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Eddie's POV

Quel giorno l'avevo cercata, rassegnandomi e aspettandola davanti casa sua. A scuola non ero riuscito a vederla, ero fermamente convinto che mi stesse evitando e non potevo biasimarla.

Quasi mi venne un colpo nel vederla scendere dopo un po' dalla macchina della sig.ra Henderson, feci appello a tutto il mio coraggio e mi avvicinai, gettando la sigaretta a terra.

<Sally?> mi venne fuori una voce incerta e lei sobbalzò nel sentirla, ma non si voltò.

<Sally ti prego, possiamo parlare?> okay in quel momento sembravo davvero disperato, ma non potevo farne a meno.

<Cara, ti aspetto dentro.> intervenne interdetta la mamma di Dustin.

<No, arrivo!> le rispose mentre la signora si allontanava, poi si rivolse a me. <Non è che ci sia molto di cui parlare!> rimase sempre di spalle e fece per andarsene.

<Dai Sally! Ti prego, non fare la bambina!> ero frustrato.

<Bambina??? Bambina???> si voltò di scatto era livida di rabbia, non l'avevo mai vista così. <Tu non sai niente, Eddie Munson, e non ti permettere di giudicarmi! Tu dici di essere un emarginato, un outsider, ma non sai cosa vuol dire esserlo davvero, avere gli sguardi di odio tutti puntati su di te! Anche quelli delle persone più importanti per te! Della tua famiglia!> sputò fuori quelle parole con una voce rotta e angosciata.

<Sally, ti prego, lascia che ti aiuti!> la implorai.

<Non ho bisogno di nessun aiuto, voglio solo essere lasciata in pace, ci riesci? O sei davvero così svitato da non capire il significato delle parole?> si voltò e mi sbatté la porta in faccia, lasciandomi completamente sconvolto. Le sue parole mi avevano trafitto più di quanto avesse potuto fare un coltello. Calde lacrime cominciarono a scendermi dagli occhi, mentre restavo inerme a fissare quell'entrata.

Dopo un tempo che mi sembrò interminabile mi sentii scuotere da qualcuno, era Dustin che stava rientrando.

<Ehi, amico!> mi salutò, <Ehi stai bene?> mi chiese poi dopo avermi gettato un'occhiata più approfondita.

<Dus, credo di averla persa!> e nel pronunciare quelle parole ad alta voce mi sembrava come se ormai fossi arrivato ad un punto di non ritorno.

<No, dai, non dire così! Non ci credo! Entra dentro, parlate!> mi esortò.

<No, non voglio sentirmi ripetere quelle cose. Mi ha già detto quello che aveva da dirmi.>

<Dai, Eddie, non so cosa vi siate detti, ma non può essere, non può finire così, cioè voi siete fatti l'uno per l'altra!>

<No, tu non puoi capire lo sguardo che aveva mentre mi parlava, non l'ho mai vista in quel modo!>

<Ne ha passate tante...> poi aggiunse, <non voglio giustificarla, ma voglio che tu non getti la spugna!> mi incoraggiò.

Sospirai.

<Ciao, amico.> lo salutai e mi rifugiai nel mio van.

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Ormai erano un paio di giorni che il negozio di dischi era diventato il mio rifugio, me ne stavo lì con Harrington e Buckley, sperando, e allo stesso tempo temendo, di vederla, ma inutilmente. Anche perché nella mia stanza non riuscivo a starci più di tanto, avevo ormai cominciato a dormire sul divano, tanti erano i ricordi di cui la mia camera era stata testimone. Non riuscivo nemmeno a concentrarmi più di tanto sulla musica o sulle campagne di D&D. Mi sentivo come perso, come se qualcuno mi avesse gettato nel bel mezzo dell'oceano senza salvagente e io dovessi fare il possibile per non affondare.

Take on me - Eddie MunsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora