22. E così cala il gelo

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12 Dicembre 1970, Vezza D'Alba (Langhe), Piemonte.

Raramente Gaia era riuscita a restarsene a casa con la scusa di qualche linea di febbre, ma il freddo improvviso a seguito della tempesta era venuto in suo soccorso donando colorazione al termometro. Con un sospiro abbattuto, sua madre aveva abbassato fino a terra le spalle e aveva scosso energica l'apparecchio, così da renderlo utilizzabile a qualche altro suo figlio in vena di prendersi un più convincente raffreddore. Era fin troppo chiara l'intenzione della piccola di saltare semplicemente la scuola e la madre aveva ceduto. Il motivo era che si sentiva triste: sua madre aveva ripreso a lavorare nell'azienda dalla quale l'avevano cacciata via ed in casa, con suo padre, sembrava non esserci una buona aria.

Persino adesso che Silvia sta uscendo a seguito di un saluto volante in direzione della figlia. Claudio dalla cucina non riceve nemmeno una parola di addio. Gaia li aveva sentiti molto litigare la scorsa notte: suo padre le aveva dato della venduta, parola strana per le orecchie della piccola, visto come aveva ceduto ai compromessi della vecchia Grimaldi e la madre, di tutta risposta, aveva urlato di meritarselo. Gaia non concepisce il perché. Sa che sua madre è una donna molto in gamba, brava come madre ma ancora di più come figura astuta all'interno delle controversie, persino quelle scolastiche. Sua figlia aveva capito da un dibattito con altre madri all'interno del presidio studentesco quanto Silvia potesse essere in gamba nel fare il proprio mestiere e nel non farsi mettere i piedi in testa da nessuno. L'aveva guardata con amore e rispetto, proprio per questo. Chissà il motivo per cui suo padre sembrava essersela presa tanto... non gli aveva rubato il posto di lavoro e, nel caso così fosse, sarebbe rimasto tutto in famiglia... Gaia proprio non capisce.

Poggiata con i gomiti alla finestra della sua camera, gioca con il piccolo cavallo a dondolo in legno che Valeria le ha donato, riflettendo su quanto manchi l'amore nella realtà. Suo padre Claudio che non vuole saperne di parlare e fare pace con sua madre. Valeria che non si trattiene più di un solo minuto con lei e Diego ogni qualvolta la piccola glielo proponga. Davvero, il matrimonio stava divenendo una cosa strana... e persino il freddo dell'inverno aveva ucciso Gerardo. La piccola sposta lo sguardo verso il suo fiore rinsecchito, sperando in un'altra primavera.

Questo sabato, già dalle sue prime ore, appare così triste. La mamma non era mai andata a lavoro in un simile giorno ma a seguito del temporale l'azienda aveva richiamato tutti i lavoratori per poter recuperare le ore perse, garantendo la retribuzione di uno straordinario.

Gaia avrebbe preferito che non andasse o che almeno Valeria venisse da lei: sua madre le aveva detto che anche la siciliana si sarebbe presentata a lavoro e questo aveva fatto sentire la piccola ancora più sola.

Sospirando di uno sconforto poco attribuibile alla sua giovane età di spensieratezza, la piccola posa il mento sul dorso della mano distesa dinanzi la finestra, fissando l'oscillare del legnoso cavallo su un immaginario sentiero verde, di pura prateria, riflettendo su quanto deve essere magico il mondo della fantasia. Si possono creare personaggi, paesaggi, vicende, amori, senza che l'odio possa mai raggiungerli. Per questo il mio cavallo deve essere così felice, pensa lei, deve aver abitato solo nella fantasia, non potendo sapere di quante eroiche e tragiche vicende quel cavallo era stato protagonista.

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Trovarsi di nuovo seduto al tavolo di un bar è spaventoso ed ironico al tempo stesso per Mattia. Se solo non fosse nel suo luogo privato, vicino alla sede, crederebbe di essere spiacevole a tutta la clientela ma per fortuna simili conoscenti di vecchia data gli sorridono con accondiscendenza, senza domandarsi il perché abbia prenotato da tempo cioccolata calda per due.

Era stata l'ultima cosa che Paolo Sanna aveva ordinato in sua presenza, per cui era anche stato automatico domandarlo alla cameriera. In versione doppia, se possibile, visto il desiderio improvviso di bere la stessa sostanza calda che tanto pareva aver destato quel giorno soddisfazione nel vecchio.

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