capitolo 9

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Dopo un paio di giorni, Salvador portò Aurora in cucina per farle conoscere le altre cameriere.
"Insegnatele tutto ciò che c'è da sapere sul vostro mestiere. L'affido a voi " disse il signor Martinez severo lasciando Aurora sola in compagnia di altre donne.
"Ciao bambina. Io sono Anita, la coordinatrice delle altre  cameriere. Ti dirò cosa fare e quando farla, a meno che non te lo ordinino i signori in persona. Ma partiamo dal principio. Come ti chiami?" le chiese una signora sulla sessantina d'anni, bassa e cicciottella ma con uno sguardo molto dolce e rassicurante.
"Aurora, signora." rispose lei agitata e impaurita. Era sempre vissuta in locanda e per la foresta, non sapeva cosa l'aspettava, ma era disposta a tutto pur di non deludere i Martinez, soprattutto Salvador e Juan. Si soffermò con la mente su quest'ultimo. Non lo vedeva da due giorni, esattamente da quando aveva portato José in camera sua.
"Signora? Non chiamarmi così, io sono semplicemente Anita" disse la donna ridendo. Aurora sorrise.
"Ti presento le tue colleghe: lei è Rosa " disse Anita indicando una  ragazza sui trent'anni,  bionda e con grandi occhi color nocciola.
"Lei è Sofia" continuò indicando una donna sulla quarantina d'anni, con capelli castani e gli occhi dello stesso colore.
"E infine lei è Nora" concluse indicando una ragazza dell'età di Aurora, magra e bassina, con capelli color rame e occhi azzurri.
Le tre ragazze fecero un sorriso ad Aurora.
"Allora Aurora, il nostro lavoro non è difficile ma è molto faticoso, inoltre dovrai rispettare delle piccole regole."
"Ah si? E quali?" domandò Aurora corrugando la fronte.
"Prima regola: dare sempre del lei ai signori e ai loro amici, dal membro di età  minore a quello di età  maggiore " disse Rosa, la ragazza bionda.
"Seconda regola: fare sempre un inchino ogni volta che vedi i padroni e quando ricevi ordini" disse Nora, la ragazza dai capelli ramati.
"Perché dovrei fare l'inchino? " disse Aurora contrariata.
"Perché è segno di rispetto e inferiorità" spiegò Anita.
"Che cosa? Ma io non sono inferiore a nessuno! No, io l'inchino non lo faccio!" esclamò Aurora risoluta.
"Vuoi per caso essere licenziata?" disse acida Rosa.
"No, ma..."
"Ascolta Aurora: non devi fare un inchino maestoso: basta che pieghi un pò le ginocchia e chini il capo" spiegò Anita paziente.
Aurora sbuffò.
"Va bene. Qualche altra regola?"
"Non innamorarsi di uno dei padroni" disse Nora. Aurora scoppiò a ridere.
"Cosa? Sul serio è una regola?"
"Non proprio, ma ti assicuro che è la più difficile da rispettare" disse Nora con occhi sognanti. Aurora aggrottò la fronte.
"Non darle retta, sta solo scherzando" disse Anita ridendo.
"Non stiamo scherzando! È difficile resistere al fascino del signor Salvador" disse Sofia, che fino ad ora non aveva parlato.
"E di suo figlio" sottolineò Nora.
"È da molto che lavorate per i signori Martinez? " chiese Aurora.
"Io da tutta una vita. Il signorino Juan è come un figlio per me" disse Anita sorridendo "mentre le altre ragazze da circa 5 anni" continuò.
"Sai, di solito il signor Salvador non assume mai altre cameriere. Ci ha stupito molto la notizia di aver assunto te" disse Sofia.
Aurora  sollevò le  spalle.
"Ragazze ora tornate ai vostri compiti, rimango io con Aurora" ordinò Anita alle altre ragazze che si dileguarono immediatamente facendo un sorriso ad Aurora che ricambiò impacciata.
Una volta rimaste sole, Anita guardò Aurora quasi dispiaciuta.
"Perché mi guardate così, Anita?" chiese Aurora. Anita sospirò.
"Bambina mia, sei molto bella. Potresti avere qualsiasi cosa nella vita, perché hai accettato questo lavoro?"
Aurora si stupì di quelle parole e si guardò le mani.
"Io non ho né una famiglia né un posto in cui andare. Non avevo altra scelta" rispose.
Anita la guardò comprensiva.
"D'accordo. Ora ti darò la divisa e ti aggiusterò i capelli, in seguito comincerai a lavorare."
Aurora annuì e seguì Anita nella stanza riservata solo per le dipendenti, dove vi erano delle divise, un tavolino con una sedia e un grande specchio di fronte a questo.
"Indossa questa divisa, dovrebbe essere della tua taglia"
Aurora annuì e indossò la sua nuova divisa: era una veste color celeste chiaro, lunga fino al ginocchio e più stretta in vita. Aveva le maniche lunghe e sul petto un ricamo bianco. Era esattamente della sua taglia.
"Ora siediti, ti aggiusto i capelli"
Aurora si sedette e Anita cominciò a pettinare delicatamente i suoi capelli.
"Hai dei bei capelli, Aurora. Sono molto soffici" disse Anita sorridendo. Aurora arrossì.
"La ringrazio, Anita"
"Peccato che bisogna legarli per lavorare. Ora ti farò un piccolo chignon e in seguito sopra la testa metterai una cuffietta bianca. Va bene?"
"Va bene" rispose Aurora guardandosi allo specchio. Anita le ricordava molto Mary: la sua dolcezza, la sua gentilezza. Quanto le mancava. Chissà se Mary era arrabbiata con lei.
"Sai Aurora, tu mi ricordi tanto una persona che ho conosciuto quando ero un pò più grande di te"
"Davvero?"
"Sì. Aveva i capelli lunghi e soffici come i tuoi ma al posto dei tuoi occhi color smeraldo aveva due zaffiri.  Anche il tuo sorriso me la ricorda. ."
"Anche lei era una cameriera? "
"Oh no, lei è una nobile. È molto ricca ma anche molto generosa. È davvero da tanto tempo che non la vedo.."
"Come l'ha conosciuta?" domandò curiosa Aurora.
"Oh è una lunga storia. Ti dico solo che è stato il primo e unico amore del signor Salvador."
"Davvero? Non mi sembra un uomo sentimentale"
"Ma lo era. Lo conosco da quando era solo un ragazzino vivace. Purtroppo di quella vivacità non è rimasto molto.." confessò triste Anita.
"Bene, ho finito. Ora sei pronta" disse con un gran sorriso. Aurora si alzò un pò timorosa e si guardò allo specchio. Sembrava davvero una cameriera.
Anita la condusse nel salone principale e le ordinò di lavare i vetri. Aurora si rimboccò le maniche e cominciò a lavare, strofinare e man man anche a pulire per terra ed ordinare.
"Tu saresti la nuova cameriera" disse una voce acida e graffiante. Aurora si girò e vide la signora Beatrice Martinez.
"Sì, signora" disse Aurora facendo un inchino molto veloce.
La signora girò per la stanza controllando che tutto fosse in ordine. Per terra vi era un secchio pieno d'acqua.
"Stia attenta, signora. A terra c'è un secchio, potrebbe inciampare."
"E perché si trova qui?" chiese la signora gridando.
"Ho appena finito di lavare il pavimento, signora."
"Ma davvero? Sai, non è sufficientemente pulito. Rilava! " urlò dando un calcio al secchio e rovesciando tutto a terra, rovinando il duro lavoro di Aurora. La ragazza aveva  voglia di picchiare la signora, ma strinse i pugni.
"come ordinate"
La signora Beatrice fece un ghigno malvagio e si allontanò.
Aurora raccolse le ultime energie rimaste e rilavò l'enorme sala. Era davvero grandissima: al centro vi era un tavolo di cristallo con sedie di legno, ai lati dei piccoli divanetti e grandi finestre che illuminavano l'ambiente. Al centro della sala pendeva un grande lampadario.
Aurora era davvero esausta: aveva lavorato tutto il giorno senza mai fermarsi e non vedeva l'ora che il suo lavoro finisse.  Quando il pavimento si asciugò,  si diresse in cucina dove Anita le diede il permesso di tornare in camera sua, una piccola stanza al terzo piano, che era riservato ai dipendenti.
Aurora  attraversò il corridoio fissando il pavimento, quando improvvisamente si scontrò con qualcuno.
"Mi scusi" disse subito Aurora, per poi alzare lo sguardo. Juan la guardava sorpreso.
"Aurora? Che ci fai vestita così?" le chiese incredulo.
"Sono la nuova cameriera, signorino." disse lei cercando di trattenere la vergogna. Servire qualcuno era l'ultimo dei suoi desideri, ma non aveva avuto scelta.
"Ma cosa dici? Stai scherzando?"
"No signore" rispose mantenendo lo sguardo basso. Juan sollevò il mento di Aurora con l'indice.
"Io per te sono Juan, no signore."
"Vi prego, non rendete le cose più difficili. Sono esausta" disse lei stanca superandolo,  ma Juan la trattenne per un braccio.
"che cosa volete?" chiese Aurora esasperata. Lui sorrise sornione.
"Sono felice che tu sia qui. Nessuno ha mai avuto una cameriera così bella: vedrai, faremo invidia all'intera provincia " disse lui.
Aurora si sentì offesa e si liberò subito dalla sua presa.
"Io sono una persona, non un trofeo da mostrare! Stammi lontano, Juan. " disse lei risoluta.
"Sarà un pò difficile, dolcezza" disse lui incrociando le braccia al petto e guardandola malizioso. Lei lo fulminò con lo sguardo.
"Buona notte, signorino" disse acida dandogli le spalle, mentre Juan continuava a sorridere soddisfatto.

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