Capitolo 36

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Salvador era in cucina per bere del caffè. Erano circa le nove di mattina, e il cielo grigio di dicembre annunciava un acquazzone. Era pensieroso: l'omicidio di Rosana era stato un duro colpo, e al centro dell'attenzione vi erano anche loro.
"Siete preoccupato, mio signore?" gli domandò Anita mentre puliva il piccolo tavolo.

"Non lo nego, Anita. Tutta questa storia è una grande rogna. .mi chiedo solo dove andremo a finire "

"Anch'io sono preoccupata signore.. soprattutto per Aurora" confessò la domestica.

"Aurora? E perché?"

Anita stava per rispondere, quando improvvisamente Nora entrò in cucina con il fiatone.

"Signore! È arrivata qui la guardia civile con il signor Perez.. vogliono parlare con voi e vostro figlio"

Salvador aggrottò la fronte e si avviò verso il salone, dove Carlos e due guardie lo stavano aspettando. Juan era già lì con loro.

"Buongiorno.. come mai siete qui?" domandò il signor Martinez sedendosi accanto a suo figlio, sul divano.

"Abbiamo novità sull'omicidio di Rosana Perez" disse una guardia.

"La mia povera bambina... l'assassino marcirà all'inferno!" intervenne Carlos palesemente nervoso.

"Quali novità?" chiese Juan agitato.

"Abbiamo un sospettato, anzi...siamo quasi sicuri che sia l'assassino" rispose la guardia.

"E allora? Cosa aspettate a dirlo?" domandò Salvador.

"È stata la signorina Aurora Onieva" disse la guardia.

Juan sgranò gli occhi e strinse le mani a pugno, mentre Salvador fece una risata isterica.

"State scherzando? Aurora? Quella ragazza non farebbe del male nemmeno ad una mosca!" esclamò Salvador.

"Non accusiamo la gente senza motivo, signore. Secondo numerose testimonianze, la ragazza aveva avuto parecchi screzi con la signorina Rosana, anche ultimamente.."

"E allora? Anch'io ho numerosi litigi con mia moglie, eppure non l'ho ancora uccisa" disse Salvador.

"Non fate lo spiritoso, padre. La questione è grave" commentò Juan.

"Anche le scemenze che dicono loro sono gravi!"

"Abbiamo trovato una pistola in camera sua.. siete ancora convinto della sua innocenza?" intervenne l'altra guardia.

Salvador sbiancò, mentre Juan si alzò ed uscì dalla stanza. Cominciò a picchiare contro il muro, a gridare: la ragazza che aveva amato fino ad allora era un'assassina.

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Aurora aprì lentamente gli occhi e si guardò intorno: era rinchiusa in una cella fredda, umida e lurida. La sua caviglia era legata ad una catena, come se fosse il peggiore degli animali, ed era sola.
Si avvicinò alle sbarre e cominciò a chiedere aiuto.

"Aiuto! Aiuto! Fatemi uscire! Sono innocente! Sono innocente" urlò a squarciagola, ma nessuno sembrava sentirla.

Continuò ad urlare, e finalmente una guardia la raggiunse. Era un ragazzo sulla trentina d'anni, alto e robusto. Aveva i capelli color biondo ramato e piccoli occhi color verde oliva.

"Finalmente ti sei svegliata, ragazzina. È da più di ventiquattro ore che dormi" disse appoggiando le mani sulle sbarre e guardandola.

"Fatemi uscire! Sono innocente!"

"Mi dispiace, non sono io colui che prende decisioni. Dovrai difenderti davanti ad un giudice.. ti servirà un buon avvocato"

"Ma.. io non.. non ho i soldi per pagarlo!"

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