28.

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Per la prima volta era stata una notte senza incubi; mi ero svegliata completamente ricaricata. La conversazione con Harrington era stata un balsamo per le mie ferite interiori e mi aveva aiutato a rimettere assieme i miei pezzi, o almeno gran parte di essi.

Zia ci aveva accompagnato a scuola e io come al solito mi ero dileguata non appena avevo messo piede fuori dalla macchina.

Me ne andai a lezione di chimica, dove facevo banco con Robin.

<Meno male che tu sei brava in queste cose, altrimenti io rischio di innescare un'esplosione un giorno sì e l'altro pure.>

Risi.

<Tranquilla, lascia che sia io a mischiare le sostanze.>

Cominciai a trafficare con le provette e intanto Robin aveva già cominciato a parlare a macchinetta, raccontandomi che aveva dovuto subire l'ennesima cena di famiglia, in cui aveva dovuto vestirsi come una bomboniera, evitare di esprimersi in gergo e, praticamente, di essere sé stessa.

La appoggiai totalmente, rassicurandola che la prossima volta sarebbe potuta venire a cena da noi, poi le chiesi di Vickie, ma mi mostrò una faccia scoraggiata, peggio di quella che aveva avuto mentre mi parlava della cena con i parenti.

<Niente Sal, non ci parliamo mai, se ogni tanto ci becchiamo nei corridoi con le altre della banda ci sorridiamo e basta, non ce la faccio a spiccicare parola con lei.>

<Certo che è proprio assurdo, tu Robin Buckley, praticamente la persona più logorroica che conosca, che non riesci a parlare. E' grave!> annuii.

<Lo so! Ma è lei che mi fa questo effetto!> sospirò.

<Ma scusa, sei così brava a fare il guru dell'amore con gli altri e poi non segui i tuoi stessi consigli?? Parlale, rompi il ghiaccio, anche con una scusa stupida, una battuta, non farti scoraggiare.>

<E' che mi sembra sempre di essere ridicola davanti a lei.>

<Ma sei pazza? Tu sei una delle ragazze più fighe che conosca, non potrai mai essere ridicola. Forse, sei solo tanto insicura da questo punto di vista, e devi vincere le tue insicurezze.> affermai convinta.

<Mi sembri Steve.> sbuffò.

<No, dai, il saggio è lui, non voglio questo primato.> ridacchiai.

<Comunque ci proverò, se tu proverai ad ammettere che ti piace lo svitato.>

<Robin!>

Alzò un sopracciglio.

<Non so cosa provo e non voglio capirlo adesso, voglio vivere le cose attimo per attimo e per il momento sto bene in questa strana amicizia che si è venuta a creare.>

<Hai ragione... forse... comunque sei diventata troppo saggia, non va bene.> scosse la testa ridendo.

<E' colpa di mamma Steve.> ammisi.

<Lo sapevo che c'era di mezzo Harrington.> e ridacchiammo.

Ci salutammo per le lezioni seguenti e dopo altre due ore di matematica, fu finalmente ora di andare in mensa.

Presi una specie di lasagna che era una pallida imitazione di quella originale italiana e presi posto al solito tavolo mio e di Buckley.

Cominciai a mangiare e mi voltai un paio di volte per osservare il tavolo degli sfigati, stavano tutti ridendo mentre Eddie abbracciava mio cugino e Mike Wheeler, avrei dato chissà cosa per sapere cosa si stessero dicendo.
Notai, con grande rammarico, che il moro non aveva provato a cercarmi con lo sguardo nemmeno una volta, nonostante fossero quasi dieci minuti che li stessi fissando.

Take on me - Eddie MunsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora