Capitolo 42

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Eleonora e Aurora arrivarono a Madrid verso le prime ore della mattina. A primo impatto, Aurora la trovò caotica ma deliziosa. Si accarezzò il ventre e il cocchiere Massimiliano condusse le due donne alla villa della signora Eleonora. Appena vi arrivarono, Aurora si guardò intorno estasiata. La villa era indubbiamente bellissima ed imponente, ma ciò che più la colpì fu il maestoso giardino, pieno di siepi di rose e margherite.

"Davvero noi vivremo qui?" chiese la ragazza incredula.

"Sì. Questa sarà casa tua" rispose Eleonora orgogliosa.

Mentre Massimiliano aiutò le donne con le valigie, dalla villa uscì una bambina che Aurora guardò con interesse.

"Madre!" urlò la graziosa bambina raggiungendo Eleonora e stringendola, mentre Aurora la guardava con stupore ed innato affetto.

"Morena! Quanto mi sei mancata, come stai?" le chiese la donna abbassandosi all'altezza della bambina.

"Bene, madre. E lei chi è?" chiese indicando Aurora.

"Beh Morena, tu volevi una sorella no? Eccola qui. Morena, ti presento Aurora"

Aurora le porse la mano e si abbassò.

"Piacere di conoscerti, piccola"

"Davvero sarai mia sorella?" domandò Morena incredula.

"Sì.. se tu vorrai, ovviamente" rispose la ragazza sorridendo dolcemente.

"Sì! Si! Finalmente avrò una sorella anch'io! E pure bellissima! Tutti i miei amici saranno invidiosi!" esclamò la bambina correndo intorno per il giardino.

"Entriamo Aurora, ti mostro la villa" disse Eleonora entrando nella dimora.

La ragazza guardò l'intento sbalordita: le pareti erano color corallo chiaro, il pavimento era in parquet e i mobili erano tutti molto costosi. Nel salotto, vi era un imponente divano e un piccolo tavolino accanto; nella sala da pranzo, un enorme tavolo in legno con numerose sedie e grandi tende ricamate. Le stanze da letto, si trovavano al secondo piano ed erano tutte magnifiche.
La stanza di Aurora era formata da un letto a baldacchino composto da lenzuola di un azzurro intenso, un comodino, un grande armadio e un imponente finestra che illuminava la camera.
Una volta posate le valigie, Aurora tornò in salotto, dove sua madre e sua sorella la stavano aspettando.

"Oh, Aurora, eccoti. Come ti sembra la villa?" le domandò Eleonora.

"È.. è magnifica.. non credo mi abituerò mai a tutto questo lusso" confessò la ragazza.

Donna Onieva le accarezzò la mano.

"Sei una nobile, Aurora. Dentro e fuori. Sarai vestita e riverita come una vera signora!"

"Ed avrai un sacco di abiti bellissimi!" esclamò Morena.

Nel frattempo una cameriera entrò nella stanza, portando del tè. Aurora si stava per servire da sola, ma Eleonora la fermò.

"No, Eleonora. Ora sei una signora, non dovrai più servirti"

"Ma..a me non dà fastidio" disse la ragazza.

"Dovrai abituarti ad essere servita"

"Non mi abituerò mai" commentò la ragazza sbuffando, suscitando la risata della cameriera.

"Mi scusi signorina, non volevo importunarla. Volevo dirle che d'ora in poi mi occuperò io di lei, come ho sempre fatto in questa famiglia. Il mio nome è Carmen" disse la cameriera, una donna sulla sessantina d'anni con il viso dolce e cordiale.

"Piacere di conoscerti, Carmen, io sono Aurora" si presentò la ragazza porgendole la mano.
La donna rimase un pò sbalordita da quel gesto, ma ricambiò.

"Aurora, giocherai con me, non è vero?" chiese la bambina speranzosa.

"Certo" rispose la ragazza.

"Morena, ricordati che Aurora non può stancarsi molto" le interruppe Eleonora.

"E perché, madre?"

La donna guardò con orgoglio il ventre di Aurora e lo accarezzò.

"Perché Aurora aspetta un bambino" disse Eleonora fiera.

"Oh, signorina, auguri!" esclamò Carmen sinceramente felice.

"Ti ringrazio, Carmen"

"Quindi diventerò zia!" disse Morena.

"Si" sorrise Aurora.

Con il passare delle settimane, Aurora imparò a comportarsi come una signorina e strinse sempre più amicizia con Carmen, mentre ormai era inseparabile con Morena.
Quella mattina, un'ostetrica stava visitando Aurora. Era l'inizio di marzo, e la ragazza stava per entrare nel quarto mese.

"Bene, ho finito" disse l'ostetrica, di cui il nome era Alejandra.

"Va tutto bene?" chiese Aurora preoccupata.

"Tutto perfettamente. Il bambino o la bambina sta crescendo forte e sano"

Aurora tirò un sospiro di sollievo.

"Che bello.. ti ringrazio Alejandra" disse la ragazza sollevandosi ed aggiustando il vestito.

"È il mio lavoro, Aurora. Ti vedo un pò pallida, che ne dici di andare a fare un giro? Anche se sei qui da qualche mese, non mi sembra che conosci molto bene Madrid"

"No, infatti"

"Allora vieni con me, distruggiamo il cuore di qualche nobile! " scherzò Alejandra.

Aurora sorrise e scosse la testa. Alejandra era una ragazza di ventisette anni, alta e formosa. Aveva labbra carnose e lunghi capelli castano chiaro, mentre gli occhi erano neri come la pece.

Aurora avvisò Eleonora che sarebbe uscita e prese la carrozza con Alejandra, dirigendosi verso il centro di Madrid.

Per tutta la giornata, le ragazze non fecero altro che guardare le vetrine ed acquistare cappellini, soprattutto Aurora, che era quasi costretta dalla sua amica Alejandra.

"Aurora, questo cappellino ti dona moltissimo! Devi assolutamente prenderlo!"

"Alejandra, stiamo esagerando!" rise la ragazza, che attirava l'attenzione di molti uomini.

"Certo che qui i signori ti mangiano con lo sguardo" sussurrò Alejandra.

Un ragazzo si avvicinò ad Aurora.

"Signorina, se posso permettermi, vorrei comprarle questo cappello. È delizioso, ma non quanto voi" disse il signorino.

"Vi ringrazio, ma non ce n'è bisogno" sorrise cortese Aurora.

"Insisto, signorina"

Aurora alzò gli occhi al cielo. Ormai non si fidava più degli uomini.

"Sono incinta" disse con un gran sorriso.

"Oh.. beh.. mi scusi, devo proprio andare" scappò con una scusa il ragazzo, facendo sorridere amaramente Aurora.

"Amica mia, potevi almeno accettare il suo regalo! Che bisogno c'era di dire che sei incinta? Questo vestito ti copre completamente la pancia" disse Alejandra.

"Non mi fido più degli uomini. Se vuoi questo capello puoi prenderlo tu, io sono stanca" confessò Aurora uscendo dal negozio, con nel cuore la consapevolezza che nessun uomo le avrebbe conquistato il cuore.
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Era il quindici agosto. La giornata era terribilmente calda, ed Aurora e Eleonora erano fuori in giardino. Mancavano pochi giorni al parto di Aurora, e la pancia era ormai prorompente e pesante. La ragazza stava per bere del tè, quando sentì uno strano dolore al ventre.

"Tutto bene, Aurora?" chiese Eleonora preoccupata.

"Sì, madre è già pass. ." la ragazza dovette interrompere la sua frase in seguito ad un'altra fitta.

"Aurora, oddio, ma cosa ti prende?"

Aurora emise un urlo di dolore.

"Madre, chiamate Alejandra. Il bambino sta nascendo!"

Cuore ribelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora