Juan entrò nello studio del padre sbattendo violentemente la porta.
"Juan! Ma che ti salta in mente? Sei impazzito?" urlò il padre alzandosi dalla poltrona.
"È vero quello che dice Rosana? "
Il signor Martinez sospirò e si sedette, invitando anche Juan ad accomodarsi.
"Perché? Cosa ti ha detto?"
"Che volete organizzare un ricevimento per annunciare il nostro fidanzamento! Ma quale fidanzamento? Io con quella lì non ho niente a che fare!" urlò Juan agitato.
"Sapevi benissimo che saresti stato destinato ad una ragazza di nobile famiglia, e Rosana è la ragazza perfetta per te. Non pensavo ti dispiacesse così tanto stare con lei, considerando il tuo comportamento quando abitavamo a Parigi" rispose il padre duro.
"Non credete che abbia il diritto di scegliere mia moglie da solo?"
"Queste sono le conseguenze dei tuoi comportamenti, Juan. Ti è piaciuto avere tutte le donne ai tuoi piedi, sfruttarle a tuo piacimento, non è vero? Ora assumi le tue responsabilità!!" gridò arrabbiato il padre. Juan lo guardò con odio.
"Secondo voi, anche se mi fidanzassi con Rosana, non la tradirei lo stesso con altre donne?" disse Juan calmandosi.
"In quel caso sarebbero problemi suoi, non miei. Ma anche se la tradissi, sareste legati per sempre"
Juan cercò una soluzione. Legarsi per sempre a quella gattamorta era impensabile! Era sensuale, molto bella ma non voleva un futuro con lei.
"E se mi innamorassi di un'altra donna?" azzardò a dire Juan. Il signor Martinez lo guardò incuriosito.
"Solo se fosse più ricca e influente della famiglia di Rosana, accetterei la vostra unione. Ma come ben sai, la sua è una delle famiglie più potenti della capitale e sarà molto difficile trovarne una altrettanto potente."
Juan si passò una mano fra i capelli. Era incastrato. Se avesse sposato Rosana, sapeva che sarebbe stato infelice; se andava contro il padre, sapeva che lo avrebbe diseredato. Entrambe le scelte erano terribili.
"Non fare quell'espressione, Juan. Neanch'io amavo tua madre quando l'ho sposata." confessò suo padre accendendosi un sigaro.
"E adesso? L'amate? "
Il signor Martinez guardò il figlio e non rispose. Juan scosse il capo facendo una risata isterica ed uscì dallo studio.
I giorni passavano e l'aria nella villa dei Martinez era sempre più insostenibile. Juan, dopo l'ennesimo litigio con suo padre, montò il suo cavallo e si inoltrò nella foresta, fermandosi nel posto dove giorni addietro vide Aurora. Per un attimo sperò di trovarla, ma poi si diede dello stupido e si stese sulla soffice erbetta, godendosi la fresca brezza che gli rinfrescava il viso. Chiuse gli occhi e si beò dei rumori della natura.
"Ehi, questo è il mio posto segreto, non il tuo!" disse improvvisamente una voce. Juan si alzò e si guardò intorno, non vedendo però nessuno.
In seguito sentì una risata.
"Ehi, sono quassù! "
Juan alzò lo sguardo e vide Aurora sorridergli divertita, seduta sul robusto tronco di un albero.
Juan la guardò stupito, allora lei si aggrappò ad un ramo e saltò agilmente dall'albero, mettendosi di fronte a lui. Juan guardò Aurora: stavolta portava una lunga gonna verde e una camicia stretta azzurra, mentre in testa portava una larga fascia color blu intenso.
"Sai, è l'unico posto in cui mi sento realmente in pace con me stesso" rispose dopo un pò lui, sdraiandosi sull'erba e chiudendo gli occhi. Aurora gli si avvicinò e gli si stese accanto.
"Anche a me crea lo stesso effetto" rispose lei tranquilla. Rimasero in silenzio, ognuno nei propri pensieri. Non si conoscevano, si erano scambiati solo poche parole, ma entrambi sembravano capirsi al volo.
"Ti piace vivere qui?" chiese improvvisamente lui mantenendo gli occhi chiusi. Lei lo guardò e trattenne il fiato: anche visto di profilo quel ragazzo era bellissimo, sembrava una statua perfetta. Le sue labbra erano carnose e chiuse, mentre il suo volto era accarezzato dal sole.
Tornò a guardare il cielo imbarazzata.
"Non saprei, ho sempre vissuto solo qui.. e a te? Piace?"
"Amo questo luogo, questa foresta, questo lago: mi dà un senso di pace, serenità. Ma quando torno al villaggio, mi sembra di vivere l'inferno."
"Sai, mi sembri terribilmente triste e deluso dalla vita.."
"Lo sono infatti" confermò lui.
"Io non so cosa ti sia successo, ma pensa che ci sono tante persone che stanno peggio di noi.."
"E tante altre che stanno meglio" la interruppe lui.
"Sai Juan.. mi sembra di averti già visto ma non ricordo dove.. mi sbaglio?"
Juan aprì gli occhi e guardò Aurora. Nella sua domanda non vi erano insinuazioni o provocazioni, a cui era sempre abituato. Nella sua domanda vi era curiosità e innocenza. Per un attimo pensò di mentirle, ma poi cambiò idea.
"Sono il figlio dei Martinez, Aurora"
A quelle parole la ragazza sussultò. Nella sua espressione vi era sorpresa e delusione. Senza rispondere, Aurora si alzò per andarsene, ma Juan le afferrò la mano.
"Per favore, non andartene.. almeno tu" disse Juan guardandola con speranza. Aurora lo guardò sorpresa e dopo un attimo di tentennamento, si adagiò accanto a lui.
"Scusami per la mia reazione, ma.. non me l'aspettavo. Perché non me l'hai detto prima?" domandò lei confusa.
"Non lo so" confessò lui guardando dritto avanti a sé. L'espressione di Juan era tormentata, triste e spaventata. Aurora sentiva una fitta al cuore nel vederlo in quel modo, e seguì l'istinto. Sollevò le braccia e cinse delicatamente la sua vita, stringendolo e appoggiando la testa sulla sua spalla. Juan si irrigidì a quel gesto inaspettato ma poi si rilassò, stendendosi sull'erba con la testa di Aurora appoggiata sul suo petto. Conosceva da pochissimo quella ragazza, eppure aveva la straordinaria capacità di stupirlo sempre e rendere il suo animo più leggero, sereno.
"Scusami, mi lascio trasportare troppo" disse lei imbarazzata cercando di alzarsi ma Juan la bloccò e la costrinse a mantenere la testa sul suo petto, stupendola. Il ragazzo cominciò ad accarezzarle dolcemente i lunghi capelli.
"Nessuno mi ha mai accarezzato i capelli" confessò Aurora.
"Nemmeno tua madre?"
"Io.. non ho ma conosciuto i miei genitori. Mi hanno abbandonata proprio qui, in questa foresta, quando ero solo una neonata."
Juan si irrigidì a quella confessione. Pensò a quella bambina sola e abbandonata e un peso al cuore crebbe in lui.
"Mi.. mi dispiace"
"E di cosa? "
"Di averti fatto riaffiorare dei brutti ricordi.."
"Tranquillo, ci sono abituata."
"Hai mai desiderato conoscere i tuoi veri genitori?"
"In realtà no. Da piccola forse si, soffrivo nel vedere i bambini in braccio ai propri genitori amati e coccolati ma ora penso che devono essere delle persone orribili per avermi abbandonato in una foresta." disse lei con gli occhi lucidi.
"Hai ragione. Povera piccola, devi aver sofferto tanto" disse lui sollevandosi e posandogli un bacio sulla guancia. Il cuore di Aurora cominciò a battere all'impazzata, sembrava fuori controllo. Le sue guance erano fiamme e cercò di coprirsi con le mani.
"Ehi, non prenderti certe confidenze! Mi metti in imbarazzo!" esclamò lei alzandosi e dandogli un colpetto sulla spalla. Lui rise per la sua spontaneità e sincerità.
"Grazie Aurora" disse improvvisamente.
"Per cosa?"
Juan non rispose ma in cuor suo ringraziava quella ragazza per avergli fatto capire che forse, valeva la pena combattere per la propria libertà. Che forse, suo padre si sbagliava. E che forse, anche il suo cuore avrebbe battuto solo per una ragazza.
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Cuore ribelle
RandomSpagna, 1910. Aurora è una ragazza ribelle, spensierata e piena di vita, oltre ad essere bellissima. È stata trovata nella foresta quando era solo una bambina da due marinai, e da allora loro sono il suo mondo, la sua famiglia. Tutto procede normal...