Capitolo 5

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No. Non adesso. Non sono pronta. Anche se penso che non lo sarei mai stata veramente. Pochi secondi e lo avrei visto. Sospiro. Seguiamo Sergio che si dirige verso l'entrata. Io stavo dietro tutti gli altri, ben nascosta dietro mio padre. Camminavo guardandomi i piedi, con il braccio sinistro sull'addome e il destro appoggiato a esso con il gomito e la mano chiusa sulla bocca. Avevo un ansia addosso pazzesca. "Devo contenermi", mi ripetevo. Ad un certo punto mio padre si ferma e io, immersa nei pensieri, continuo a camminare sbattendo contro la sua schiena. Si è fermato, significa una cosa sola: siamo davanti Lorenzo. Sento la sua voce. La sua magnifica voce. La riconoscerei tra mille. Saluta i miei, si stringono la mano. Lui sa già i loro nomi perché sua madre lo aveva avvertito del nostro arrivo. Io sono ancora indietro, dove non può vedermi. Poi mio padre mi prende per una spalla e mi tira avanti, con un sorriso complice. Io lo guardo e sembro davvero spaventata. Mi ritrovo davanti a lui, che mi fissa e mi sorride. Io sono paralizzata con gli occhi sbarrati. NO! Così non va! Non posso, non devo. Devo stare tranquilla, o capirà tutto. "E tu devi essere Alessia, giusto?" dice, sempre sorridendomi. "Piacere io mi chiamo Lorenzo" dice tendendomi la mano. "So come ti chiami, idiota. So pure qualsiasi informazione su di te reperibile su internet!". No, non glielo dissi, ma lo pensai. Gli strinsi la mano e gli feci il mio sorriso migliore. Lorenzo Ostuni era davanti a me. Lorenzo Ostuni sapeva il mio nome. Lorenzo Ostuni mi ha sorriso.

Favij? No, Lorenzo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora