Capitolo 15

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Da quel momento in poi cominciammo a parlare, entrambi abbastanza timidi riuscimmo ad aprirci l'uno con l'altro. Ci raccontammo delle nostre passioni, dei nostri hobby, parlammo dei nostri idoli e della nostra esperienza scolastica. Stavo imparando a conoscere Lorenzo. Ero davvero contenta di non avergli detto di essere una sua fan. Penso che sarebbe stato diverso. Parlavamo, ridevamo e scherzavamo, e verso le 5 ci venne fame. Allora sgattaiolammo in cucina uno dietro l'altro come delle spie. A me veniva da ridere: era così buffo il modo in cui camminava! Prendemmo delle noccioline e patatine e tornammo in stanza. Mentre mangiavamo continuavamo a parlare, poi lui prese una nocciolina, la tirò in aria e la prese poi con la bocca. Allora ci provai anch'io e fu un misero fallimento. Allora ci divertimmo a lanciarcele a vicenda e non potete immaginare le risate ad ogni tiro sbagliato. Abbiamo rischiato seriamente di rimanere ciechi quella notte. Poi saltavamo, giocavamo, ridevamo. Sembravamo dei pazzi. Ci facevamo il solletico e qualche volta sbattevamo i gomiti contro il muro facendoci un po' male, ma le risate continuavano e continuavano, sempre più forti. Ogni tanto ci ricordavamo di fare silenzio, ma continuavamo a ridere. Addirittura lui, per il troppo solletico cadde dal letto, e io mi sporsi dal letto per ammirare Lorenzo che si rotolava a terra dalle risate. Fu una nottata indimenticabile. Poi risalì sul letto, ed entrambi, stremati, ci sdraiammo uno accanto all'altro con la testa appoggiata sul suo cuscino, guardando il soffitto mentre si esaurivano le ultime risate. Avevamo bisogno di una pausa.

Favij? No, Lorenzo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora