Non è un illusione: Valeria sta davvero sorridendo ed il motivo è tanto ridicolo da essere al tempo stesso divertente.
«Mangi ancora quella roba?»
«Ne vuoi un po'?» Replica lui di tutta risposta, sollevando un'intatta barretta proteica verso di lei che scuote lenta il capo.
«No, non direi.»
«Più per me allora» lo sente sussurrare poco prima di imprigionare la barretta già iniziata tra i denti e lasciarla lì, intento come è a leggere i resoconti annuali delle vendite.
Nemmeno si preoccupa di garantirsene un piccolo assaggio: la abbandona, pendente, tra le labbra alla stregua di una sigaretta, nonostante non fumi, per non lasciarsi distrarre nemmeno un secondo.Valeria invece non possiede alcuna volontà di continuare con il proprio lavoro.
Seduta con la schiena alla spalliera del divano e le gambe distese di lato lungo il verde velluto, quasi nella medesima posa della Paolina del Canova, si è liberata delle scarpe da tempo sfoggiando le pieghe del suo nero abito ed i piedi spogli.
Non si sente nuda, nonostante gli arti inferiori siano in bella mostra consentendo alla vista un lembo di pelle poco più alto del ginocchio, né a disagio perché è con lui... che nemmeno sembra notarla, per giunta, perso come è tra le proprie carte.«Grazie» sussurra lei, al che Diego solleva lo sguardo. Allontana la barretta dalla bocca e la imprigiona tra le mani, aspettando una spiegazione da parte sua. «Mi hai voluta qui perché sapevi che tuo fratello non sarebbe tornato... o che se l'avesse fatto non sarei stata da sola, quindi grazie.»
«Questa mattina mi hai chiesto di cenare insieme. Ho capito che non volevi rimanere da sola da allora.»
«È così.»
«Allora sono contento che tu abbia accettato di venire.»
Diego rende ogni loro dialogo più leggero, quasi come se gli venisse spontaneo ogni singolo scambio quando invece Vale sa che non è così.
Non vuole farla preoccupare. Non vuole che pensi troppo a ciò che significa per entrambi tenersi compagnia reciproca in questo ufficio dove gli sguardi continuano a intrecciarsi.
Anche se non adesso.
Con distrazione, Diego è tornato a sfogliare i resoconti, apparentemente annoiato a morte.Lei rimane a fissarlo, illuminato come è dalla forte luce che entra da una finestra.
Nell'ufficio la moquette al pavimento è di un rosso veneziano, capace di far spiccare i mobili in legno antico e i tocchi di verde scuro dati dalla pianta a foglie larghe e dal divano, oltre che degli stivaletti marroni, eleganti e con le stringhe, che Diego indossa.Valeria torna al primo piano del suo viso, per poter constatare se le stia prestando attenzione e non ricevendone conferma torna al taglio elegante dei pantaloni marroni che veste.
La luce esterna lo ha portato a ruotare la nera sedia di pelle in direzione della finestra, forse per beneficiare dell'illuminazione, forse per il calore del sole, abbastanza da renderlo visibile con completezza.A circondare i fianchi, una cintura di cuoio risalta la snellezza del bacino e crea piccole pieghe alla camicia beige ripiegata all'interno del pantalone.
Soffermandosi all'altezza del nudo collo di lui e alle ciocche dei capelli castani che ormai lo avevano raggiunto alla metà, Valeria lascia alla sfrontatezza muovere un'ulteriore considerazione.«Dovresti tagliarti i capelli.» Diego non muove un muscolo. Non le risponde, ma è chiaro che abbia smesso di leggere. «Prima non li portavi così.»
«Ho cambiato gusti.»
«Ti stavano bene» sussurra lei, ricordandosi di quando lo aveva incontrato. Ormai sembravano come ricordi di una vita precedente. «La barba invece mi piace, ma dovresti toglierla se hai pensato di usare anche lei affinché non vi confondessi.» Lui continua a tacere ma ormai Valeria non attende alcun cenno per proseguire. «Sono capace di distinguervi.»
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Marchiati dal peccato
Romance*Tutti i diritti riservati* (Certificazione Patamu) Italia, 1970, Piemonte. Valeria Greco era sempre stata una ragazza molto forte, combattiva e brillante, finché il suo cuore non era stato traumatizzato dalla malvagità di un uomo e costretto a muta...