Capitolo 39

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"Ale aspett.." mi disse dall'interno: troppo tardi. Ero ormai davanti la porta e appena lo vidi fui assalita da un imbarazzo enorme. Stava per indossare i pantaloni ed era ancora senza maglia. Me ne andai di corsa verso la cucina mentre tra me e me pensavo che questa probabilmente era stata la figura di merda più grande di tutta la mia vita. Nella mia testa mi rimproveravo per non aver riflettuto prima di agire, ma allo stesso tempo pensavo che lui avrebbe anche potuto chiudersi la porta! Ad ogni modo, mi lasciai cadere su una sedia e aspettai lì seduta che arrivasse. Quando arrivò dietro di me, molto silenziosamente, mi mise le mani davanti agli occhi e mi chiese "Chi sono?". "Un imbecille che potrebbe chiudere la porta della propria stanza quando è in mutande!" gli dissi con un tono misto tra scherzo e rimprovero. "Scusa, l'abitudine." disse molto tranquillo. La cosa non lo aveva turbato affatto, mentre io ero sconvolta. Prendemmo chiavi e soldi e uscimmo di casa. Decisi di non pensarci più e concentrarmi su quello che mi aspettava in quella giornata. Non feci domande sul posto verso il quale ci stavamo dirigendo. Prendemmo la metro e arrivammo in un paese vicino Torino dopo una ventina di minuti. Quando scendemmo camminammo per un po' chiacchierando. Mi chiese del mio paese, della Sicilia, del nostro mare e dei miei amici. Gli raccontai un po' di me e lui fece lo stesso. Mi stavo rendendo conto di cominciare a conoscere realmente Lorenzo. Ad un certo punto mi disse: "Sei mai stata in un parco divertimenti?" e io gli risposi di no. "Bene, da oggi potrai dire di esserci stata! Voltati!".

Favij? No, Lorenzo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora