31.

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Salutai Robin e prima di scappare verso la prossima lezione mi diressi verso l'esterno, dove si trovavano le cabine telefoniche e ci infilai un paio di gettoni che per fortuna mi ritrovavo nel portafogli.

Steve rispose dopo un paio di squilli.

<Ehilà, Harrington.>

<Tu lo sai che mi hai fatto prendere un infarto, vero? Perché cavolo non ce lo hai detto che intendevi passare la notte dallo svitato??> mi rimproverò.

<Ehi, calma. Punto primo non è stata una cosa preventivata, è capitato, e punto secondo sono grande abbastanza quindi datevi un po' tutti una calmata che non sono sotto controllo della CIA!> puntai i piedi.

<Mmm... che avete fatto stanotte? Devo preoccuparmi?>

<Steeeeeveeee!!! Non è successo nulla, abbiamo solo dormito.> abbassai la voce per evitare di farmi sentire dai miei compagni.

<E dovrei crederci?>

<La smetti?? E' così.>

<Sally...> sembrava frustrato.

<Dimmi?>

<Che avevamo detto? Basta ripensamenti... agisci!>

<Non è facile...>

<Lo so, ma provaci!>

Sospirai.

<Devo andare Steve, sono già in ritardo per la prossima lezione. Oggi sei di turno al negozio?>

<Sì, tra poco mi avvio.>

<Va bene allora forse passo, se non mi caricano di compiti.> altro sospiro e lui ridacchiò.

<Okay. Ciao piccolina.>

<Ciao mammina.>

***

Eddie's POV

Ritornai in classe, ma fu difficile concentrarmi, tra quello che c'era stato tra me e Sally e il fatto che qui a scuola dovessimo ignorarci; non riuscivo a capirne il vero motivo e speravo che non fosse perché in realtà si vergognasse di me.

Avrei voluto parlarle, rivivere le emozioni che avevo provato prima, e non capivo come lei invece fosse così tranquilla mentre io ribollivo internamente. Poi, all'improvviso, l'illuminazione.

Attesi la fine delle lezioni come si aspetta il Natale, e quando la vidi in corridoio mentre sistemava i libri accanto al suo armadietto le andai incontro, fregandomene per una volta del cavolo di contratto che avevamo stretto e del fatto che avrebbe potuto darle fastidio e, soprattutto, infischiandomene dei miei trip mentali.

<Ehi, Sally.> sobbalzò nel sentirsi chiamare.

<Ehi.> si girò, guardandosi intorno.

<Ti va di venire con me?>

<Ehm, avrei da studiare.>

<Non ci metteremo molto, giuro. Vorrei solo farti vedere una cosa.> feci uno sguardo speranzoso.

<Okay.> una semplice parola, ma il mio cuore accelerò i battiti.

Le feci strada, anche se ogni tanto gettavo occhiate per sincerarmi che fosse davvero ancora vicino a me, come se ancora non credessi che stessimo camminando per gli stessi corridoi. La condussi fino al mio van.

<Hai intenzione di rapirmi, Munson?> mi chiese con quegli occhi che le splendevano. Oggi sembravano verdi. Aveva gli occhi cangianti, incredibile! Anche il colore delle sue iridi mi faceva diventare matto, come ormai tutto di lei.

Take on me - Eddie MunsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora