17.

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Venni accolta dal tepore della casa e dall'odore di caffè. Fu un insieme piacevole che mi fece rilassare un pochino.

<Prego, accomodati.> mi indicò il divano di pelle nera nella sala. Mi sedetti. Lui entrò in camera e ne uscì dopo qualche secondo con indosso il pantalone di un pigiama. Lo ringraziai internamente per avermi evitato eventuali figuracce relative a possibili occhiate in zone poco opportune.

<Ti chiedo scusa, ma la signora delle pulizie è in ferie.> scherzò, mentre provava a rimettere a posto la pila di piatti e tazze sporche nel lavello.

<Tranquillo, anzi, scusami tu se sono piombata così a casa tua di sabato mattina.> ammisi, sfregandomi le mani.

<Non preoccuparti, tanto avrei dovuto svegliarmi abbastanza presto. Comunque, tutto okay?> mi chiese voltandosi verso di me.

Annuii senza guardarlo.

<Vuoi un po' di caffè?> mi chiese mentre trafficava con la macchinetta.

<Volentieri, grazie.>

<Allora a cosa devo la visita?>

<Insomma... volevo solo dirti che ho preso una decisione in merito a quanto mi avevi chiesto, sull'essere la tua... cioè la vostra roadie.> ecco che cominciavo ad impicciarmi, eppure quella mattina avevo provato il discorso così tante volte mentre ero in doccia che mi era venuto perfetto.

Si voltò e mi guardò, facendo un'espressione per esortarmi a continuare.

<E allora, volevo dirti che accetto. Ma ad alcune condizioni.> misi le mani avanti.

<E sarebbero?> sorrise.

Ecco che veniva la parte più difficile. Feci un respiro profondo, mi alzai e iniziai a fare avanti e indietro per la stanza. Lui mi osservava curioso.

<Allora punto 1, non potrò venire a tutte le prove per via del lavoro in negozio e dello studio, ma vi garantisco almeno un paio di presenze settimanali.> cominciai a tenere i punti con le dita.

Lui stava per parlare, ma lo bloccai con la mano.

<Ti prego, fammi finire e poi mi dici cosa ne pensi.>

<Oook.>

<Punto 2, mi fa piacere aiutarvi, ma vorrei essere anche un pochino ricompensata, dato che sarà tutta mia la responsabilità di sistemare gli strumenti, perciò, mi piacerebbe essere pagata non in denaro, ma con un po' della tua erba pipa.> dichiarai arrossendo e lui sorrise.

<Credo si possa fare.> mi interruppe, poi vedendo il mio sguardo fece segno di chiudersi la bocca con una zip.

<Punto 3> ripresi <E questo è quello più importante, vorrei che la cosa non venisse pubblicizzata a scuola. Cioè, vorrei che restasse tra noi, e che nessun altro, a parte i presenti al vostro concerto della scorsa volta al massimo, ne venisse a conoscenza.> abbassai lo sguardo.

<In pratica ti vergogni di far sapere ai nostri compagni che fai parte del mio gruppo?> mi chiese aggrottando le sopracciglia.

<No... cioè sì... cioè so che potrebbe sembrare così... ma in realtà è perché non voglio che si sappia che ho di nuovo a che fare con la musica! In pratica è una lunga storia...>

<E anche un po' noiosa?> finì lui la mia frase, meravigliandomi che ricordasse le parole che gli avevo detto la prima volta che avevamo parlato nella sua stanza.

<Ehm, sì.> ammisi, abbassando gli occhi. <Insomma, che ne pensi?>

Stavo morendo dentro, ma cercavo di non darlo a vedere. Sapevo benissimo che non doveva essere stato proprio bello sentirsi dire che volevo che a scuola ci ignorassimo, ma speravo di essermi spiegata, anche se molto a stento.

<Posso pensarci?> mi chiese spiazzandomi.

<Oh, certo, come no, prenditi tutto il tempo che vuoi.>

Mi alzai per uscire.

<Dove stai andando?> mi domandò lanciandomi un'occhiata.

<Ehm, a casa?>

<E il caffè?> mi indicò le due tazze che aveva appena riempito.

<Ah, oddio, è vero, scusa.> tornai indietro e mi sedetti sul divano.

Lui proseguiva a guardarmi circospetto, mi porse il caffè e prese posto accanto a me.

Non eravamo mai stati così vicini, e non potevo nascondere che la cosa mi metteva ulteriore agitazione.

Presi la tazza e soffiai prima di dare un sorso. Era amaro rispetto a come di solito lo prendevo, ma in quel momento fu come un balsamo rigenerante. Mi sentivo in forte imbarazzo e avere qualcosa da fare, come bere una cosa calda, sembrava ritemprarmi un pochino.

<Devi lavorare al negozio oggi?> mi domandò rompendo il silenzio che si era venuto a creare.

<No, oggi sono libera.>

<Bene, allora ti va di venire con me a chiedere a qualche gestore se è possibile suonare nei loro locali?>

<Quindi posso essere la vostra roadie?> domandai speranzosa, meravigliandomi di me stessa.

<Credo di sì, ma anche io ho delle condizioni da proporti.> mi disse lui mentre si alzava per andare in camera.

<Cioè?> lo guardai strana.

Non mi rispose, ma sentivo che stava imprecando perché forse aveva dato una botta da qualche parte.

<Tutto okay?> mi alzai.

<Sì, sì.> tornò nella sala con in mano una bustina di erba e un trita tabacco.

Gli lanciai un'occhiata circospetta.

<Quali sarebbero queste condizioni?> incrociai le braccia al petto.

<Punto 1 che ci aiuterai a promuovere il gruppo nel negozio del sig. Neil.> nel mentre univa il tabacco all'erba pipa.

<Ok.> feci spallucce.

<Non è finita...> mi bloccò lui mentre metteva il tutto in una cartina e aggiungeva il filtro.

<Punto 2 che mi insegnerai quello che sai sugli strumenti.> leccò la cartina per richiuderla.

Mi voltai meravigliata.

Lui sorrise.

<Vedi Sally, ti ricordo che quest'erba è quella di Pianilungone del decumano sud, nonché la migliore che tu possa trovare in tutto il nord est di questo nostro amato e assurdo Paese, e non penso di poterla cedere senza ricevere nulla in cambio.> mi porse la perfetta canna che aveva appena rullato.

<Non so se voglio condividere i trucchi del mestiere con te.> lo stuzzicai mentre prendevo il clipper che mi porgeva.

Detti un tiro. Cazzo, era ancora più buona di come la ricordavo. Per fortuna non tossii, evitando di fare anche la figura della pivella, ma non senza sforzo.

<Ogni cosa ha il suo prezzo.> rise mentre gli passavo la sigaretta.

<E va bene, ti insegnerò quello che so.> cedetti, scuotendo la testa, ma in realtà mi veniva da ridere.

<Strano, come l'erba unisca le persone...> mi rivelò all'improvviso, spiazzandomi.

<Sai come si dice: non puoi chiamare amico chi prima non è stato tuo nemico.> Cosa cazzo avevo appena detto?? Mentalmente andai a rifugiarmi nell'angolino.

<E questa? AHAHHAHA, non l'avevo mai sentita! Sei forte quando sei fumata.> rise a crepapelle e cominciai a ridere anche io.

Iniziavo a sentire gli effetti del fumo e, in quel momento, seduta a fumare erba sul divano accanto al tipo più strambo che avessi mai conosciuto mi sembrò di essere in pace.

***

ciao a tutt*

innanzitutto volevo ringraziare tantissimo chi di voi ha aggiunto la mia storia alla sua raccolta e grazie infinite anche a tutti voi che la supportate con commenti e stelline ** 

che ne pensate di questo capitolo? io adoro quando sono insieme Eddie e Sally ** 

Take on me - Eddie MunsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora