24.

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<Ti riporto a casa?> mi chiese il moro non appena ebbi finito di rimontare la maschera dell'amplificatore – alla fine non avevo trovato grandi problemi, a parte un filo staccato che avevo prontamente riattaccato.

<L'alternativa quale sarebbe?> gli chiesi meravigliata delle mie stesse parole.

<Mmm, pizza surgelata?>

<Se vuoi invitarmi a cena, proponi qualcosa di meglio di una pizza surgelata, svitato.> inarcai un sopracciglio e ridacchiai, ma confesso che mi sentivo anche lusingata.

<Già, hai ragione, non è granchè.> e alzò le spalle incupendosi. Che si fosse offeso per l'appellativo che avevo utilizzato?

<E invece mi va benissimo. E poi non dimentichiamo uno dei punti fondamentali del nostro accordo: devo insegnarti quello che so e potremmo approfittarne subito.>

Lui scosse la testa sorridendo e alzò le mani in segno di resa.

Mentre scongelava un paio di pizze io gli chiesi se potessi fare una telefonata per avvisare a casa che sarei rientrata un po' più tardi.

Mi rispose zia.

<Ciao zia, volevo dirti che mi fermo a cena con degli amici, torno più tardi ok?>

<Va bene, cara.>

Dall'altro lato sentii Dustin che urlava 'Evvaiiiii', e scossi la testa, mentre riagganciavo.

Appena mi voltai, notai che Eddie mi stava fissando seduto sul divano con due birre ad aspettarci. Mi fece cenno di raggiungerlo lì, tamburellando con le mani sul sedile.

Nell'attesa, cominciai ad elencargli i pro e contro degli amplificatori di nuova generazione e lui mi ascoltava rapito, annuendo con la testa, mentre si alzava ogni tanto per gettare uno sguardo al cibo che stava cuocendo.

Fummo interrotti dal drin del forno che ci indicava che la nostra cena era pronta. Eddie tagliò a fette le due pizze e le mise sul tavolino di fronte al divano.

<Buon appetito.>

Sorrisi e afferrai una fetta, solo in quel momento mi resi conto di quanta fame avessi.

Mangiammo in silenzio, lanciandoci ogni tanto delle occhiate.

Fu la cena più assurda che avessi avuto negli ultimi mesi. Avevo delle strane sensazioni allo stomaco che avevano poco a che vedere con la fame.

<Da quanto tempo suoni?> fui io a rompere il silenzio con quella domanda.

<Da quando mio zio Wayne mi regalò una chitarra acustica per il mio undicesimo compleanno. Aveva scoperto che suonare mi tratteneva dal fare... marachelle.> mi rivelò ridendo.

<Eddie Munson eri un bambino dispettoso?>

Lui non rispose ma mi lanciò un sorriso.

<Che c'è? Che ho detto?> lo incalzai.

<E' la terza volta oggi che mi chiami Eddie, è bello.> ammise lanciandomi un'occhiata intensa.

<E' questo il tuo nome, o sbaglio?> feci la vaga.

<Sì che lo è, o meglio, è Edward, ma non è questo il punto.>

<E quale sarebbe allora?>

<Il punto è che mi piace quando tu mi chiami così.> si voltò di nuovo verso di me, lanciandomi uno sguardo intenso.

Mi girai subito dall'altro lato per evitare di fargli vedere che ero arrossita.

Presi un sorso di birra per prendere tempo.

<Bene, allora se ti piace, ti ci chiamerò più spesso.> sorrisi.

Che stavo facendo? Non dovevo assolutamente entrare in queste dinamiche o avrei potuto avere dei problemi.

<Comunque, non hai risposto alla mia domanda...> cercai di cambiare argomento.

<Se sono stato un bambino cattivo? Ovviamente. E da adolescente sono perfino peggiorato.> si grattò la testa, sorridendo. <Sai, vivo con mio zio Wayne da quando frequentavo le scuole medie. Mia madre se ne è andata di casa quando ero molto piccolo, la ricordo a stento, e mio padre... beh, non è stato proprio il papà ideale – ha fatto entra ed esci di prigione da che ho memoria.> mi rivelò sinceramente, con un velo di tristezza negli occhi.

<Mi dispiace.> gli misi una mano sulla spalla.

<Tranquilla, non me la sono cavata poi tanto male – zio Wayne è stato molto buono con me e mi ha fatto da padre e madre. Sono solo i soldi che ci sono sempre mancati, ma vabbè, non si può avere tutto.> scrollò le spalle.

<Sei stato fortunato ad averlo, così come lo sono stata io ad avere mia zia.> confessai a mia volta.

<Vuoi raccontarmi un po' della tua lunga e noiosa storia?> mi chiese.

<Forse... un giorno.>

<E perché non adesso?> mi incalzò.

<E perché vorresti sentirla?>

<Per conoscerti meglio, te l'ho detto.> mi lanciò un'altra occhiata intensa.

<Mmm... se magari mi incoraggi con un po' della tua buonissima erba, chissà...> ammiccai.

<Sei terribile Sally Henderson.> scosse la testa sorridendo. <Ma l'adulazione con me funziona. Torno subito.>

E andò di là in camera a prendere il necessario.


***

ciao a tutt*, capitoletto un po' cortino ma necessario a farmi da bridge per il prossimo 

che ne dite? Pront* a scoprire di più su Sally? 

fatemi sapere cosa ne pensate **

concludo con i doverosi ringraziamenti a tutt* voi per il supporto **

ps: ma quanto è bello il suo sorriso? <3

Take on me - Eddie MunsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora