Avevo già alzato un sopracciglio pronta per rispondergli a tono ma non appena sentii quelle ultime parole cominciai a ridere a mia volta.

<Tu sei tutto matto, Eddie Munson.>

Mentre guidava avevo preso a carezzargli il braccio e lui non andava nemmeno a 40 all'ora.

<Vuoi che ci fermino perché vai troppo piano?>

<Deciditi, o non ti piaccio quando vado veloce o non ti piaccio quando vado lento, non puoi entrambi!>

Avrei voluto rispondergli che lui mi piaceva sempre, ma le parole mi morirono in gola, non so se ero pronta ad una rivelazione del genere, non sapevo nemmeno se fosse vero quello che avevo appena pensato, quindi, mi limitai a far finta di guardarlo male e ripresi con le carezze e con il nostro codice segreto.

Appena accostò dall'altro lato della strada rispetto alla Neil's records puntò i suoi occhi neri e profondi nei miei, sembrava come se mi stesse scannerizzando, e al loro interno si riusciva a leggere l'urgenza che aveva il suo corpo di scontrarsi con il mio - fu, infatti, praticamente automatico il fatto che mi afferrasse il viso e mi tirasse verso di lui. Quel bacio fu molto diverso dal primo (o meglio dai primi della giornata precedente) era molto più impetuoso, ormai le nostre bocche e le nostre lingue si conoscevano già e sapevano come toccarsi, incontrarsi e armonizzarsi. Aveva fumato una sigaretta prima di mettersi in viaggio e la sua lingua mostrava ancora traccia di quel sapore, che si mischiava con quello di coca-cola che invece aveva la mia. Le sue mani non lasciavano il mio volto, come se volesse sincerarsi della mia effettiva presenza al suo fianco, mentre le mie scivolavano tra i suoi capelli, che mi divertivo a tirare leggermente e a sentire i piccoli gemiti che ne derivavano.

Take on me - Eddie MunsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora