Capitolo 37

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Eleonora era disperata: si affannava per cercare un avvocato competente ed in grado di difendere sua figlia, ma nessuno tra quelli di sua conoscenza volevo accettare il caso e difendere Aurora. Il processo sarebbe stata la mattina stessa, e la sua bambina non avrebbe avuto nessuna difesa, a parte quella dell'avvocato difensore affidatogli dallo stato, che non aveva alcun valore.
La situazione stava degenerando. Il momento decisivo arrivò: Eleonora era in tribunale, ed Aurora non era ancora stata portata lì. Tra i presenti, vi erano cittadini di tutte le classi sociali: ortolani, mercanti, marinai, nobili. Poco distante da lei, la famiglia Martinez era al completo con il signor Carlos Perez.
Eleonora osservò Juan: aveva lo sguardo vuoto, impassibile. Si domandava a cosa stesse pensando.
Improvvisamente, un vocìo interruppe i propri pensieri: Aurora entrò in tribunale accompagnata da una giovane guardia che la guardava compassionevole. Aveva lo sguardo impaurito, i vestiti sporchi e il viso stanco. Posò per un attimo i suoi occhi su Juan, che però la guardava con disprezzo. La ragazza abbassò lo sguardo mortificata.
Il giudice entrò dopo pochi minuti e il processo cominciò. L'avvocato della famiglia Perez cominciò a tartassarla di domande.

"Dov'era il pomeriggio del due dicembre, signorina Aurora? " le chiese questo camminandole avanti e indietro.

"Nel bosco vicino la locanda, precisamente nei pressi di un piccolo laghetto" rispose sicura la ragazza.

"Qualcuno può confermare che eravate realmente lì?"

"No"

"In che rapporti era con la signorina Rosana?"

"Ho lavorato un pò per i Martinez, e i miei rapporti con la signorina non erano dei migliori, ma questa non è una buona scusa per ucciderla"

"Abbiamo trovato un'arma da fuoco nella sua stanza"

"Non è mia "

"Ah no? E di chi sarebbe? Mia?" ironizzò l'avvocato con cattiveria.

"Lasciatela stare!" urlò improvvisamente una donna, probabilmente cameriera.

"È innocente!" continuò un marinaio.

Il giudice suonò la piccola campanella presente alla sua destra.

"Silenzio in aula! Prego, continui avvocato" tuonò il giudice.

"La ringrazio, giudice. Come stavo dicendo, abbiamo trovato una pistola nella sua stanza. Abbiamo fatto le appropriate analisi, e le pallottole trovate al suo interno corrispondono a quelle usate per colpire la signorina Rosana "

"Le ripeto che non sono stata io! Non farei mai del male a nessuno, e poi crede sul serio che non avrei gettato la pistola? Sarei stata così stupida da tenerla in camera mia?" si difese Aurora, trovando il consenso dei compaesani che la difendevano.
Juan non fiatava.

"Può darsi che era sconvolta.. la mente umana è imperscrutabile" sorrise beffardo l'avvocato.

In seguito, furono interrogate altre persone, ma la fine era la medesima: Aurora era una brava ragazza, ma era in pessimi rapporti con la signorina Perez.

Un signore si avvicinò al giudice e gli sussurrò qualcosa all'orecchio, per poi passargli una busta. Il giudice guardò un punto in lontananza, ma Aurora non fece in tempo a voltarsi che la sua sentenza era pronta.

"Ho ascoltato entrambi le vostre versioni. Le prove che accusano la signorina Aurora Onieva sono importanti, e non superficiali. Perciò, dichiaro la signorina colpevole dell'omicidio della signorina Rosana Perez. Al prossimo processo, decideremo la condanna. L'udienza è terminata" sentenziò il giudice battendo il martelletto sulla gilda ed andandosene.

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