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5 Dicembre 1970, Vezza D'Alba (Langhe), Piemonte.

Se potesse esistere un solo termine tramite il quale descrivere il carattere di Silvia questi non potrebbe essere "paziente". Silvia detesta aspettare, l'attesa la esorta a divenire febbricitante. Una danzatrice, irrequieta, di balletti sfibranti con la punta del piede ed un'ascoltatrice fin troppo attenta a tutti i possibili suoni, provenienti oltre la sua stanza d'attesa.

«Tesoro, non era necessario accompagnarmi. Te l'ho detto, siamo qui solo per parlare» afferma suo marito, Claudio, in piedi accanto a lei ed irrequieto il doppio, dovendo interiorizzare, in maniera del tutto inconscia, anche l'irrequietezza della moglie.

«Anche io e lui dobbiamo parlare.»

«Non è il posto giusto per discutere di Valeria.»

«E dove altro farlo? A casa loro?»

L'ingresso in scena di Diego mette fine ad ogni conversazione tra moglie e marito, facendoli divenire delle statue piuttosto buffe da analizzare, per la loro espressività. Diego non si esime da tale valutazione, verificando l'agitazione di Claudio in contrapposizione al mezzo sorriso di Silvia.

«Forse avrei dovuto essere più preciso, convocando l' "Agnelli"» replica Diego, tornato dietro la propria scrivania, esortando così Silvia a sorridere maggiormente e Claudio a manifestare ancora più insofferenza. Non riesce ad allontanare da sé sua moglie in alcun modo. Si domanda che cosa possa bastare ad una donna per sentirsi amata oltre ad un matrimonio stabile, una vita piena di rinunce ma ricca d'amore, tre figli bellissimi ed il dono di fiori, terminanti con quel girasole ancora presente sul loro tavolo da pranzo, ogni giorno per poterle ricordare la loro fortuna. Forse, permetterle di seguirlo a lavoro completerebbe il cerchio ma sta divenendo sempre più un fattore insopportabile.

«Forse avresti dovuto, sì» replica Silvia, analizzando Diego da sotto un sopracciglio sollevato, mentre questi si accomoda tranquillamente dietro la propria scrivania.

«Ti dispiace, Silvia, lasciarci soli, me e tuo marito?»

«E perché mai dovrei? Mio marito non ha segreti con me. Almeno, non più.»

«Oh, avanti, Silvia!» Replica il diretto interessato, mostrando il suo disappunto con una mezza rotazione su se stesso, quasi il corpo stesse cercando una via di fuga in quella follia.

«Perché reagisci così, tesoro? Dovresti essere contento che tua moglie si preoccupi. Ci sono così tanti matrimoni instabili da queste parti che è meglio mettere le mani avanti» replica Silvia, continuando a fissare dritto negli occhi Diego, prima di dare il colpo di grazia. «Presenti esclusi, ovviamente.»

Diego regge il confronto sorridendo falsamente, prima di procedere secondo una nuova idea.

«Claudio, ci ho ripensato. Io e te parliamo più tardi, se non ti dispiace. Credo che tua moglie abbia da discutere con me di qualcosa che le interessa particolarmente...»

«Oh, puoi giurarci» replica lei, accomodandosi adesso rilassata lungo la poltrona, alla stregua di come si era seduta nel giardino Grimaldi, dinanzi le dure parole di Sofia.

«D'accordo, vi lascio soli, ma non metteteci troppo. Silvia, il piccolo può restare con tua sorella ancora per una mezzora, non dimenticartelo.»

«Ricevuto, Agnelli.»

«E tu mettila in riga, una buona volta» replica in direzione di Diego e quest'ultimo non manca di rispondere.

«Non vedo come potrei.»

Silvia continua a sorridere e Claudio abbandona la stanza, lasciandoli finalmente soli a loro stessi. Silvia esita nel riferire subito i propri intenti: se la prende con calma. Si solleva dalla poltrona e si mette a spulciare le foto di Diego presenti sulla scrivania, per poi soffermarsi su quella del levriero scozzese.

Marchiati dal peccatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora