11. Crudeltà

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3 Dicembre 1970, Vezza D'Alba (Langhe), Piemonte.

Per Manila Scalzi l'amore sapeva essere gentile e non credeva, in alcun modo, che potesse covare dell'invidia. Si è appena trasferita nel Piemonte per poter essere partecipe di ogni iniziativa in merito alle sue future nozze, sfoggiando un sorriso bellissimo in grado, come lo era stato, di far voltare molte persone verso di lei, alla stazione dei treni.

Perché Manila è questo: la concentrazione della bontà, senza che questa mantenesse rapporti con l'infantilismo. Certe volte viene quasi impossibile pensare ad una persona adulta come ad una persona pura ma lei lo è, l'amore l'ha preservata e tra pochi giorni lo avrebbe celebrato, vestita con un perfetto abito bianco e dei fiori appuntati al polso. Non vede l'ora.

L'entusiasmo l'aveva condotta ad uno scambio di molteplici sorrisi con le domestiche di casa Grimaldi anche se, per un attimo, la loro presenza l'aveva destabilizzata: da sempre era stata solita pensare che la casa fosse il regno della moglie, all'interno di un matrimonio, non certo di qualche estraneo ma probabilmente, si era giustificata in fretta, Sofia Grimaldi era una donna troppo anziana e troppo immersa nel proprio lavoro per badarci.

Quando aveva espresso la sua opinione ad una delle sue amiche, giunte con lei dalla Sicilia per poter rimanere giusto qualche giorno, Maria, la più astuta del gruppo, aveva esordito in un risolino, allegandovi parole riferite a come Sofia, in passato, avesse dovuto occuparsi anche di altro. Il marito, per esempio. Che scandalo, l'andare con un'altra donna, e che mancanza di vergogna. Sofia era rispettabile, conosciuta e suo marito, uomo indegno, dopo aver acquisito una carica all'interno della società che nemmeno gli apparteneva aveva pensato bene di tradirla. Davvero vergognoso.

«Maria!» La rimprovera ora Manila, di fronte all'ennesima battutaccia dell'amica. Questa si stringe nelle spalle, causando un consequenziale spostamento di teste da un lato all'altro, ad evidenziare l'amichevole resa alla quale Manila da man forte, proseguendo con un: «in questa casa non si respira. Rimanete qui con le domestiche un attimo, io vado a prendere un po' d'aria.»

«Guardatela. Sì mugghieri cu 'n omu du nord e già si dimentica u dialettu» la riprende una delle sue amiche, accusandola dell'italiano perfetto e Manila sorride di puro divertimento.

«Dovrò 'mparari a discutere cu u'me futuru maritu, no

Una sorta di beffa si solleva come un coro dalle voci delle amiche, quasi a voler dire che una come lei non litigherà mai con un uomo come lui, vista la sdolcinatezza protagonista di tutte le loro chiamate delle quali le altre erano al corrente.

Sì, l'amore per Manila è pura dolcezza e la felicità che al momento la riveste come un perfetto velo da sposa.

Sorridendo, Manila si avvicina alla portafinestra della terrazza: durante la sua festa non è riuscita nemmeno per un istante a vedere il giardino, solo a scorgerlo oltre quei vetri, tanto da volerla rendere certa al momento di volerlo studiare da quell'ampio balcone ma una volta arrivata si accorge di non essere sola.

Materializza la figura al suo fianco solo una volta chiusa la pesante porta in vetro alle spalle e sobbalza alla sua vista. Scorre veloce gli occhi dal volto fino alle mani, sollevate al fine di sostenere il calice con un vino rosso, per poi discendere lungo gli abiti e mormorare, priva di fiato quando gli occhi dell'uomo si soffermano su di lei, un nome con il tono di una domanda: «Mattia?»

L'altro sorride, divertito dalla constatazione. «No, suo fratello, Diego. Non abbiamo fatto in tempo a conoscerci alla tua festa.»

«Siete uguali» mormora la ragazza, sfoggiando la tipica reazione di sorpresa da parte di chi, prima di quell'istante, non avesse mai visto gemelli omozigoti.

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