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Ormai andavo dallo psicologo da un mese.
Gli incubi non cessavano.
L'ansia aveva bussato alla porta.

Mi sedetti alla fermata del bus.

Che schifo vivere una vita normale,dopo anni e anni che vivevo in mezzo alla guerra...

Tornai a casa e Sberla non c'era,"MA CHE PALLE!".
Tirai un calcio alla sedia della cucina,lui poteva stare in ufficio a lavorare e io dovevo continuare con le sedute prima di poter stare con lui,avevano detto che ero ancora troppo violenta...
SBERLA.
Lavorare in ufficio per sei ore al giorno,senza avere Kelly intorno era veramente strano,ma purtroppo era ancora out per questo lavoro,molti dei soldati che lavorano qua mi avevano riempito di complimenti e domande su Kelly,ero come una star per loro,e sinceramente non mi dispiaceva vivere una vita tranquilla,anzi era proprio ora...
"Ei Peck!".
Mi girai e vidi Jonathan,venirmi incontro,"Stasera hai da fare? Noi andiamo a bere qualcosa",sorrisi e accettai,scrissi a Kelly che sarei tornato tardi,ma non rispose subito; durante la serata mi divertì come non mai,i ragazzi erano simpatici e il locale era bello,anzi scrissi a Kelly di raggiungerci, e così fece,indossava una maglietta attillata,degli shorts,dei stivali da cowboy e i capelli corvini sciolti che oscillavano mentre si muoveva,"Woow ma tu sei l'arma in persona!".
Urlò Simon,lei lo squadrò ma la feci sedere accanto a me,"Prendi il solito?".
Le chiesi mettendole una mano sulla schiena,"Si ma doppio",feci cenno alla cameriera di venire per le ordinazioni,i ragazzi iniziarono a parlare con Kelly,la quale all'inizio rispondeva come robot,ma non appena vide che erano gentili e innocui si sciolse,ero felice di vederla così...Umana...

Quel dannato proiettile.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora