Capitolo 49

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"Juan, ma cosa stai dicendo? Entra dentro e spiegami con calma" disse Aurora invitando il ragazzo ad entrare.
Lui annuì e la seguì in salotto, sconvolto.

"Siediti, sei così pallido.. vado a prenderti del caffè" mormorò la ragazza correndo in cucina e tornando con una tazza bollente.

"Bevi questo, forse ti farà sentire un pò meglio"

Il ragazzo bevve in un sorso il caffè e guardò Aurora disperato.

"Mio padre è sparito, Aurora. È da cinque giorni che non torna a casa, non dà sue notizie.. e lui non si è mai comportato in questo modo" confessò Juan sconvolto.

"Nessuno l'ha visto?" chiese Aurora con il cuore a mille per l'agitazione.

"Nessuno.. nessuno" si disperò il ragazzo mettendo entrambe le mani nei capelli.

"Juan, calmati.. hai avvisato la guardia civile?"

"Sì è sulle sue tracce"

"Vedrai che lo troveranno.. dobbiamo avere pazienza.. Salvador tornerà presto"

"Salvador? Cos'è successo?" chiese Eleonora entrando nella stanza.

"È.. è scomparso da cinque giorni" la informò Aurora cercando di nascondere un brutto presentimento.

"Che cosa? Ma come è possibile? O mio Dio.. dobbiamo trovarlo!" esclamò la donna dirigendosi verso l'attaccapanni per afferrare il suo cappotto, ma la figlia la fermò.

"Dove credete di andare con questo freddo? La guardia civile è già sulle sue tracce, noi non possiamo fare nulla tranne che aspettare" la convinse Aurora.

"Ma Aurora.. lui.. può essere in pericolo! Non posso sopportarlo!" cominciò a piangere la donna, e la ragazza cercò di consolarla.

"Non pianga, signora, sa bene quanto mio padre lo odi. Dobbiamo solo avere pazienza" disse Juan guardando le due donne abbracciate.

"Scusami Juan.. è che.. io non posso accettare di perderlo. Non so, sento che c'è una specie di cordone ombelicale tra noi. Se lui sta male, allora sto male anch'io" singhiozzò Eleonora, mentre Aurora la invitava ad appoggiarsi sul divano.

"Quando hai visto tuo padre per l'ultima volta?" chiese Aurora.

"Martedì pomeriggio, cinque giorni fa, appunto. Aveva l'aria inquieta e un pò preoccupata, ma inizialmente non ci avevo fatto minimamente caso.. Dio, che sciocco"

"Non sei affatto uno sciocco, Juan. Sai perché aveva quell'espressione?"

"No, inizialmente pensavo fosse per affari, ma ora.."

"Non sai se ha dei nemici? O qualcuno che vorrebbe.. il suo male?" domandò Eleonora con il cuore in gola.

"Con il suo caratteraccio avrà parecchi nemici.." disse Juan passandosi nuovamente una mano fra i folti capelli.

"Non è da lui sparire.. così, all'improvviso" commentò Eleonora.

"Ho paura che gli sia successo qualcosa" confessò Juan.

"Juan, smettila di pensare al peggio, ed anche voi madre. Salvador sta bene, d'accordo?" li incoraggiò Aurora, benché neanche lei fosse realmente convinta.

"Devo andare alla villa, ora.. le guardie potrebbero cercarmi lì. .e.."

"Vengo con te" propose Aurora.

"Come?"

"Vengo con te, non ti lascio solo. Madre, voi rimanete qui con Eneas. Vi faremo sapere ogni dettaglio" disse la ragazza.

Il Martinez la ringraziò con lo sguardo e i due partirono verso la villa. In carrozza, Juan guardava lontano ed era chiaramente sotto shock.
Aurora gli afferrò la mano e la strinse.

"Andrà tutto bene, Juan" lo rassicurò, e lui annuì.

Quando arrivarono alla villa, i due pranzarono soli ed in silenzio, poiché Beatrice non era presente.

"E tua madre?" chiese Aurora.

"Starà spettegolando con qualcuno di mio padre.. patetica"

"Juan, non dire così.. è pur sempre tua madre"

"Una vipera che mi ha iniettato il suo veleno" rispose Juan duro, stupendo la ragazza.

Improvvisamente qualcuno bussò al portone, ed entrambi si alzarono e si affrettarono per andare ad aprire.

"Signor Martinez, possiamo entrare?" domandò una guardia.

Juan annuì e due soldati entrarono nella villa.

"Probabilmente abbiamo una pista" annunciò uno.

"Abbiamo trovato delle impronte di scarpe verso la parte ovest del bosco" continuò l'altro.

"Ma.. mio padre non sarebbe mai andato lì, è estremamente pericoloso!" li interruppe Juan.

"Suo padre forse no, ma qualcuno l'avrebbe potuto fare per lui"

"Cosa state cercando di dire?" chiese Juan, mentre Aurora torturava il cotone del suo vestito.

"Che suo padre potrebbe essere stato rapito" affermò una guardia seria.

"Che cosa?! E da chi?" domandò Aurora incredula.

"A questa domanda dovete rispondere voi. Suo padre, signor Juan, ha avuto delle discussioni, ultimamente?"

"No..non credo" confessò il ragazzo.

L'interrogatorio proseguì per un'ora, fin quando le guardie civili non se ne andarono, lasciando Aurora e Juan soli.

"Devo andare in quel bosco" disse improvvisamente Juan.

"Cosa? No! È pericoloso!" cercò di fermarlo Aurora, bloccandolo per il braccio.

"Aurora, non me ne starò qui a far niente. Mio padre ha bisogno di me"

"Verrò con te, allora" disse la ragazza.

"Non ti metterai in pericolo! Tu rimani qui!"

"Io verrò con te, ho già deciso"

Juan sbruffò ed uscì dalla villa, seguito da Aurora.

Quando con il calesse arrivarono vicino al bosco, cominciarono a guardarsi intorno. Il posto era inquietante, pieno di dirupi e fosse.

I ragazzi si inoltrarono, uno affianco all'altra.

"questo posto mette i brividi" sussurrò Aurora.

"Resta al mio fianco"

"Sì, però non te ne approfittare" disse la ragazza facendolo sorridere.

"Di questo passo non lo troveremo mai" disse il ragazzo dopo un'ora e mezzo, esausto.

"Forse.. sarà meglio tornare.. presto il sole tramonterà" propose Aurora.

"Già, forse hai ragione" disse Juan tornando indietro, quando improvvisamente qualcosa attirò la sua attenzione. Corse verso l'oggetto e si accorse che era una giacca.
Si avvicinò cauto, e la prese tra le mani: era di suo padre.

"Juan, cosa hai tr. .o cielo, ma quella..." balbettò la ragazza sconvolta.

"Sì, è di mio padre" continuò Juan, ormai in lacrime.

Sulla giacca, vi erano enormi macchie di sangue.

Cuore ribelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora