Capitolo 17

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Non sentivo più dove finiva il mio corpo e dove iniziava il suo. Eravamo una cosa sola. In quel momento non disponevo più delle mie capacità intellettive. Ero come dentro un sogno: incosciente e incapace di fare qualsiasi cosa. Quando ci staccammo lui mi guardò e mi disse "A domani, Ale". Ricambiai la buona notte e uscii dalla stanza totalmente incredula. Avevo dimenticato di dover stare attenta a non farmi notare da nessuno. Fortunatamente andò tutto per il meglio: ritornai in camera e dopo poco mi addormentai. Sprofondai in un sonno profondo, e sognai talmente tanto che al mio risveglio mi sembrò che anche la notte passata con Lorenzo fosse stata un sogno. Poi realizzai che non era così, che quei momenti fantastici non facevano parte della mia fantasia, ma della mia realtà. A svegliarmi fu mia madre. "Ale, svegliati. Sono le 11:00." mi disse lei. Inutile dire che dopo solo 4 ore e mezza di sonno avrei voluto dormire fino a pomeriggio, ma poi le sue parole mi spinsero ad alzarmi. "Lorenzo ha già fatto colazione. Dice che vuole portarti a fare un giro per Torino.." mi disse. Balzai in piedi. "Dov'è la mia camicia rossa e i jeans nuovi?" dissi già in piedi dopo qualche secondo. Mia madre restò a bocca aperta. In un batter d'occhio fui vestita e pettinata. Torino, aspettaci!

Favij? No, Lorenzo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora