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Iniziavo a sentirmi nervosa, eppure non era chissà che roba, insomma, avevo affrontato di peggio nella vita eppure le mie mani non smettevano di sudare.
Sberla mise la sua mano dietro la mia schiena e mi venne spontaneo sobbalzare,"Pochi passi e siamo dentro. Non è difficile, puoi farcela", annuì, "Resta accanto a me".
"Sempre".
Aprimmo le porte del centro ed ecco che davanti a noi si schierarono i medici,le infermiere e i soldati, tutti sull'attenti, ricambiai il saluto con una stretta al cuore,"Riposo", dissi e loro obbedirono e sorrisero,alcuni con gli occhi gonfi e altri con le lacrime che rigavano i loro volti,passammo lungo il corridoio e strinsi le mani a tutti,alcuni di loro non smettevano di ringraziarmi per il mio lavoro,per aver difeso la patria e per aver fatto quello che loro avevano dovuto interrompere.

Durante l'arco della giornata un medico ci fece fare il tour della struttura spiegandoci dettagliatamente ciò che facevano e conobbi alcuni soldati, però il mio stomaco non resse e corsi in bagno a vomitare.
Inginocchiata al cesso.
Delle fitte alla testa iniziarono a farsi sentire come trapani.
Tirai un pugno contro la scatola del water.
"CAZZO!".
Iniziai a piangere.
Sentii la porta del bagno aprirsi,"Kelly stai bene?".
Aprì la porta e Sberla si precipitò da me,"Sto bene",risposi pulendomi la bocca...
SBERLA.
Sapevo che sarebbe successo.
Andai dietro a Kelly,quando entrai in bagno la trovai inginocchiata al water,aveva vomitato,"Se vuoi per oggi possiamo finirla qua. Non c'è fretta",le dissi porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi,tirò giù l'acqua e si diede una sistemata,"Salutiamo e andiamo a casa. Ho bisogno di aria...Per favore"...

Quel dannato proiettile.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora