35.

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Eddie's POV

Non credevo fosse possibile odiare una persona così tanto come in quel momento stavo facendo con quell'idiota di Jason Carver. Come si era permesso di andare lì al tavolo delle ragazze e mettersi a fare il suo solito show da sbruffone a capo della scuola? Non avevo potuto ascoltare cosa si erano detti, ma quello che mi faceva ribollire di rabbia era il fatto che lui potesse andare da lei, chiacchierare o anche solo sedercisi vicino come se niente fosse, mentre io non potevo. Non potevo stare vicino alla persona più importante per me in quel momento per via di quel patto all'apparenza stupido, ma che avevo capito celasse dietro delle ansie e paure che Sally si portava dietro da Chicago. Ero geloso sì, ma non di Carver in sé, ma lo ero perché lui poteva essere libero di starle vicino, di scherzare con lei, di parlarle, mentre io dovevo accontentarmi delle pause rubate al negozio di dischi o delle rare sere in cui ci trovavamo da soli nel mio van. Non mi lamentavo perché sapevo che lei aveva bisogno dei suoi tempi, ma cominciavo a trovarmici un po' stretto in quella situazione.

Aspettai la fine delle lezioni e corsi al mio van. Per rilassarmi accesi la sigaretta magica che avevo preparato in precedenza e attesi che tutti i ragazzi della scuola andassero via. Dopo una decina di minuti sentii bussare al finestrino.

<Ce l'hai fatta ad uscire!> esclamai vedendola.

<E tu invece non ce l'hai fatta ad aspettarmi per condividerla?> con uno strano cipiglio indicò la cicca che avevo fumato per oltre la metà. Gliela passai.

<Scusa, ero un po' nervoso!> ammisi.

<Tu nervoso? Possibile?> ridacchiò buttando fuori il fumo.

<Capita anche ai migliori.> allargai le braccia e lei ci si fiondò.

<Mi sei mancato!> rivelò respirandomi nell'incavo del collo.

<Tu di più!> sospirai, respirando il suo profumo.

Si alzò con il volto e incollò le sue labbra alle mie – qualsiasi ansia, preoccupazione, rabbia svanì in quell'esatto istante. Avrei voluto chiederle di quel coglione di Carver, ma non volevo sprecare del tempo a parlare di lui. Tra l'altro, lei era lì con me, tra le mie braccia e niente poteva turbarmi in quel momento. Mi diede piccoli morsetti al lato del collo, che accompagnava con degli umidi baci.

<Ehi, sei diventata una vampira.> ridacchiai mentre internamente stavo impazzendo.

Tutto il mio corpo stava fremendo a quel contatto, mi sentivo quasi ridicolo per quello che stavo provando e non riuscivo a spiegarmi. Piccole grandi scossette si prolungavano sulla mia pelle e mi arrivavano direttamente al cervello mandandomi in blackout.

Incatenai i miei occhi ai suoi: iridi scure contro iridi cangianti. Non c'era nessuna possibilità di vittoria, ero completamente, totalmente in suo potere.

Sospirai.

<Che c'è?> mi domandò con fare innocente.

<Devo anche spiegartelo?> aggrottai un sopracciglio. <Ormai è inutile che ti ripeta l'effetto che mi fai.> esalai la mia frustrazione.

<La cosa credo sia abbastanza palese...> mi voltai di scatto e lei proseguì. <Così come credo che sia ovvio che sia assolutamente, pienamente reciproca.> sorrise.

In quel momento il mio cuore mi sembrò il centometrista più veloce della storia.

Parcheggiai nella strada dietro al negozio di dischi, Sally rimase sorpresa nel vedermi scendere insieme a lei. Robin mi aveva detto che sarebbe dovuta andare a fare una consegna con il sig. Neil quel pomeriggio e quindi avremmo potuto approfittarne per discutere dell'organizzazione della festa a sorpresa per il suo compleanno.

Take on me - Eddie MunsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora